Mentre ascolto a palla (oh yeah!) ‘Quante vite avrei voluto’ (quante vite avrei vissuto, quante alternativeee, per chi vive in una vita so-laaa…) di Enry Ruggeri con nella mano destra 5 lamette, una per ogni dito, penso che fra 2 settimane parto con Luca per Amsterdam/Amburgo/Copenaghen/Stoccolma (almeno le mete le ho memorizzate) e non ho neanche un numero sufficiente di mutande presentabili; per non parlare di magliette, maglioncini per la sera, jeans lasciamo perdere. E dove lo infilo tutto ciò che dovrei possedere (sempre in via teorica) in quanto turista vacanziero? La mia unica valigia (di proprietà) è piccola e abbozzata. Sembra che qualcuno l’abbia presa a calci prima di lanciarla da un cavalcavia. E poi deodorante, dentifricio, spazzolino, bagnoschiuma, shampoo, sapone per l’igiene intima (di che vi stupite?), schiuma da barba, talco mentolato per le irritazioni. Devo ricomprare tutto. Non riesco a spiegarmi come faccia la mia roba ad accordarsi per finire la settimana prima di partire. Oggi pure le gomme. Potreste obiettare che le gomme finiscono spesso, sono pacchetti piccoli. Che ci vuole a far fuori una decina di confettini? Voi ignorate, non per colpa vostra, che io sono solito recarmi direttamente al rivenditore autorizzato (ci manca solo che componga il numero verde per scoprire dove si trova quello più vivino a casa mia) e arraffare stecche colossali di sette/dieci pacchetti l’una, che bastano per qualche stagione. La mia vita senza gomme da masticare è come la vita di Garrison senza i suoi demi pliè: è una vita senza senso. Dovrei trovare il coraggio di abbandonare quest’oasi di frescura che è casa mia e tuffarmi nel fuoco infernale che ricopre la città. Ho paura di finire cotto dall’aria, come un Galletto Vallespluga. Mica per ridere. Nemmeno il richiamo dei saldi riesce a calamitarmi fuori di qui. Che ne so io che esco e non muoio rosolato?
A proposito, pure l’aria condizionata della macchina è finita. L’ho appurato a mezzogiorno della mattinata più calda dell’anno, perché uno mica se ne accorge a gennaio. Troppa grazia. Mi avvicino terrorizzato al forno crematorio con le ruote, con gli occhi accecati dal sole. Il calore pare addirittura uscire dall’automobile. C’è una calotta tremolante che la ricopre, uno scudo protettivo. Quando verrò a contatto con quell’energia mi trasformerò in pochi istanti in una montagna di cenere (grossa montagna, considerata la mia condizione di diversamente alto), penso. Tiro l’ultima boccata d’aria bollente, entro nell’abitacolo e sgrano gli occhi. Mio dio, qui non c’è presenza d’ossigeno, ma devo chiudere tutto. È così che si deve fare. Chiudere e accendere, no?! Sigillo i finestrini e do vita al miracolo che ha dato la morte a me con la sua assenza. Pigio sul pulsante e si attiva la spia verde, ma dalle bocchette non viene fuori neanche un alito. Molto rumore per nulla, potremmo dire visto il ronzare che non sortisce risultati. Aria condizionata, meglio di una coppa da 15 euro di gelato tutto gusto Latte Imperiale del Gran Caffè. Sono andato apposta e non c’era. Che delusione!
“Son cose che capitano.” “Ho fatto 25 chilometri per il vostro gelato.” “Ce ne sono di gusti! Cioccolato, Crema, Tiramisù… E pure tanti nuovi tipo Variegato alla Nutella…” “Ma, ma ma… Io volevo il Latte Imperiale!” Quasi quasi ricarico il radiatore col gas del frigorifero, più freddo di quello…! O monto le ruote al congelatore e parto, che faccio prima. Ormai dopo la vacanza, e che vacanza! Giorni 15, santissimi, lontano da questa città. Lontano dai suoni di diavolerie friggitrici e toaster maledetti che stanno diventando la mia normalità. Lontano dalle voci che dimenticare no, per carità, ma un po’ di pace, e la pace sta nel silenzio e certe voci non smettono un attimino ino ino di tartassare i miei resistenti (per poco ancora) padiglioni uditivi. Lontano dalla preoccupazione di far quadrare tutto e da quella di non mollare la presa, adesso che così vicino non m’era capitato mai di arrivarci. Voglio prendere aerei, treni, parlare il mio Inglese vergognoso, drogarmi (di allegria, ma che avete capito!) fare tante foto, uscire tutte le sere e cambiare destinazione ogni giorno, passeggiare fra strade ogni volta sconosciute e sotto cieli così diversi. Lontano, con la (ancora non) mia valigia che comprerò forse domani, o più probabilmente neanche mezz’ora prima di partire.

6 risposte a “Pensieri bollenti”

  1. Avatar Roberto
    Roberto

    Come è andata la vacanza?

    1. Matteo
      Matteo

      Ciao Roberto, bene!
      Ho raccontato i primi giorni in due post che trovi qua e qua ! Ma siamo appena all’inizio, appena posso ne scrivo un altro. Se ti va di seguire il blog, segnati l’url della pagina principale: http://www.matteogrimaldi.com così vedi sempre gli ultimi aggiornamenti. 🙂

  2. Avatar Roberto
    Roberto

    Una cartolina cercavo 🙂
    Sono capitato per caso e mi sono appassionato alla tua lettura,
    Bisogna che mi compro un tuo libro.
    Sei pronto al viaggio?
    Scrivici un bel reportage.

    1. Matteo
      Matteo

      Pronto… ehm ehm. Ancora non compro niente di quanto nominato nel post, eccezion fatta per una maglietta con un camioncino disegnato attraversato da una tavola da surf a strisce rosse, gialle e verdi. Eleganza e classe da vendere. Valore commerciale 9.90 euro. Quindi no, non direi. Ma c’è ancora una settimana, e una settimana è tantissimo… tanto… poco… AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH! (Lo sapevo, crisi di nervi.) 🙂

  3. Avatar Roberto
    Roberto

    Buon viaggio. Manda una cartolina.

    Scrivi benissimo, complimenti.
    Anche una banale ricerca è diventato un pezzo di classe.
    Bravo!

    1. Matteo
      Matteo

      Grazie Roberto, cosa cercavi? 🙂

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sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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