Se Napo sparisce la denuncio alla Protezione Animali e al WWF. La mia vicina di casa ha toccato l’apice del ridicolo e dell’osceno in una piazzata sul balcone che hanno sentito fino al Duomo che non sta proprio dietro l’angolo rispetto a dove abito io (la pace e la tranquillità e il nulla fatto di fumi tossici e un’umidità che le zanzare non smettono mai di ronzarti attorno, neanche a gennaio; la chiamano campagna questa fogna).
“Giuro su mio nonno che ti faccio fuori!” urlava mentre staccava con la paletta la cacca di Napo, curva sulle piastrelle col piccolo beagle che provava ad acchiappare la scopa. “Vattene, te ne devi andare! Devi stare lontano da me!” E gli dà un calcio. Napo guaisce, ma poi ritorna a scodinzolargli intorno. “Sei la più grande disgrazia che mi sia capitata, ma ti faccio sparire. Ti faccio sparire!” La più grande disgrazia. Come se qualcuno dall’alto l’avesse gettato nella sua vita contro ogni volontà, come la più letale delle malattie. Non resisto più ed esco in balcone.
“Scusa, qualcuno ti ha costretto a prenderlo in casa?” “L’ho comprato come regalo ai miei figli, ma nessuno se ne occupa e me ne devo occupare io, di pulire tutta la merda che fa!” “Potevi prendergliene uno di plastica, che non caca né piscia.” “Ma io non dico che non debba farla, ma la facesse quando lo portiamo fuori!” “È ancora cucciolo, ci vuole un po’, ma poi si abitua.” “Ora piove, il tuo sta nella cuccia come tutti i cani normali, il mio è venuto in balcone a rigirare la terra dei vasi.” “Il mio, quando aveva sei mesi, ha staccato coi denti i fili del cancello elettrico, poi un giorno ha strappato a morsi la sella del motorino e ha tirato fuori tutta la gommapiuma, tanto per dirne un paio.” “Sì, ma il tuo s’è calmato, poi.” “Si calmerà anche Napo.” “No, io non ne posso più, lo darò via.” “Se sparisce, ti denuncio alla Protezione Animali, così poi lo spieghi a loro dov’è finito, visto che è un reato.”
Rientra dentro sbattendo la finestra del balcone. Certa gente dovrebbe subire lo stesso trattamento che riserva ai propri animali. E poi cosa si urla? È fastidiosa, patetica, plateale, neanche il suo balcone fosse il palcoscenico del Piccolo di Milano. Comunque se un’attrice si vuol sentire, l’accontenterò. La prossima volta che sale sul palco a vendere cipolle sarò molto più inclemente di chi, a fine spettacolo, lancia i pomodori, perché io le tiro addosso qualcosa di più consistente e duro e spigoloso, un sampietrino, per esempio.
Lascia un commento