Dopo una settimana aquilana di cielo grigio/bianco senza luce, stamattina ho intravisto un paio di raggi di sole. È vana speranza ipotizzare che questi abbiano potuto sciogliere il ghiaccio che ricopre il manto stradale, di fronte al quale le macchine spazzaneve alzano la pala arancione in segno di venerazione, però è comunque qualcosa. Ieri il madre-marito, alla guida della piccola Matiz, è scivolato per chilometri senza controllo sulla statale, fino ad arrestarsi, per puro caso, nel parcheggio di un supermercato, come Schettino che cade proprio nella scialuppa di salvataggio. Grazie alla sua fortunosa manovra, il frigorifero di Villa Madre è tornato a sembrare quello di una cucina abitata. Per cena abbiamo mangiato pizza margherita fatta in Villa, nel senso che Madre ha steso, con le sue mani di fata Madrina, la pasta comprata, già pronta e pre-lievitata, nel testo; l’ha sommersa di pomodori; a cottura completata ci ha buttato su, a casaccio, 3 mozzarelle tagliate in pezzi irregolari, e l’ha infornata ancora poco poco per far sciogliere la mozzarella.
Ingredienti:
– Pasta pronta.
– Pomodori in quantità industriale.
– Mozzarelle a piacere, ma anche vecchie croste di formaggio, per dare alla vostra pizza un sapore più stagionato.
– Una teglia.
– Un forno.
– Energia elettrica, che in questi giorni di tempeste nevose è tutt’altro che scontata.
Sembra facile, ma non lo è per niente. Madre ha dovuto faticare moltissimo per trovare la formula perfetta. Per capire che 1200 grammi di pasta pronta sono un po’ tantini, a meno che non si disponga di un testo di 2 metri per 3, ci ha impiegato molti mesi e molti chili di pizza finiti nella spazzatura. Il risultato finale era ogni volta un parallelepipedo di pasta colorata alto 15 centimetri, carbonizzato all’esterno e crudo all’interno, vallo a capire il perché! Se il ciclope Polifemo fosse ancora fra noi, gli regalerei per il compleanno un intero testo di ex-pizza di Madre; potrebbe usarla come spugna da doccia, morbida e delicata dentro, ruvida fuori per i depositi della pelle.
Un paio di volte l’ho anche mandata giù, per farle piacere: No, ma è buonissima! Si può mangiare tranquillamente! esclamavo ingozzandomi di questa massa cruda che si parcheggiava nel mio stomaco, indigeribile per giorni. La svolta è stata quando Madre, stremata dai continui e inspiegabili fallimenti, ha inviato il madre-marito dal fornaio, col testo. La consulenza dell’esperto ha stabilito che la giusta quantità, in relazione alla dimensione del madre-testo, è di 600 grammi, cioè la metà esatta di quanti si ostinava a piazzarcene lei. Da allora, la pizza fatta in Villa si rivela un grande successo di pubblico e critica. Tale si è confermata pure ieri sera, nonostante la cattiva compagnia del Grande Fratello, la cui conduttrice ormai mi ispira una tenerezza infinita. Mi domando perché, causa neve, non sospendono la messa in onda di certi programmi e invece chiudono quasi tutti gli ambulatori dell’Ospedale San Salvatore dell’Aquila fino al 9 febbraio, e io ci avrei una visita domani che è 8. Già l’avevo rimandata causa virus intestinale, ora me la rimandano causa neve… mi sa che questa visita non s’ha da fare.
Fra poco dovrò mettere il piede fuori da Villa Madre. L’ospedale chiude fino al 9, le scuole fino al 13, gli uffici pubblici riapriranno a primavera; peccato che io non operi in nessuno dei suddetti settori, quindi sarò costretto a sfidare la strada. Se entro la mattinata di domani non avrete notizie di me, vi prego di preoccuparvi e segnalare la mia scomparsa all’autorità competente: Federica Sciarelli. Cercatemi, perché il mio non sarà un allontanamento volontario. Perlustrate i parcheggi dei supermercati aquilani, dei negozi di caramelle e cioccolate, quelli dei pub che vendono birra e super-alcolici. Date un’occhiata pure alle scialuppe di salvataggio, che con questo ghiaccio non si sa mai.
Oggi festeggiano gli anni Vasco Rossi che spegne 60 candeline, e meno male che non abito a Zocca e Charles Dickens che, se non si fosse spento lui stesso, ne avrebbe spente 200. Google fra i 2 sceglie Charles e gli dedica il logo di oggi. Fossi in Vasco mi arrabbierei a morte, cioè un po’ meno. Secondo me Google l’ha fatto solo perché lo sanno tutti che non bisogna far arrabbiare i morti, e quindi fanno arrabbiare il vivo, mica per altro. Chissà cosa ne pensa Charles di questo curioso accostamento fra lui e Vasco Rossi, e di chi su Twitter ha scritto (testuali parole): “VERGOGNIA GOOGLE! DV FARE IL DOODEL X VASCO NN X DICKENS! KI E DIKENS? NN L CONOSCE NESS1 STO CANTANTE KUì!”.
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