Madre, fin da piccola, ha sempre dimostrato una naturale propensione all’educazione della specie, di qualunque specie si parli, a cominciare dal suo gatto. Che poi non era suo, ma lei aveva deciso così, prima di gettarlo nella cisterna per insegnargli che non si catturano i topi, anch’essi creaturine di Gesù Bambino. Poi è cresciuta e ne ha sterminati a centinaia, finché ha messo al mondo 2 figli riuscitissimi. Il primogenito è diventato un promettente giovane scrittore, salvo poi, a quasi 31 anni, non riuscire ancora a mantenere le promesse. Per mantenersi lavora in una catena di fast food internazionale. Frigge patatine, assembla panini, e intrattiene non sempre facili rapporti con la clientela aliena. Sogna di vivere di scrittura, intanto scrive la tesi, una parola ogni novilunio. La secondogenita lavora presso il call center di un noto ente pubblico. Aiuta i disperati utenti a raccapezzarsi fra tasse, pensioni, contributi, redditi. Ha rischiato il licenziamento per un’assenza ingiustificata di 2 settimane che assomiglia più a una sparizione. La verità è che aveva altri appuntamenti di primaria importanza: 5 ore dal tatuatore, tutte le mattine per 13 giorni, e 4 ore dall’amica aborigena per farsi impiantare delle elegantissime treccine giallo-nere. Nel frattempo non ha dato notizie di sé a familiari, amici, né al datore di lavoro che, preoccupato, ha chiamato Chi l’ha visto?. Federica Sciarelli si è rifiutata di occuparsi del caso, troppo impegnata a sopravvivere dopo la telefonata di un esponente della Banda della Magliana, che mercoledì, in diretta, l’ha minacciata di entrarle in casa con un carro armato, qualora non avesse smesso di gettare merda sulla sua persona in tivvù. Dopo 16 giorni e 7 ore, la secondogenita è riemersa dal buio. Le è bastato scusarsi accarezzando, con abile movimento di lingua, le lucide scarpe del padrone per essere riammessa a lavorare con la sola penale di euro 400 risucchiate dalla prossima busta paga, pari allo stipendio dei giorni non lavorati e non giustificati. Dopo gli eccezionali risultati pedagogici ottenuti con la propria prole, Madre ha deciso di allargare il suo campo d’azione alla fauna che popola lo sconfinato parco naturale di Villa Madre, concentrandosi sull’ultima arrivata, la cagnolina Miho. Non sappiamo a chi sia appartenuta prima che decidesse di adottare la sua padrona, e fra tutte scegliesse proprio la secondogenita dalla quale mai si è separata. Per molto tempo abbiamo ignorato l’esistenza della cagnolina Miho. La secondogenita l’accudiva segretamente. Ogni volta che la incontravamo con lei al seguito, ci raccontava che stava badando al cane di una sua amica. Invece le aveva già fatto mettere il chip e comprato una scorta di prelibate scatolette nel più rinomato alimentari canino. Siamo venuti a conoscenza della verità da una donna animalista esasperata, che una mattina ha citofonato al campanello di Villa Madre, prima di tornare alla sera infuriata e tutta sudata. Aveva trovato Miho in giro e l’aveva portata dal veterinario. Costui, dopo aver letto dal chip i dati della proprietaria, le ha indicato l’indirizzo che la secondogenita aveva fatto registrare, cioè Villa Madre. Madre l’ha accolta con sospetto: Quella donna vuole imbrogliarci, farci credere di possedere un cane che non ho mai visto. Così, l’ha liquidata con il solito: Ci dev’essere un errore. Noi abbiamo sì dei cani, ma nessuno dei 2 è quello lì. Arrivederci!
Quando all’imbrunire l’incallita benefattrice dei quadrupedi abbandonati è tornata, Madre si è insospettita e ha telefonato alla secondogenita che, dopo minuti di tentennamenti e arrampicate disperate sulla superficie scivolosa del suo specchio mentale, ha ammesso: La cagnolina è mia e si chiama Miho. Madre le ha riferito che l’aveva ritrovata una signora amante degli animali. La secondogenita ci ha raggiunto e di tutta risposta: Lei è una ladra! L’ha rapita! Ora la denuncio! La signora ha ribattuto che sarebbe stata lei a denunciarci per abbandono di animale, al termine di un’intera giornata trascorsa a ricercarne i padroni. Dopo averla placata promettendo una donazione di 30mila ossi a base di fluoro, destinati alla fondazione canina presieduta dalla donna, Madre ha stabilito con la secondogenita e con Miho le regole per una fruttuosa e pacifica convivenza. Le ha messo a disposizione lo sconfinato parco naturale di Villa Madre, ma Miho se n’è fregata, dimostrando una volontà di libertà superiore a qualunque grande giardino. Riusciva in quella che ritengo un’impresa impossibile e molto pericolosa. Prendeva la rincorsa e spiccava un salto, neanche fosse la figlia del trottatore Varenne, sfiorando gli spuntoni affilati sul bordo del cancelletto e ritrovandosi dall’altro lato, con tutta la città a sua disposizione. C’è voluto un po’ perché capisse che Villa Madre non è una prigione. Non è facile per nessuno modificare le proprie abitudini e convinzioni. Dopo settimane di corso di buone maniere, proprio ieri Madre vantava con me la sua ultima conquista pedagogica con Miho: L’ho addestrata. Non si azzarda più ad afferrare il rotolone di carta e a sparpagliarlo per tutto il giardino. Sì, è diventata bravissima grazie a me. Non pensare che ci voglia molto. Basta parlarci con gli animali, magari alzare un pochino la voce. Lasciarli liberi di sbagliare per poi spiegar loro i propri errori, e indicargli la strada giusta da percorrere. Dargli un premio quando si comportano bene, e una sculacciata quando si comportano male. Lo diceva pure Maria Montessori!
Qualcosa nello sguardo della cagnolina non mi convinceva, ma Madre era così fiera di sé che non ho approfondito l’origine delle miei strane sensazioni. Stamattina esco per una breve commissione all’Ufficio Postale e lo scenario che mi trovo davanti si posiziona a metà fra l’esilarante e il drammatico. La faccia di Miho dice chiaramente: Sono pronta a fare qualsiasi cosa ma, ti prego, non dirlo a Madre!
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