Si è detto degli aquilani che sono un popolo forte e gentile, capace di affrontare con dignità l’umiliazione che la Natura aveva riservato loro. Che avrebbero saputo ricostruire, con la pazienza del mattone su mattone, una città ancora più bella.
Ho scritto questo racconto nella primavera del 2012. Se tre anni sono sufficienti per un bilancio, quanto detto non si è rivelato vero. Vivo tutti i giorni la sofferenza di passeggiare fra i prestigiosi palazzi del centro storico, tenuti in piedi da puntellamenti che marciscono sotto le piogge. Dietro le mura martoriate dall’impeto del terremoto e dalla noncuranza dell’abbandono avverto un respiro di vita. Ho immaginato che si facesse energia luminosa, magica, che di notte avvolge le cose e permette loro di muoversi nell’unica direzione possibile: l’autoricostruzione.
“La vita delle cose che amiamo” è un racconto breve pubblicato nella collana “Le Perline”, piccoli grani di editoria offerti ai lettori in formato pdf, da prelevare gratuitamente, editati da Anna Albano e illustrati da Raffaella Valsecchi.
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Anna Albano è un’editor indipendente che collabora con note agenzie letterarie italiane. Del mio racconto scrive:
“Combattere il male è un’attività molto nobile, quando è il caso di praticarla. Tuttavia essa non è la nostra missione nella vita. Il nostro compito è quello di portare più luce”: a queste parole del cabalista Tzvi Freeman mi ha fatto subito pensare il miracolo della luce raccontato da Matteo Grimaldi in questa storia di autoriparazione del mondo dopo un terremoto, in cui una dimensione molto intima convive con una dimensione pubblica e comunitaria.
La luce medica e ricostruisce oggetti personali, di valenza familiare, così come edifici e infrastrutture utili alla comunità: e nulla è così utile e comunitario come un ponte, teso com’è a collegare luoghi e persone. Sotto la penna di Grimaldi, in una notte fatata, a L’Aquila rinascono la musica e l’architettura, ritessute dalla luce di una seconda creazione.
E’ un racconto notturno che parla di distruzione violenta e di ricostruzione, nella fattispecie dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 (che Grimaldi ha vissuto in prima persona): un onirico e feroce atto d’accusa nei confronti di chi, a tre anni di distanza, ancora non ha mantenuto le molte promesse. Il registro delle parole di Grimaldi non è tuttavia in alcun modo rivendicativo: leggete il racconto, la sua leggerezza vi incanterà.
Può stupire che prodotti editoriali curati nei minimi dettagli vengano offerti al pubblico gratuitamente. Anna Albano a proposito de “Le Perline” scrive su Cose da Libri, il suo blog:
Raffaella Valsecchi, che le illustra e ne cura il progetto grafico, e io abbiamo ricevuto alcuni commenti di amici che esprimevano disapprovazione o disagio per la gratuità di queste pubblicazioni. È vero che le cose belle hanno un prezzo, e altrettanto vero che vogliamo essere pagate per il nostro lavoro, tuttavia si possono verificare eccezioni. Senza contare che a volte, di fronte alla prospettiva “inventa la collana/proponi all’editore/attendi la risposta dell’editore/prendi atto del fatto che l’editore non ti ha risposto/tieni in dispensa quel progetto perché l’editore non lo pubblica” uno ha bisogno di aria, e allora mette fuori quel che ha senza elucubrare troppo.
Pubblico anche una breve nota di Raffaella Valsecchi:
Le cose belle costano. Tutte le volte che, con lo sguardo, si sceglie qualcosa in una vetrina, chissà perché – uffa – è quella che costa di più. Ecco allora la sorpresa e, perché no, il sollievo e la genuina e infantile gioia, nello scovare ogni tanto qualcosa di bello e allegramente gratuito. Le Perline sono un dono lieve: non occupano spazio, non prendono polvere, si possono dimenticare, custodite da memorie più capaci della nostra, sono piccole qualche migliaio di bit e, virtù che è gioco di parola e promessa insieme, sono virtuali ma forse non per sempre. Hanno regalato a chi le ha scritte, a chi le ha redatte e a chi le ha illustrate rari, ma non impossibili, momenti di piacevole serenità. Perché non condividerla e non offrire ad altri la stessa chance?