A molti di voi sarà capitato di recarvi in libreria e inciampare in una catasta di blocchi rosa che ostacolavano il passaggio. Spero non vi siate fatti male. Come avrete poi avuto modo di notare, si trattava delle copie del nuovo libro di Andrea De Carlo dal senile titolo di “Villa Metaphora”. La bellezza di 921 pagine, non tantissime se paragonato allo Zanichelli che ne ha appena il doppio. Vi lascio interpretare liberamente la parola “bellezza”.
Non lo leggerei nemmeno se mi ritrovassi sua maestà editrice di Bompiani Elisabetta Sgarbi in persona, fuori il portoncino blindato di Villa Madre, a supplicarmi di farlo con una copia in una mano e 5mila euro nell’altra. Ehm, forse in quell’unico caso lo leggerei. Però non si capisce per quale motivo dovrebbe accadere un evento simile, perciò possiamo considerare fantascientifica l’ipotesi e procedere.
Perché parlare di Andrea De Carlo visto che non ho neanche letto il tomo? Bella domanda. Comunque un motivo c’è ed è il seguente. In questi giorni un’interessante popolazione di curiosi sta colonizzando queste pagine alla ricerca googliana di news, aggiornamenti, trame, recensioni, provocazioni, svolte imprevedibili intrecciate nell’ultima opera dell’Andrea De Carlo perduto. E cosa trova? Va a finire in un post che ho scritto due anni fa dopo aver comprato (quindi pagato) e letto LEIELUI (tutto attaccato e maiuscolo), la sua precedente fatica letteraria appena uscita. Mi sono sentito in dovere di esprimere la mia opinione di ribrezzo provato nel corso e dopo la lettura. Il post, che molti dicono essere divertente, potete leggerlo cliccando qua.
Ora vorrei porre l’attenzione sul commento di un tal Carlo (dalla fantasia dimostrata nella scelta degli ultimi titoli direi che potrebbe trattarsi benissimo di Andrea De Carlo sotto mentite spoglie) che in disaccordo, diciamo così, col parere espresso nel post mi scrive (bambini, a letto!):
De carlo è attualmente il più grande scrittore italiano in assoluto. Criticarlo è ammettere le proprie frustrazioni di chi non potrà mai esserlo.. oltretutto, ma chi ti chiede di leggerlo? orgasmo riuscito male in un mare di nulla.. i tuoi sogni di adolescente scrittore, come dici tu, sono rimasti tali e allora devi rompere i coglioni a chi di libri ne scrive da trent’anni, sei nato nel 1981 quando De Carlo pubblicava il suo primo libro e già vieni a fare il pierino della situazione? ma chi li vuole sentire i tuoi commenti di merda? Non nominare lettura e letteratura fai il favore, non scrivere libri pagando gli altri per scriverli…come sai benissimo di fare..raccontalo a tutti come li hai pubblicati! le pagine dei tuoi libri sono buone per pulirsi il culo, ma che razza di titoli idioti, ambigui e pieni di luoghi comuni, basta legger la trama e ti viene il vomito nero..leggiti qualche rivista rosa in meno piuttosto, che ti prende un crampo alla mano destra a forza di usarla, sempre meglio così comunque, che per scrivere cazzate!
Vi chiedo perdono per non essere intervenuto nell’editing del commento. Avrei potuto sistemare almeno maiuscole e punteggiatura per rendere la lettura un po’ più agevole. Ricevere questo commento mi ha fatto un grandissimo piacere. (Cosa sono quelle facce?) Come sapete io tengo molto in considerazione il parere dei miei lettori (e pure di quelli di Andrea De Carlo a ‘sto punto, “il più grande scrittore italiano in assoluto”. Pensa te come siamo messi in Italia, verrebbe da dire). Mi spiace solo che Carlo abbia dovuto patire in sequenza un orgasmo riuscito male – non preoccuparti, capita a tutti di fare cilecca – e il vomito nero. Tutto per colpa mia. Mi risulta che quando vomiti nero è perché nello stomaco è rimasta soltanto la bile, e cacci pure quella. Mio zio medico ti consiglierebbe di bere subito qualche bicchiere d’acqua. Dicevo che io dai commenti come quello di Carlo cerco di assorbire i preziosi consigli pur se celati dietro espressioni un po’ colorite e molto originali. (Quella del vomito nero me la sono già rivenduta, per dire). Perciò ho immediatamente convocato a riunione straordinaria i miei ghostwriter, sono più di uno e meno di dieci, cioè coloro che “io pago per farmi scrivere i libri”, e ho chiesto loro di concentrarsi sulle trame dei prossimi affinché, se proprio devono far vomitare, che sia di una tonalità più chiara, che so, una sfumatura di grigio che a livello di marketing funziona di più. I titoli “idioti, ambigui e pieni di luoghi comuni” io li creo su commissione. E’ la mia specialità. Carlo De Carlo pensa (se ci riesci), c’è gente che mi telefona e mi dice:
– Sparami un titolo idiota, ambiguo e pieno di luoghi comuni!
E io là TAC! “Villa Metaphora”, oppure… sì eccolo, “LEIELUI” e aggiungo: – Mettilo attaccato e maiuscolo, se no ti dicono che hai copiato a “Io e te” di Ammaniti.
Carlo, cerca di non arrabbiarti troppo, vendi cara la bile e sii felice.
(Voglio farmi una cultura, quella che mi manca e si vede, come tu e tanti altri quotidianamente notate. Che dici, meglio “Chi”, “Gente” o “Dipiu”?)
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