Fra qualche giorno saranno quattro mesi di nuoto tre volte a settimana.
Tornare in piscina dopo vent’anni… chi l’avrebbe mai detto? Soprattutto se da bambino hai deciso di non volerne più sentir parlare. E vorrei anche vedere, dopo aver rischiato di morire annegato per colpa di un compagnetto di corso la cui massima aspirazione nella vita era quella di affogare gli altri, me in particolare. Avevo dieci, dodici anni ed ero il classico bamboccio preso di mira dai bulli. Li attiravo ovunque andassi, a scuola come in piscina. Adoravano i miei panini salame e formaggio.
Una cosa sulla quale fino a qualche mese fa avrei messo entrambe le mani nelle fiamme è proprio “il nuoto mai più nella vita”. Non potevo immaginare che quell’incontrollabile uragano di sesso femminile, che è la mia amica polipona Papi, mi avrebbe preso di peso e gettato nell’acqua clorata. Il fatto è che la Papi ha un potere soprannaturale travolgente con tanti pro e i suoi contro (pochi, che comunque non elencherò, neanche con la delicatezza di parola di cui sarei ben capace. Mi aggredirebbe prima nei commenti e poi, tempo una mezz’ora, me la ritroverei fuori il cancello di Villa Madre, col trucco sbavato di pianto, a urlare: – Perché hai scritto questo di meee, perchééé?!). Perciò mi limiterò al suo punto di forza: un entusiasmo pericoloso unito alla capacità di trasmetterlo come un’informazione da cervello a cervello. Avete presente “Inception” con Leonardo di Caprio? Al di là di essere uno dei pochi film di cui posso dire con fierezza di non averci capito niente di niente, ma proprio niente, lei fa come lui. Ti porta a credere che l’entusiasmo non sia suo, ma tuo, partito da te, che sei tu a voler fare quella determinata cosa, a partecipare a quella determinata serata. Perciò, frequentando la Papi può capitarti per esempio di scavalcare la recinzione di un autogrill di notte e intrufolarti in autostrada da pedone abusivo attraverso la rete, solo perché ti è venuta una voglia di cornetto caldo al cioccolato che non ti spieghi. Soltanto diverse ore dopo, al mattino, ti renderai conto che quella voglia non era tua, ma sua, trasmessa a te per farsi procurare ciò che desiderava: il cornetto caldo al cioccolato.
Attraverso il suo potere della mente, prima mi ha trascinato di peso in macchina a comprare costumi, occhialini, cuffia, ciabattine e borsa, e poi direttamente alla Piscina Comunale de L’Aquila.
La ringrazio perché adesso non posso più rinunciarci. Non chiedetemi di farlo, diventerei violento. Dipende dalle endorfine che il nuoto rilascia, l’unica droga naturale di cui dovremmo abusare tutti. La parola “endorfina” significa “la morfina nel corpo” (endo = “all’interno del corpo” orfina = “morfina”). Leggo che si tratta di proteine prodotte dalla ghiandola pituitaria e dall’ipotalamo. Le endorfine inibiscono la trasmissione nocicettiva periferica (il dolore) al sistema nervoso centrale e influenzano l’emotività e il comportamento. Avete capito bene? Chi fa sport sa cosa voglio dire, e ora lo so anch’io, al punto che mi costa quando non ci posso andare.
Ma non è sempre stato così tutto rose e fiori. Le prime settimane sono state durissime. A mezza vasca mi andavano in allarme tutti i ricettori della fatica. Dal fiato alla milza passando per il cuore. Ero costretto a fermarmi e ad abbandonarmi sui cordoli galleggianti che separano le corsie come uno straccio steso a sgocciolare. I sirenetti e le sirenette passavano a gran velocità ridendo di me fra una bracciata e l’altra, prima di sputarmi l’acqua in faccia e proseguire sollevando onde anomale che mi sommergevano e mi spingevano a fondo.
L’esercizio che più detestavo, e al quale Papi mi costringeva con l’entusiasmo di cui sopra, è l’allenamento delle gambe con la tavoletta. Quattro vasche gambe stile, quattro vasche gambe rana, e quattro vasche gambe alternate stile rana. Al termine delle 12 vasche le gambe urlavano dal dolore. Tornato a Villa Madre non riuscivo a salire le scale esterne. Mi sono dovuto aggrappare al corrimano in ferro battuto, tirandomi su al coro di “Oooh issa!”.
Convinto che l’esercizio della tavoletta mi avesse danneggiato qualche nervo impedendomi a vita di salire e scendere le scale agevolmente, ho cercato e trovato la soluzione: un montascale per le rampe di Villa Madre. Avete presente quelle poltroncine comode comode che vi portano su come in ascensore? Mi sono imbattuto in “Encasa Expert, la tua guida ai montascale” e mi sono messo a spulciare i prezzi dei montascale Encasa. Stavo quasi per noleggiarne uno quando ho avvertito i primi miglioramenti. I dolori hanno lasciato il posto a una sensazione di benessere vicina all’estasi.
Ho ancora qualche difficoltà col dorso (lo stile). Non riesco a nuotare dritto. Parto da un angolo e vado a finire a quello opposto. Devo stare attento a non travolgere i sirenetti, e arrivo alla fine della vasca che mi tocca tornare indietro a cercare il cuore fuggito dal petto. Magari mi compro un bypass aorto-coronarico e il montascale lo regalo alla temibile nonna TheMadrefather, che dalla Befana mi ha fatto portare il nuovo profumo di Ungaro. “Fresco e sensuale grazie alle foglie di basilico, speziato con l’accattivante tabacco che fa emergere una nuova armonia mediterranea”, dice lo spot. Vuoi vedere che con questo finalmente acchiappo?
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