“Non farmi male” (Kimerik, 2006) è una raccolta di racconti dolorosi.
La paura è il comune denominatore di tutte le storie. Non una paura visionaria, ma una paura tangibile. La paura della vita, che a volte riserva solo ingiusto dolore a chi meriterebbe una seconda possibilità. È di fronte al dubbio che l’essere umano trema, risvegliando l’oscurità dell’anima che succhia via la serenità e amplifica i sentimenti.
Dall’amicizia che conduce all’estrema prova, in “Cemento” al rancore di una ragazza di fronte alle violenze subite dall’amica, in “La voce di V”; dalle passioni di una vita, che spesso conducono al rifiuto, ma che invitano a continuare nella lotta, in “Passione da cani” al tormento di un’esistenza da insonne e il dramma di una vissuta da cieco, in “Grigioscuro”; dall’innocenza di una giovane mente, che si scontra con la perversione e la malattia di un adulto, in “Non farmi male” all’odio di un figlio nei confronti di un padre infedele e ingrato, in “Domani addio”, fino ad arrivare ai toni del mistero oscuro e del noir di “Veleno Rosso Sangue”, che chiude la raccolta. I protagonisti sono tutti giovani o giovanissimi che, per scelta fatale o per costrizione, si trovano a percorrere una via deviata dal “buono” e dal “giusto” e a incontrare così il male. Non tutti l’hanno trovata, ma vi assicuro che nel libro c’è un’àncora di salvezza: il sole. Bisogna cercarlo anche e soprattutto quando non c’è traccia di luce, quando il buio rende complicato il procedere, però bisogna. Sempre.
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“Veleno Rosso Sangue” recensito da Roberto Nicoletti