Il panico trasmesso dai tiggì e social network per il maltempo e per le temperature che scenderanno a causa di questa trottola impazzita di freddo che viene dalla Siberia e c’ha pure un nome antipatico, Burian, che mi fa pensare a borioso, tracotante ecco, che si muove sull’Europa e questa settimana sta visitando pure l’Italia, non ha destato in me la minima preoccupazione. Ben venga il freddo d’Inverno, mi dicevo, che poi ci lamentiamo che le stagioni non sono più quelle di una volta. Ieri ho letto che in Serbia, in Polonia, in Ucraina e in Bulgaria, Burian ha lasciato una scia di morte di decine di persone, col termometro sui meno 30 gradi, e ho pensato ad alta voce: Va be’, ma io mica vivo in Polonia. Si sa che là fa freddo, che pretendono!
Stamattina apro la finestra e buttava neve a secchiate, ma non così per dire. Dovevate vederla; magari l’avete vista fuori dalle vostre finestre, considerato che i cieli di tutta Italia si sono messi d’accordo per sforforarsi in sincrono. Non si trattava della solita neve, quella delle canzoncine di Natale, che scende ancor lentaaa per dare gioia ad ogni cuor. Questa mi ha fatto pensare a certi sciatori prepotenti, che partono dalla cima e vengono giù velocissimi, senza far caso agli altri che arrancano sulla pista, costretti a scansarsi al loro passaggio, che poi succede che finiscano in qualche strapiombo laterale e muoiono nell’indifferenza di tutti, mentre loro arrivano a valle; virano sollevando un’onda di neve che travolge un riposante su una sedia sdraio, con la faccia al sole, che mangia un panino in un attimo brinato; si tolgono gli occhiali a specchio e sospirano superbi, come il primo classificato al traguardo nella finale mondiale di discesa libera. Una neve parecchio incazzosa, insomma.
Ho immediatamente modificato la programmazione dei termosifoni fino a domenica, senza dirlo a Madre. Ho aggiunto 3 ore semi-pomeridiane, dalle 14 alle 17. Lei non deve saperlo, siete pazzi?! Madre torna alle 17.30, minuto più minuto meno; mi auguro che non si lascerà insospettire dal tepore che l’accoglierà appena farà il suo ingresso a Villa Madre, dalla porta principale, quella che dà sul piano dove sta prima il salotto, poi la cucina, il bagno e la mia stanza.
Me l’immagino, stamattina. Intrappolata nel suo ufficio, con la faccia sul vetro a contare i fiocchi che cadono e a sperare ogni volta che sia l’ultimo. Se qualcuno le affidasse un posto di responsabilità in Parlamento, qualcuno che non ci sta con la testa, il giorno dopo lei varerebbe una riforma lampo anti-neve. A L’Aquila c’è quella delle gomme, che dal 15 novembre sono obbligatorie; in alternativa devi avere le catene in macchina, così dice la legge. Poi, se le gomme sono preistoriche e le catene non le sai montare, non se ne frega nessuno, nemmeno se sono della giusta misura. Uno che conosco, di fronte alla visione del viottolo di casa sua ricoperto dalla neve, ha passato 40 minuti a cercare di montarle, prima di rendersi conto che non erano adatte alle sue gomme, quindi si è avventurato per la città senza.
Madre risolverebbe il problema con un unico articolo aggiuntivo, ma anche sostitutivo, se vogliamo, della norma attualmente il vigore: Tutti a casa. È facile da spiegare: alla discesa della prima molecola di neve, chiusura immediata e obbligatoria per tutte le attività commerciali e non, quindi uffici, palestre, ospedali… tutto, senza stare a specificare, così siamo certi che tutto è tutto, con un’unica eccezione, l’alimentari sulla salita del paese, ai cui piedi si trova l’imponente Villa Madre. Quel signore bisogna costringerlo a restare aperto ché, appena torna il madre-marito, sarà a sua volta costretto a raggiungerlo a piedi, che con la macchina non è molto sicuro muoversi in tali condizioni atmosferiche, per comprare quelle 2 o 3mila cosette che le mancano per il solito timballo della sera.
Ora, il gadget del meteo, che ho scoperto ieri dopo 2 anni e mezzo assieme pure ai post-it, che posso incollare sullo scherno fino a riempirlo – non so cosa scriverci dentro, ma questo è un secondo problema – mi dice che a L’Aquila c’è il sole e ci sono 4 gradi. Se scosto la tenda azzurrina e guardo fuori, ottengo dai miei occhi la stessa identica informazione. Non fa previsioni, il gadget, si limita a rendermi note le condizioni atmosferiche al momento. Se in funzione di quel sole esco e dopo 10 minuti comincia a nevicare e non la smette più fino a mercoledì prossimo, lui non c’entra niente. Mica come quello della Russia che vi ho messo in alto. Beati loro che hanno strumenti così ben fatti, quasi quasi mi ci trasferisco per usare l’applicazione Meteo russa. Che poi, sinceramente, non riesco a capire di cosa si vanno lamentando questi Russi qui. Ancora non se ne accorgevano che in Russia fa freddo? Trasferitevi alle Galapagos, che vi devo dire! A me i lamentosi non sono mai piaciuti. Statevene un po’ zitti, e pure voi della Polonia. Oh!
E da voi, amici lettori? Com’è la situazione? Non fatemi preoccupare! Mica abitate in Russia voi, e nemmeno in Ucraina, mi pare. No?!
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