Lo so che quando faccio queste cose la stima che il mio selezionato gruppo d’ascolto nutre nei miei confronti precipita, però mi diverto e quindi procedo. Qualcuno ricorderà l’autopsia che nella Stanza del Matto riservavo ai testi di certe canzoni interpretate con convinzione e presenza scenica notevoli, ma che, letti prestando attenzione al significato, rivelano un totale non senso. Ad aggiudicarsi lo scettro e la corona di regina indiscussa della Porcheria Musicale Italiana era stata Anna Tatangelo. Nella motivazione redatta dall’indiscutibile commissione di esperti (me medesimo) si legge quanto segue: L’artista coniuga il rincoglionimento senile di Mogol, già di per sé garanzia, con idiozie bigotte su temi sociali che toccano inauditi picchi di sputtanamento come l’omosessualità che sarebbe una malattia, ripreso poi dal sempre originale Povia, l’amicizia che sarebbe comprensione e accettazione dell’amico malato, la ragazza di periferia demente e le 10 regole d’oro per essere una donna, giusto per citare 2 o 3 dei suoi tormentoni cantautorali. Nei giorni successivi all’analisi del testo proprio di ‘Essere una donna’, mi sono ritrovato sul blog un’orda di vandali minorenni e minorati, distruttori della decenza e della lingua italiana, pronti a difendere la loro beniamina a colpi di offese sgrammaticate e demenziali rivolte al sottoscritto. Mi ci è voluto un po’ per sterminarli tutti. Posso finalmente ripartire perché un nuovo recente pezzo sta scuotendo da qualche giorno tutti i miei punti interrogativi che, nonostante i numerosi ascolti, continuano a domandarsi: Che vor di’?! Stavolta Anna non c’entra nulla, di lei si son perse le tracce da Sanremo, quindi, barbari, restate pure ai vostri posti e prendetevela col fanciullo che l’ha fatta soffrire così tanto che vuole vederlo morire in questo stesso momento, “Bastardooo!”. Quello che voglio commentare e tentare di comprendere assieme a voi è invece il nuovissimo singolo di Dolcenera, ‘Il sole di domenica’. Ascoltatela e poi partiamo!
Il sole di domenica – Dolcenera [testo originale in nero, commento personale in rosso e fra (parentesi tonde) nere]
Io non ti capisco (nemmeno io!), io mi lascio andare, freccia nel futuro. (Ti lasci andare nel futuro? Quando arrivi mi fai sapere come andranno a finire certe mie questioni che mi fanno stare in ansia? La salute tutto bene? E la freccia di chi è? Allora cerchiamo di conoscerlo meglio questo arciere a cui lei si rivolge per tutta la canzone e alla cui freccia si abbandona.)
E tu che parli di affinità, i tuoi riflessi di vanità, falso di un tramonto (Ricapitolando questo qui: parla di affinità – oggi di che parliamo tesoro? Di affinità, dài! -, i suoi capelli emanano riflessi mogano? No, a quanto pare di vanità (sto tentando di tradurre eh!) e poi, il sole tramonta e lei imperversa: falso di un tramonto! È un’offesa no?! Tipo, che so, falso di merda!) il senso delle cose (e quale sarebbe, QUALE?!?).
(Ma ecco che arriva il momento del confronto fra i due.) Siamo faccia a faccia io e te (e che succede?) e facciamo solo come se cambiare sia un dovere (in effetti non si deve mica cambiare per forza! Brava Dolcenera! Attenzione che adesso parte tutta un’allucinazione delirante chimico/esistenzial-filosofica). Se ad ogni reazione, corrisponderà un’azione (non era l’inverso? Da che mondo è mondo le reazioni vengono dopo le azioni, ma quello di Manu Manu è un mondo a sé. Lei vive nel Paese delle Meraviglie). Crolla crolla il sole di domenica, le previsioni del tuo cuore fanno a cazzotti col dolore. (Qui ritroviamo il sole, il cuore e il dolore al posto dell’amore, giusto per evitare la querela incrociata di Valeria Rossi e Giggì nostro. Al di là di questo ho capito solo che domenica dalle sue parti è nuvolo.) E brilla brilla il cielo dell’America (consiglio utile per chi sta programmando una gita fuoriporta: scegli l’America che l’anticiclone delle Azzorre (?) garantisce l’alta pressione e fa brillare il cielo). Le quotazioni del tuo amore (eccolo l’amore! Vai Giggì, telefona al nostro amico Leoluca Bagarella e fai vendicare a lui un tale evidente affronto alla tua personalissima creatività) sono espressioni letterarie (in che senso? Devo usare la calcolatrice o il dizionario?) che infieriscono sull’idea che ho di me. (Qui alzo proprio le mani e lascio la parola a Dolcenera stessa che, al termine dell’esibizione in un irriconoscibile playback a Domenica In, risponde con la lucidità e la chiarezza espositiva che la contraddistinguono da sempre, alla domanda un po’ borgatara di Lorella Cuccarini, che è anche la mia: “Che vor di’?!” in merito al significato proprio di questo passaggio. Vai col video, ve lo consiglio di gusto.)
(Capito? Bene, io no. Andiamo avanti.) Non per il piacere (cosa?) né per amor proprio (sì, ma cosa?), ma per la differenza (fra il piacere e l’amor proprio? E quale sarebbe? Ma cosa per la differenza? Ma, ma, ma… cosa cazzo sta dicendo?). Stare insieme non ha senso (come tutta la canzone, del resto) in territori rei confessi (che cos’è un territorio reo confesso? Un pluriomicida potrebbe essere un reo confesso, ma un territorio? Cosa può aver fatto di male un pezzo di terra? Visto che questo qui confessa pure, trattasi di un territorio parlante?) linea di confine, per noi della stessa specie (senti Dolce, mi fai il piacere di farmi sapere a quale specie appartenete? Eccola che riparte col delirio delle reazioni, azioni, quotazioni ed espressioni.)
Se ad ogni reazione, corrisponderà un’azione, crolla crolla…
Hey hey hey hey hey hey hey hey hey hey hey hey hey hey! (Pèsce, pèsce fresco, accattateville!)
Lascia un commento