Immagino che, suppongo che, credo che, consiglio (come devo esprimermi per non apparire tracotante?) a tutti (alcuni in particolare) di dare una rinfrescata alle già esigue conoscenze linguistiche, perché l’Italiano è così ricco che è davvero un peccato essere in un certo modo, comportarsi in un certo modo, dimostrare certi atteggiamenti e certe mancanze, e non saper definire la propria persona.
Cominciamo dalle mancanze e leggiamo insieme le definizioni che il De Mauro dà di termini che usiamo ancor più di cacca, pipì e Twilight, ma il cui significato spesso non è così chiaro, e che a molti non appartiene per nulla.
e|du|ca|zió|ne: garbo, buone maniere. Modo di comportarsi.
Pare che vi sia chi l’educazione non l’ha ricevuta, e scusate se ho da ridire anche su questo che sembrerebbe quasi una giustificazione, perché non è che mio padre e mia madre mi abbiano insegnato che offendere gratuitamente non è cosa buona e giusta; e chi pur avendola ricevuta fa finta di non sapere cos’è. In entrambi i casi posso dare a costui del maleducato perché:
ma|le|du|cà|to: che, chi non ha ricevuto una buona educazione; che, chi ha modi sgarbati e incivili.
Quindi non facciamo quelli che si offendono secondo il principio per il quale maleducato vorrebbe significare che ha avuto cattivi genitori, suvvia. Si riferisce a te e al tuo modo di rapportarti alla gente, non alla mamma e al papà.
co|e|rèn|za: fedeltà di una persona ai propri principi, conformità costante tra le sue parole e le sue azioni.
Che i principi in qualche caso sussistano, in moltissimi altri no, se quello che dici è lontano 1000 anni luce da quello che fai non sei coerente. Se il tuo accanimento sulle regole si abbatte su taluni e su altri no, che vivono quelle ore come pecore domestiche sotto i tuoi occhi di pastore padrone, allora non sei coerente.
ri|spèt|to: sentimento di riguardo e di attenzione nei confronti degli altri, che trattiene dall’offendere, dal trattare bruscamente o in modo inadeguato.
Il rispetto è alla base di qualunque rapporto umano, e non conta la posizione sociale o il successo nella vita, riconosciuto o meno che sia. Il rispetto è simbolo di evoluzione cerebrale, di civiltà. E quindi io lo porto a chiunque lo dimostri a me. Chi Madre Natura ha creato e Padre Lavoro ha cresciuto ed educato al non rispetto altrui, il mio non lo merita e allora scusate ancora se non riesco a stare zitto e procedere a testa bassa. Non ci riesco; la mia bocca parla e ferisce, con grande educazione però, che fa ancora più male.
ar|ro|gàn|za: atteggiamento presuntuoso e tracotante.
Che tu manifesti con chi non ti serve a nulla, con chi non sta ai tuoi giochetti di potere. Chi non sta nella tua cerchia, chi della tua amicizia di comodo se ne frega. Con gli altri:
fal|si|tà: mancanza di sincerità, ipocrisia, doppiezza.
I rapporti di convenienza di cui ti circondi, quelli che sei così perché ti serve questo e quest’altro. Fortuna che a me viene da ridere e anche un po’ tristezza, per te che pensi di arrivare all’America e invece sei soltanto la penultima ruota del carro. E anche se ti mettessero a guidarlo, quel carro, mi faresti pena lo stesso. Perché chi ti stringerà la mano non sarà per stima o per complimentarsi, ma soltanto perché tu lo metta un giorno a sederti accanto. Fai pure, io preferisco pulire le ruote del tuo carro piuttosto che il culo tuo. Finché mi andrà, chiaramente.
Non è un punto di vista, è la lingua italiana, che sarà anche interpretabile, ma queste sono definizioni.
(Dopo molteplici tentativi di editing del post, per via degli spazi che proprio non ne volevano sapere di venir fuori dove volevo io, Splinder pare avermi voluto accontentare. Se riscontrate un qualche scombussolamento, non è colpa mia ma di Splinder, che ha atteso la mia uscita per vendicarsi.)
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