Il venerdì 17 ha portato con sé un’energia bianca tale da aprire gigantesci squarci nel cielo da cui son venuti giù, su L’Aquila, sacchi di neve senza sosta, dal primo pomeriggio fino a ieri mattina. Me la sono vista brutta sul ciglio della salita, quando l’automobile davanti a me ha deciso, non so quanto giustamente, di fermarsi al bivio – uno può anche buttarsi nell’incrocio senza guardare, no?! Mi son dovuto fermare pure io solo che poi quella è ripartita, io spruzzavo schizzi di fango e neve dalle gomme, ma non mi muovevo di un millimetro e, se mi muovevo, era al passo del gambero. Sarà mica perché le antineve sono le stesse da dieci anni?
Ho visto anche alcuni sciatori gareggiare nella specialità del fondo, sulla statale; bimbi fare a palle di neve fra le macerie e vecchie godersi i giorni natalizi sulle scalette di invidiabili baite che, da più vicino, sono grandi cucce per cani che addormentano persone che una casa non l’hanno più. Comunque sono sopravvissuto alla nevicata+gelata e adesso mi aspettano tre giorni di riposo, inteso come non dover mettere piede in quel postaccio puzzolente in cui ogni giorno assemblo panini americani e friggo le “insuperabili Mc papatine”, ma avrò altro da fare. Potrei, per esempio, mettermi a studiare sul serio per questa stramaledetta tesi, come stramaledetta sia la facoltà di Informatica e stramaledetti tutti gli esami da dieci anni a questa parte. Ok, mi sono sfogato.
Ogni tanto ho bisogno di dire stramaledetta e stramaledetti se no esplodo. Potrei studiare, ma di sicuro rifinisce che scrivo. Il sole fuori la finestra non aiuta i miei doveri di studente fuoricorso e fuori ormai da tutte le logiche di una strada che passo passo ti porta da qualche parte e che non ho ancora imbroccato, o forse su quella strada ci sono nato e non lo so ancora. Io resto fermo, mi addormento e faccio incubi, moderati pure quelli, mangio troppo e nella testa, se potessi guardarci dentro, vedrei un mare di nebbia che si dissipa solo di rado e poi ritorna spazzando le immagini dei ricordi. Il cielo è tornato bianco e ha ingoiato il sole. Non vorrà mica ricominciare a nevicare?!
C’è un libro che ho letto e di cui vorrei parlarvi. Non lo conoscerà nessuno perché a pubblicarlo è stato un editore di quelli che si danno tanto da fare, ma che, quando chiedi un loro titolo, il libraio o ti fissa come se stessi pretendendo un etto di prosciutto cotto Rovagnati a Decathlon, oppure ti dice che il libro non esiste, certe volte pure l’editore. L’autore è Iacopo Barison, è giovanissimo, ventidue anni, e ha già dalla sua uno stile limpido, secco, efficace, irriverente. Era un po’ che non recensivo libri, ’28 Grammi dopo’ mi ha fatto tornare la voglia di farlo, così l’ho fatto.
Ecco la recensione per Sololibri.net. A chi volesse acquistarlo consiglio di evitare gli sfiancanti confronti coi librai e ordinarlo direttamente dal sito dell’editore che fra l’altro, noto, sta facendo i saldi natalizi.
Buona domenica a tutti!

Chissà se il camionista, che sarebbe dovuto giungere a L’Aquila a scaricare insalate e pomodorini al Mc Donald’s e invece è rimasto bloccato trenta ore sull’autostrada nei dintorni di Firenze, è sopravvissuto. Trenta ore senza che nessuno sia andato a portargli una coperta, né qualcosa da mangiare e bere. Un po’ vergognoso, nonostante lo scatenarsi della Natura.

5 risposte a “Domenica di ghiaccio e neve bruciati dalle parole di Iacopo Barison”

  1. Avatar camilleblanc

    Io non parlavo di resa, ma di angoscia. Sono fermamente convinta che chi ha una passione forte non possa evitare di dedicarvisi, sia pure per sbaglio, non lasciandole lo spazio che merita, forse. Ma da qualche parte, se è vera e ben radicata, da qualche parte dovrà pur venir fuori 🙂
    Devo ringraziarti, mi hai fatto riflettere. 
    A presto

  2. Matteo
    Matteo

    Beh, puoi chiedertelo, ma devi chiederti pure se sarebbe giusto abbandonare una passione così forte solo perché ti dicono: “Con la letteratura non ci si campa” e ti arrivano a casa lettere prestampate con le quali gli editori scartano le tue cose senza neanche averle lette. Se ti arrenderai, la sconfitta l’avrai decretata da sola.

  3. Avatar camilleblanc

    Hai ragione, bisogna lasciare fuori quello che ci accade intorno. Ma non posso impedirmi di chiedermi se, guardandomi dall’esterno, non mi giudicherei io stessa inconcluente almeno al pari di quella gente lì. Sarà che ultimamente mi sembra di giocare al gioco della bottiglia col mio futuro. Chissà.
    Carmen è uno dei miei grandi amori musicali 🙂

  4. Matteo
    Matteo

    Camille, c’è un sacco di gente che vuole fare un sacco di cose e, se stiamo a guardare troppo quella moltitudine, loro fanno e noi no. La tattica che uso io è quella di far finta che quest’oceano attorno non esista. Penso solo a me e continuo a credere di voler fare questo.
    Virginia la sto rileggendo. La prima volta ero troppo piccolo per afferrare la sua scrittura o almeno provarci.

  5. Avatar camilleblanc

    Non è la prima recensione entusiasta che leggo a proposito di Ventotto grammi dopo, magari lo leggo.
    Devo ammettere che i tuoi libri non li ho letti, ma supermarket mi incuriosisce alquanto. E’ sempre bello vedere che qualcuno ci riesce, a farsi pubblicare. Con tutta la gente che vedi in giro e che ti dice di voler solo scrivere nella propria vita, un pò d’ansia ti viene se anche tu hai il callo dello scrivano che ormai è diventato un’appendice del tuo corpo, se non il tuo migliore amico.
    Anche tu stai leggendo Virginia 😉

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sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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