Di ritorno dall’incontro con Francesca Bertuzzi, c’ho tutta una friccicheria addosso che mi accingo a riversare su queste pagine. Vi aspettavo al varco, maliziosi porcini che non siete altro. Mi spiace deludervi, ma no, non è l’incontro che pensate voi. Si è trattato di un’unione d’anime e parole attorno a La Paura.
Ero già stato a Orte per la presentazione di Una Valigia Tutta Sbagliata, ricordate? Quella fu l’occasione prima di rischiare la vita in autostrada, con la spia dell’olio che decise di emettere una rossa luminescenza esattamente a metà del tragitto, sulla Firenze-Napoli, e neanche un autogrill all’orizzonte; e poi di dichiarare tutto il mio amore a questo paesello incantato di 9mila abitanti; a Giuseppe e Stefania, librai che come loro non ne ho ancora beccati, e alla piccola libreria Il Gorilla e l’Alligatore, che quanto mi piace, quanto la vorrei. Attenti ché, in uno dei miei molteplici minuti di instabilità mentale, potrei organizzare una spedizione colpo di stato e conquistarla, cambiare la serratura e, dopo 25 anni, possederla legalmente per usucapione.
Non conoscevo di persona Francesca, eppure sono bastati pochi minuti di chiacchiere pre-evento perché si instaurasse fin da subito la giusta sintonia. Eravamo tranquilli, come se dovessimo fermarci a un caffè, e parlare del più e del meno, di come ci vanno le cose, dei nostri libri, mica presentare il suo bestseller davanti a tanto pubblico entusiasta. Insomma, è andata benissimo. Ogni risposta mi dava spunto per altre dieci domande. Siamo andati oltre i suoi libri, scavando nei meccanismi dell’editoria. Fino ad Amazon, al self-publishing, tornando poi a Giuditta e Veronica, le protagoniste de La Paura, al legame che si instaura con la piccola Emma, al senso di soffocamento che permea il romanzo e il lettore, fino alle ultime commoventi pagine. Le letture di Giuseppe sono state efficaci e dense di emozioni, sarà stata l’ansia da prestazione per lo spettacolo teatrale del quale sarebbe stato protagonista qualche ora dopo. Avete mai conosciuto un direttore di banca\libraio\attore teatrale? Io sì.
Quello che m’interessava era far emergere il talento e la personalità di Francesca Bertuzzi, con alle spalle già due romanzi di successo pubblicati da Newton e un terzo al quale sta lavorando. E fare bella figura io, ci mancherebbe pure. Quando un signore si è avvicinato e ci ha detto: Sono un professore di Fisica, e sono terribilmente affascinato dal modo in cui riuscite a trasmettere le emozioni, sconosciuto a me che vivo di formule e numeri. E’ bello vedere due ragazzi giovani come voi e con una così grande cultura, io mi sono voltato a vedere se ce l’aveva con qualcuno alle mie spalle.
Ringrazio Francesca, autrice riconosciuta, gentile, sorridente, complice di una chiacchierata che non sarebbe mai venuta così bene, se lei non fosse stata esattamente così com’è. Giuseppe e Stefania per avermi voluto intervistatore dell’evento. Orte, per averci ospitato nel meraviglioso giardino di piazza Colonna, che le foto non rendono il quantitativo di bellezza presente. Per motivi di spazio, ne ho pubblicate soltanto tre. Sulla mia pagina Facebook, se volete, ne trovate tante altre e, sempre se volete, potete pigiare su Mi Piace, tanto per diventare un po’ più interattivi. Grazie tantissimo pure al bel pubblico che ci ha riempito di complimenti, poi. Tanto entusiasmo non me l’aspettavo, e quindi lacrimuccia.
Chiudo questo post con un messaggio d’incoraggiamento che Francesca mi ha lasciato in un’intervista, e che ha voluto ripetere al pubblico di Orte, fatto anche di giovani spaventati dalle difficoltà del futuro.
Per quello che ho potuto vedere, lungo la strada si possono incontrare sbarramenti, persone che hanno un certo potere e che decidono di non farci andare avanti. Quando ci si trova all’angolo, bisogna ricordarsi che queste persone sicuramente un potere ce l’hanno, ma è solo quello che noi decidiamo di dare loro. A volte può bastare cercare un’alternativa per trovarla.
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