Stamattina mi sono svegliato convinto di essermi reincarnato nell’ingranaggio di un qualche motore cafone, una rondella o un pistone o qualcos’altro che sta nel motore – io non lo so come sono fatti i motori, però c’era talmente tanto frastuono costante nelle mie orecchie che mi sono immedesimato. Non è una bella sensazione sentirsi parte di un motore che poteva essere quello di un Boeing 747. In realtà era quello che mia madre mi ha presentato come Bob Card, che io ho pensato fosse una sorta di promozione estiva che si fosse inventata Bob, questo magnate della telefonia che ti permette di inviare sms gratis e chiamare tutto il mondo a spese sue perché gli fai pena, tu poveraccio che non arrivi a fine mese. Tipo Summer Card che non è proprio così, ma ci siamo capiti. Invece il mezzo si chiama bobcat (quello dell’immagine è radiocomandato, quello nel mio piazzale no. Quello dell’immagine sarà 40 centimetri, quello nel mio piazzale 40 metri) ed è un giallo veicolo gigantesco che sta occupando il 90 per cento del mio piazzale (nel restante 10 c’è la casetta di Iker con Iker dentro). Ha un carrellino elevatore in cui stanno degli omini che salgono sui tetti senza entrarti in casa. Questo mia madre lo trova geniale, lei che in casa ha tutti i suoi segreti. Stanno cambiando il comignolo che dopo il terremoto ha cominciato a sgretolarsi e nessuno se n’è accorto finché il processo non è giunto a compimento. Devo ringraziare Bob perché, se non fosse stato per lui e per la sua discreta utilitaria, io non mi sarei svegliato per niente al mondo e con tutte le cose che devo fare, all’apertura naturale degli occhi, avrei potuto tentare il suicidio. Quindi grazie Bob, sappi che hai salvato una vita irrompendo nella sua proprietà senza entrare in casa, e quella vita ti deve la vita, appunto. Ti ringrazio perché arrivi sempre al momento più opportuno, con un tempismo straordinario, come quando, poco fa, ho avviato una canzone e tu sei partito fuori BBBBRRRRRUUUUMMM! e neanche le cuffie e il volume a palla mi hanno permesso di coglierne poche parole almeno.
Le mie vacanze vere devono ancora arrivare. A di là di Finale Ligure e la fiera di Vento Letterario, non ho smosso il culo da L’Aquila. Sabato si parte per Firenze e domenica (da Firenze) per Berlino, se ho ben capito. Anche quest’anno io Luca e Niccolò siamo riusciti a organizzarci la nostra vacanza. (L’hanno organizzata loro. Io ho solo detto sì e fatto tanti saltelli sul posto all’idea.)
Prima di partire vi lascio i saluti e i compitini per le vacanze così da poter provare a riempire il vuoto incolmabile lasciato dalla mia assenza. Intanto qualcuno sta leggendo Supermarket24 e arrivano di tanto in tanto piccole recensioni e commenti. Ecco quello che ha scritto Mary sul suo blog, che ringrazio tantissimo. Il parere dei lettori è per me l’unico modo per capire se sto procedendo nella giusta direzione. Sono curioso di come arriva Supermarket24 a chi lo legge, cosa arriva prima e cosa per niente di quello che faceva parte dei miei intenti mentre lo scrivevo.
Luca Sognatore, da cameriere a commesso del reparto ortofrutta di SpesaPiù, è un attento osservatore della più varia umanità. Ha difficoltà a distinguere i vari tipi di verdura ma riesce bene a capire (da poche parole e particolari fisici) una persona. Le sue critiche, la sua ironia, il suo sarcasmo bersagliano clienti e colleghi eppure, in certe situazioni, il giovane si mostra dotato anche di empatia e compassione. La prima giornata di Luca al supermarket, quindi, è scandita da vari episodi, incontri e divagazioni mentali tra pesche e meloni, il tutto condito da una spruzzata di trasporto amoroso verso una collega.Matteo Grimaldi, già apprezzato per Non farmi male, una raccolta di racconti edita da Kimerik, con Supermarket24, Camelopardus editore, conferma la sua bravura e si fa apprezzare per una cresciuta sensibilità.
Alcuni brani ci fanno sorridere, altri temere per le sorti di Luca e altri ancora ci commuovono a sorpresa. Basti pensare a Lory, la macellaia tradita.“Eri sicura di te.(…) Il giorno dopo da sola. (…) Dopo diciannove anni di matrimonio, da sola. Hai sempre creduto ad ogni favola. Hai sempre creduto. Perché quell’amore era tutta la tua vita. Nessun maledetto particolare. Poi scopri qualcosa che non deve esistere, che distrugge il sorriso, e che lo fa per sempre”.
Il finale non è scontato e la “Postfazione ringraziamentosa” chiude degnamente un bel romanzo da leggere sotto l’ombrellone o un bel plaid!
MaryZed
Se vi va, vi invito a scrivere la vostra personalissima recensione e a inviarmela a matteo1077@gmail.com sarò felice di pubblicarla. Saluto Bob e torno a scrivere.
Alla prossima!
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