Oggi è la festa della Repubblica Italiana. Napolitano ha dedicato una sostanziosa parte del suo discorso agli sfollati aquilani che la passeranno in tenda, sotto la pioggia (perché qua piove da 3 giorni); lo ringrazio. Vorrei estendere la dedica di questa giornata, nella quale ogni anno proviamo a ricordarci di voler restare uniti attorno al primo degli ideali e dei diritti: la libertà, ai parenti dei passeggeri del volo sparito nell’Atlantico. Stanno continuando le ricerche, c’è ancora qualcuno che ha fiducia possa esserci qualche sopravvissuto. Non c’è stato alcun tentativo di ammaraggio o, se c’è stato, tanto bene non dev’essere andato, perché se no a questo punto starebbero tutti felici e contenti a sguazzare nelle tiepide acque tropicali. Supponiamo che l’aereo non sia esploso nell’impatto con l’acqua e che siano rimaste delle aree stagne in cui restare all’asciutto e respirare. Ora quei signori si trovano a 4mila metri di profondità. Rilevante la testimonianza del pilota del volo Parigi-Rio, tratta opposta a quello dell’Airbus scomparso, che dice di aver visto delle luci arancioni sull’Atlantico durante il loro volo, proprio nella zona in cui dovrebbe essere precipitato l’aereo. Le speranze sono veramente infinitesime.
Quando capitano di queste tragedie c’è sempre chi doveva finirci dentro, ma che in un modo o nell’altro, per caso, fortuna, destino, mano di Dio, non lo so, di certo gran culo, all’ultimo l’aereo non lo prende. È capitato a un medico francese e alla moglie che hanno fatto di tutto per imbarcarsi sull’aereo AirFrance, ma era pieno. “Siamo dei miracolati, volevamo essere su quell’aereo a tutti i costi e invece siamo rimasti a terra qui a Rio de Janeiro”, ha raccontato il professor Claude Jaffiol.
“Eravamo a Brasilia e avevano deciso di accorciare il nostro soggiorno e di rientrare a Montpelier, abbiamo smosso mare e monti per trovare un posto ma non c’è stato niente da fare”, ha proseguito Jaffiol riconoscendo di aver avuto una fortuna incredibile. Altra fortunosa coincidenza quella che ha salvato Marcelo Calaca, analista giudiziario di 37 anni che, giunto all’aeroporto, si è accorto di avere il passaporto scaduto da 2 mesi. Insieme a lui c’era un amico americano che ha deciso anch’egli di rinunciare al volo. “Avrei potuto insistere per imbarcarmi, ma ho pensato che se avevo il passaporto scaduto una ragione doveva esserci” ha detto Joao Marcelo al giornale O’Globo. “Sembra strano dirlo adesso, ma non avevo una bella sensazione.” Fatto ritorno a casa, all’alba il brasiliano è stato svegliato da una serie di telefonate sul cellulare, così ha saputo della notizia. “E mi sono venuti i brividi mano a mano che assistevo alle notizie alla televisione. Una sensazione difficile da spiegare, di allegria enorme, ma anche di profonda tristezza per tutte le persone che erano su quell’aereo.” Per non parlare del signor Claudio Freddi, un ingegnere di 54 anni che aveva prenotato un posto su quel volo per poi tornare in Italia, ma all’ultimo momento un contrattempo sul lavoro l’ha costretto a restare in Brasile salvandogli la vita. Ha chiamato a casa per rassicurare i familiari angosciati per le notizie che arrivavano dai TG: “State tranquilli perché io non ero sull’aereo”.
Io son contento per loro, per carità, però sconsiglierei a ciascuno dei suddetti miracolati la visione di Final Destination che comincia esattamente così. Fossi in loro avrei il culo serrato all’idea che la Morte si fosse già messa sulle mie tracce.
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