Un tempo che mi sembra la vita di un altro, tanto è lontano dal me di adesso. Ricordo tutti i fotogrammi. Tornavo da una serata felice, di quelle che mi andavo a cercare col lanternino, come le persone più belle, pensavo, sempre a centinaia di chilometri. Fa più amore, fa più dolce viaggiare per amore.
Forse la nottata più fredda dell’anno. Aveva nevicato tutto il giorno – quando a L’Aquila nevica, nevica veramente – e questo non era bastato a distogliermi dal partire. Stasera è pericoloso, è meglio se resti a casa, lo diceva una voce poco convincente se tradotto suonava più o meno così: dovrai aspettare un’altra settimana senza i suoi baci, i suoi occhi verdi e arancioni, i suoi denti d’un bianco tale che non riesci a non fissarli. Sono partito fregandomene della neve, di fiocchi piccoli come farina, fitti e costanti come se il cielo fosse un gigantesco sacco che non si svuota mai. Al ritorno avevo il suo profumo addosso e sul viso un sorriso lieve lasciato dal ricordo, il pensiero che non cambia. Notte fonda di silenzio. La strada era un inferno ghiacciato che non potevo dividere con nessuno e sugli occhi se ne stava comodo il peso della stanchezza dopo una giornata di lavoro, di studio, di viaggio, di amore, di viaggio ancora, per tornare a casa e arrivare quando il sole si sveglia. Non si dovrebbe mai farlo; lo sapevo, comunque lo facevo.
Un colpo di sonno, il manto stradale ghiacciato, i tergicristalli non ce la facevano a scansare la neve che si abbatteva a folate di vento sul parabrezza. E non so cos’altro mi ha fatto sfondare il guardrail finendo in un campo di fango alto più di un metro, oltre la carreggiata, alle 4 di notte. Stavo bene. Sono sceso dalla macchina e sono tornato sulla statale, bombardato dalla neve, con ghiaccioli al posto delle dita. Ho chiamato l’amore che non era amore, ovvio. Aveva spento il telefono e, quando il giorno dopo – tutto è bene quel che finisce bene – le ho raccontato, ha detto: “mi dispiace”, ma non così tanto. Da quel momento ci siamo sentiti sempre meno finché non ci siamo sentiti più.
È passato soltanto uno spazzaneve, si è fermato.
“Ho avuto un incidente. Sono uscito fuori strada. Potrebbe aiutarmi?”
“Devi aspettare le 7 per chiamare un carro attrezzi.”
“Sì, ma sono le 4 di notte, fa un freddo cane e la mia macchina è bloccata nella fanghiglia. Che faccio?”
“Devi aspettare le 7 per chiamare un carro attrezzi.”
Possibile che non vedesse i miei occhi di panico? La paura?
Sono tornato in macchina e là sono rimasto. Per fortuna si accendeva, almeno. Ho dosato la benzina, lasciandola accesa soltanto quando il sollievo dell’aria calda diventava indispensabile. In quelle 3 lunghissime ore ho viaggiato oltre la realtà, dove un uomo dai lunghi capelli neri e gli occhi scuri mi ha salvato condannandomi per sempre.
Al mattino è arrivato il carro attrezzi, un amico è venuto a prendermi. Me la sono cavata e la disavventura mi è servita da lezione, però l’immagine di quell’uomo solo immaginato continuava a cercare la mia attenzione. Così gli ho dato voce, vita, in una storia terribile partita come un esperimento fantasy e trasformatasi in una lunga novella vampirica di cui vado molto fiero, prodotta poi da La Tela Nera.
Su un letto d’ospedale un corpo urla senza poter parlare. Per tutti è un silenzio irrecuperabile, per Alejandro un gioco notturno. Cosa vuole da lei? ‘Veleno Rosso Sangue’ è un fantasy dai toni cupi che percorre, attraverso una scrittura malinconica, la distanza brevissima fra vita, morte e immortalità.
Sono passati più di 5 anni dalla sua uscita. Bella ed Edward Cullen ancora non sapevano di dover vivere la loro tormentata storia d’amore raccontata nel fortunatissimo Twilight e Lady Gaga ancora non conquistava i suoi miliardi di fan con le note di Alejandro, Roberto, Giuseppe e Antonio. Eppure, nonostante il mio protagonista si chiamasse Alejandro e fosse un vampiro, non ha avuto il destino di gloria che avrebbe raggiunto loro qualche anno dopo, che ve lo dico a fa’! Comunque da pochi giorni è stato rilanciato all’interno della libreria virtuale del mitico Starbooks Coffe. Ringrazio Andrea Malabaila, Carlotta Borasio e Giulia Meli per l’ospitalità. Questo è il link per scaricarlo gratuitamente. Potete leggerlo sui vostri PC perché è un semplice pdf. Mi farebbe tanto piacere se lo faceste e lasciaste poi le vostre impressioni sia quaggiù che da loro.
Buon Week(book)end!
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