La peggiore delle ipotesi era che il dottore mi dicesse: Mi spiace, la neurologa mi conferma che il difetto nervoso di Zion-cane non è dipeso da me. Perciò dovrete sostenere di tasca vostra la spesa dell’operazione sul legamento crociato dell’altra zampa. Che non ammettesse le sue colpe, insomma. Mi aspettavo che chiamasse il nostro cane per nome almeno una volta, e che dicesse almeno una volta: Mi dispiace. Invece non l’ha chiamata per nome mai in questi lunghi mesi, più di un anno, di visite sbrigative e viaggi L’Aquila-Roma, e non l’ha fatto mercoledì, né gli è scappato un mi dispiace per sbaglio o circostanza. Quando pensi di essere capace di immaginare il peggio, è la volta che ti ritrovi a prendere atto che la vita sa fare di più. In questo post leggerete di particolari all’apparenza poco rilevanti e scollegati fra loro. Mi servono a descrivere l’aria, il filo conduttore che alla fine farà sì che tutto torni. La clinica, della quale non farò il nome neppure stavolta, come anche del dottore, nell’attesa di poterlo fare naturalmente, e non soltanto su queste pagine, si trova in una zona trafficatissima di Roma. Parcheggiare nelle vicinanze è impossibile. Al piano terra dell’edificio c’è un parcheggio a pagamento. Avanza verso di noi una ragazza che ci spiega: Il posteggio costa 4 euro la prima ora e 3 euro per ogni ora successiva. Io sto per dire qualcosa, lei interrompe la materializzazione del mio pensiero aggiungendo: Ah, è sufficiente un minuto a far scattare l’ora. Per esempio, se state 2 ore e un minuto, pagate 4 più 3 più 3 euro.
Una serie di attese favoriscono la lievitazione del costo complessivo del parcheggio.
– L’attesa in coda per segnalare alla signora dell’accettazione il nostro arrivo. (15 minuti)
– La lunghissima attesa prima che il dottore decida di riceverci. (30 barra 40 minuti; ci è capitato anche di aspettare un’ora dal momento dell’appuntamento)
– Il tempo effettivo della visita. (una mezz’ora, mediamente)
– Quello per saldarla, la visita. Le visite costano dai 70 euro in su, e devi rifare la fila pure per pagare. (un altro quarto d’ora ad essere ottimisti)
– Raggiungere nuovamente il parcheggio e guardare l’orologio. (dai 3 ai 5 minuti)
Ecco fatto le 2 ore e un minuto. La nostra presenza viene annunciata al microfono: La visita delle 17 e 30 per il dottor ortopedico Macello e la dottoressa neurologa Chil’havistapiù è arrivata. Inizia la seconda lunghissima attesa. Secondogenita si siede con Zion-cane che fatica a trovare pace, con tutti quegli animali fasciati che piangono e vorrebbero trovarsi a migliaia di chilometri da lì, con la zampa destra operata che non controlla più a pieno, e l’altra col crociato rotto. Io vado a informarmi sul costo delle medicine che il dottor Macello aveva prescritto a Zion-cane per l’artrosi: Vi conviene la confezione grande, c’è un notevole risparmio. La donna legge il nome del medicinale sulla ricetta: Sì, lo vendiamo direttamente in clinica. La confezione piccola da 70 pasticche costa 80 euro. La confezione grande da 140 pasticche costa 150 euro. Non sono riuscito a evitare alla mia faccia di deformarsi. Lei se ne accorge e aggiunge: Sono molto efficaci. Io le rispondo: Immagino di sì. Volevo soltanto sapere il prezzo, e torno a sedermi domandandomi intanto dove fosse la convenienza, e poi se è possibile pagare una pasticca per l’artrosi più di un euro. Ci chiamano che sono le 18 passate. Un tirocinante in divisa verde scuro ci parcheggia in una piccola stanza interna, con un tavolino al centro e un banchetto con sopra carte e un computer acceso, rassicurandoci: Arriviamo subito, un pochino di pazienza! Quanta ancora ne avremmo dovuta dimostrare non lo sapevamo neppure noi. Da quel momento passano altri 20 minuti nei quali io e Secondogenita stiamo in silenzio. Ci rendiamo entrambi conto che ci aspetta un momento difficile. Arriva il dottor Macello e mi saluta sorridendomi e stringendomi la mano, lo stesso fa con Secondogenita, Zion-cane neppure la guarda. Poi si rivolge a me dandomi del lei: Allora, mi ricordi che succede! Non si ricorda chi siamo e perché siamo qui. Non è possibile. Mentre gli faccio il riassunto delle puntate precedenti, penso che questa sua recita non mi piace. Lui finge di ricordarsi improvvisamente e spiega i dettagli alla dottoressa neurologa Chil’havistapiù al suo fianco, concludendo: Il signore, la volta scorsa, mi ha chiesto di venire loro incontro economicamente per l’operazione che il cane dovrà subire all’altra zampa, alla luce del fatto che la responsabilità del danno neurologico potrebbe essere la mia, in seguito alla prima operazione. Io voglio da te un parere per capire se è davvero andata così. La neurologa fa un cenno di assenso col capo e ci invita a far camminare Zion-cane. Ci fa fermare in un corridoietto verdognolo dalla luminosità limitata, che puzza d’urina. Tira fuori dalla tasca del camice un martelletto. Si accovaccia e assesta qualche piccolo colpo su entrambe le zampe di Zion-cane. Questo è sufficiente per avere un quadro chiaro della situazione perché il dottor Macello la invita a un consulto privato. Ci dicono di aspettare lì, nel corridoietto buio che puzza di urina, il tempo di una discussione che verte sul parere della neurologa in merito al fatto che il dottore abbia o meno danneggiato i nervi della zampa di Zion-cane, ma alla quale noi non siamo chiamati a partecipare. Mentre si chiudono la porta alle spalle, mi volto verso mia sorella e le dico: La stanno facendo veramente losca, comunque aspettiamo che ci chiamino. Ricompare il dottor Macello che ci invita a seguirlo. Ci ritroviamo nella stessa stanza col tavolino, il banco e il computer acceso. Inizia dicendoci che la dottoressa conviene con lui sul fatto che in effetti sussistono alte probabilità che il danno neurologico alla zampa di Zion-cane sia dovuto all’operazione, ma che la certezza scientifica non esiste. Cerco la dottoressa con gli occhi, ma non c’è. L’avrà fatta andar via prima che io potessi chiedere spiegazioni direttamente a lei. O forse è lei ad aver voluto evitare di metterci la faccia. E’ la seconda evidente scorrettezza, ancor più losca della riunione segreta. Lui riprende: Arriviamo al sodo. L’operazione al crociato costa 1800 euro. Voi mi chiedete di fargliela gratis, io vi rispondo che sono disposto a farla per la metà, cioè 900 euro. Sento le forze scendere attraverso le braccia e suicidarsi a testa in giù per terra: Lei ritiene di aver causato un’invalidità permanente al nostro cane, nel corso di un’operazione per la quale è stato pagato quasi 2000 euro. E adesso mi sta dicendo che un’invalidità permanente ha un prezzo, e in questo caso sarebbe equivalente a 900 euro? No, io non ritengo di esserne il responsabile, e voi oggi siete venuti qua a svoltare un crociato gratis. Il sangue mi va in ebollizione anzitempo; mi sta trattando da pezzente. Mi ripeto: Matteo calma, e rispondo: Non si permetta. Del crociato rotto ce lo ha detto lei. Non lo sapevamo prima. Il dottor Macello prosegue con quella che poi si rivelerà la miccia dell’esplosione: Le faccio un esempio. Lei va dal carrozziere a far aggiustare la sua automobile tamponata. Ritira l’automobile, paga e torna a casa. Dopo un anno si ripresenta dal carrozziere perché ha notato della ruggine, e dà la colpa a lui. Visto che nel frattempo si è rotto il motore, lei è la classica persona che pretende dal carrozziere che le venga aggiustato il motore gratis. Queste sue parole mi fanno rinunciare al buono che è in me: Intanto complimenti per la similitudine fra un cane e un’automobile. E poi, anche fosse, il carrozziere mi restituisce la macchina fiammante. Lei mi ha restituito Zion zoppa. Ma quale zoppa che cammina benissimo, m’interrompe: L’operazione è perfettamente riuscita, l’anca è allineata. Sì, l’operazione è riuscita e il paziente è morto, ribatto. A quel punto interviene Secondogenita: Ma ci vede? Non appoggia la zampa come dovrebbe, si muove male, tutta storta, impiega tempo a sedersi e ad alzarsi, ha i polpastrelli sanguinanti… Mi dispiace vedere mia sorella con le lacrime agli occhi, che non riesce a capacitarsi. Non ci sto a farmi prendere per i fondelli ulteriormente. Stavolta mi rivolgo a lei: Tu stai cercando di spiegare a un dottore veterinario specializzato in chirurgia ortopedica che il cane cammina male? Ma lui (e lo indico) lo sa e lo vede molto bene. Ci sta prendendo in giro, il dottore. Calco sulla parola dottore, indicandolo. Lui nega: Io non sto prendendo in giro nessuno. Vi sto facendo un’offerta, un compromesso più che buono, mi pare, visto che non è neanche sicuro che il danno gliel’ho provocato io. La vita è fatta di compromessi! No, non è vero: Forse la vita sua è fatta di compromessi. Mi può spiegare quali altri fattori potrebbero essere intervenuti a causare il danneggiamento dei nervi, secondo lei che è un luminare? Calco sulla parola luminare. Il dottor Macello alza gli occhi al cielo: Uh, quante gliene potrei dire… beh per e-e-esempio… (sta balbettando?) beh… non le rispondo perché se no lei pensa che me le stia inventando. Questa conversazione sta toccando l’assurdo, penso mentre lui aggiunge: Comunque, se volete farvi 2 soldi potete anche denunciarmi, io ho un’assicurazione. Pensi che sono stato condannato a pagare 10000 euro a una signora che ha presentato in tribunale pure la lista delle visite dallo psicologo. (E lo dice pure?) Con questa storia dei soldi ha rotto, e glielo dico così: Io non sono venuto qui a elemosinare dei soldi. Se tanto lo vuole sapere avrei timore a far operare Zion da lei anche gratuitamente, perché sa qual è il fatto? Che per lei un automobile e un cane sono la stessa cosa. Forse nella vita avrebbe dovuto fare il carrozziere e non il veterinario. Il dottor Macello si agita e sbatte le braccia in aria: Benissimo! Ritiro la mia offerta. Prego prego, da quella parte, e ci indica la porta. Uscendo lo saluto: Forse non ha capito che la sua offerta non l’ho presa in considerazione neppure per un secondo. Buona giornata, e ci risentiremo presto. *Sì, era e rimane una minaccia.
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