Stanotte alle 5, o domattina, che dir si voglia, comunque alle 5, stacco la spina e la riattacco a Firenze. Quanto mi piacciono i ritorni! Rivedrò Palazzo Vecchio, la giostrina di Piazza della Repubblica con la libreria Edison sotto i portici. Se solo potessi, traslocherei al reparto narrativa, e andrei avanti a pane, acqua, libri e presentazioni. L’Arno con tutti i suoi ponticelli. Mai abbastanza lontano da me è nato proprio su uno di quelli, prima che a L’Aquila, e poi è andato a finire dentro Una valigia tutta sbagliata. E i miei amici, che certi giorni mi mancano da starci male. Ogni volta che li sento al telefono, penso a quanto tempo insieme stiamo perdendo, forse sprecando. Sento il bisogno fisico di riabbracciarli. Tanto che ci siamo, andiamo pure a gustarci il buon brodo di quella gallina vecchia di Madonna. Ho sempre pensato che non sia ‘sto granché, e non ho cambiato idea nel 2006, quando ho assistito al suo show a Roma. Se penso a Madonna, mi viene in mente uno speciale televisivo dedicato a com’era/com’è: come e cosa sono diventati i VIP invecchiando. La bambola Barbie è diventata Madonna, appunto. Allo stadio Olimpico di Roma, il 6 agosto del 2006, ho vissuto la giornata più asfissiante della mia vita. Dovrebbe esserci qualche resoconto su queste pagine ma, al solo ripensarci, mi mancano le forze per cercarlo. Dopo le prime 5 ore di attesa, in piedi, sotto il sole, circondato da corpi parcheggiati a una distanza massima di 6 millimetri dal mio, ho iniziato a vedere milioni di pallini neri su fondo bianco. Non so se avete una vaga idea di quanti gradi possa raggiungere l’aria in un 6 agosto qualsiasi nella Capitale. Io non ce l’avevo prima di allora, e l’ombrellino si è rivelato il classico inutile rimedio disperato del vacanziero inesperto. I raggi bollenti sbucavano dall’altra parte geneticamente modificati dalla tela sintetica, e trasformavano la poca aria respirabile in vapore acqueo, tipo effetto serra. No Alpitour? Ahi ahi ahi ahi! Per evitare il crollo di pressione, con conseguente intervento delle ambulanze, ricovero ospedaliero e figura di merda internazionale, ho cominciato a ingurgitare salatini, patatine, sandwich con la mortadella, quanto di commestibile avevo ficcato nello zainetto, senza bere nulla; l’acqua era finita da un pezzo. Ecco spiegato l’asfissiante di poco fa. Pure i fan, ahiloro, invecchiano. Ci avete fatto caso? Siete lì, fanciulli saltellanti e fanciulle svestite, con la testa bagnata di acqua e sudore, le scarpe di tela ai piedi e una chitarra che dà il la per ore di canzoni, in attesa che aprano i cancelli, sperando che la vostra artista possa sentirvi. L’ennesima tortura che ho dovuto sopportare, in religioso silenzio, se no questi qui ti conficcano una emme di perline di plastica al centro del cuore. Nelle foto che ho visto del concerto di Roma di martedì, ho riconosciuto gli stessi di 6 anni fa. Però con la pelata, la panzetta, la gobba e le tette calate. Non siamo più quelli di una volta, esclusi i presenti, naturalmente, e questo fa un po’ tristezza. Come non è la stessa la plurilaureata in Intonazione alla Harvard University. Ne ho lette e sentite di ogni sulla sua data romana. Va bene che la stampa italiana si dimostra il solito manipolo di caconi, però del parere spassionato degli amici mi fido. Un’amica mi ha chiamato per dirmi: Premetto che non voglio rovinarti la sorpresa, ma sono rimasta molto delusa. Ha cantato un’ora e mezza, e tutte canzoni nuove, delle quali pochissime carine. Una bambina dietro di me si è addormentata, e la gente alle 11 ha cominciato a lasciare lo stadio. Un’ora prima! Intanto grazie per la premessa. Poi ho pensato che avesse sbagliato concerto, che fosse andata a quello di Ivana Spagna alla sagra della pizza fritta. Così le ho chiesto: Sei sicura di essere andata al concerto di Madonna e non a quello di Ivana Spagna? Lei: Un concerto di Ivana Spagna costa 80 euro? Sì che l’euro precipita, però…
Almeno un paio di circostanze si sono mosse a favore della tesi che niente è casuale, e tutto va interpretato come segno di qualcosa. In questo caso, segno che non potevo mancare.
– Firenze, intanto. Per quanto detto sopra, e per tanto altro non-detto che porto dentro. Madonna non poteva scegliere città migliore per convincermi. Sì, credo che l’abbia scelta per questo. Ci tiene molto alla mia partecipazione.
– Il 16 giugno, che non è un giorno comune. Niccolò festeggia 26 anni, e difficilmente saltiamo i nostri compleanni, nonostante i quasi 400 km che ci separano.
– Io e Papi non ci siamo mai fatti 3 giorni insieme. Andare con lei mi fa felice e mi preoccupa in egual misura. Più la seconda.
Piccolo PS lampo: Mi scuso con i miei responsabili per aver loro causato attacchi di panico a raffica e crisi d’ansia per tutti gli intrecci di orari e turni e riposi e permessi a cui li sto costringendo per i miei comodi. Dopo 5 mesi senza farmi manco un’ora di ferie, avrò diritto a 3 santissimi giorni di vita mia?
Lascia un commento