Nel tentare di decifrare il 15° Censimento, che l’Istat ha provveduto a farci pervenire nelle nostre abitazioni, forse vi sarete soffermati qualche istante in più sulle 3 righe a inizio pagina numero 2, che rispondono come segue alla domanda: Cosa si intende per famiglia?
Un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune. Una famiglia può essere costituita anche da una sola persona.
Una famiglia quindi è un insieme (non si fa cenno al numero degli elementi se non alla fine quando addirittura dice che una persona, da sola, deve essere considerata una famiglia) di persone legate dai vincoli più generici (non fa riferimento al sesso, né ai diritti di legge. Questo vuol dire che per l’Istat 2 donne o 2 uomini che vivono insieme sono una famiglia, come potrebbero esserlo una donna e il suo bambino, adottato da single, se in Italia fosse possibile. In Italia non è possibile perché un/una single non viene considerata/o giuridicamente una famiglia, perché sostanzialmente non può sposarsi con se stessa/o). L’importante è che queste persone vivano insieme, almeno ai fini dei dati che interessano all’Istat.
Ma che cos’è una famiglia? Andiamoci a leggere la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e nello specifico l’articolo 16 che afferma:
-Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, sesso, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento.
-La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
Bene. Nella cultura occidentale la famiglia viene definita in modo specifico come un gruppo di persone affiliate da legami consanguinei o legali, come il matrimonio o l’adozione o la discendenza da progenitori comuni. Gioca quindi un ruolo determinante la legislazione del singolo Paese. Allora, per capire come siamo messi noi italiani, non ci resta che aprire la Costituzione. Ad occuparsi della famiglia è l’articolo 29, che dice:
-La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
-Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Benissimo e facilissimo. Il matrimonio sembrerebbe essere la discriminante: in Italia per costituire una famiglia riconosciuta dalla legge devi sposarti. Allora bisogna far presto. Telefonare al ristorante, al pasticcere, scegliere i testimoni, le bomboniere, far stampare gli inviti, prenotare il viaggio di nozze e pensare alla prima notte da coniugi… ALT! Prima domandatevi se avete il diritto di sposarvi. Vivete in Italia e, ve lo ricordo, in Italia non sempre è possibile. Torniamo alla nostra Costituzione, e andiamoci a leggere in particolare il paginone dedicato agli impedimenti matrimoniali, le condizioni cioè che la legge considera incompatibili con l’assunzione del vincolo matrimoniale. Magari mi è sfuggita, ma non ho trovato nessuna voce in cui si dice che a 2 persone dello stesso sesso dev’essere vietato il matrimonio. La Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, La Carta di Nizza e diverse Risoluzioni del Parlamento Europeo hanno sancito per molti anni la necessità di evitare discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale nel diritto ad avere una famiglia. Ma allora, perché in Italia (il Paese delle mezze verità) 2 persone dello stesso sesso non possono sposarsi e dar vita a una famiglia alla quale vengano riconosciuti diritti e doveri previsti dalla legge?
In tutto questo l’Italia si pone al di fuori di qualsiasi confronto giustificandosi con il ricorso ad una matrice religiosa che determinerebbe l’impossibilità di celebrare matrimoni omosessuali.
Ecco spiegato l’arcano: il problema è la Chiesa che determinerebbe. I diritti della gente sottomessi a un condizionale.
Incredibile eh?! Facciamo correre i neutrini, ce ne andiamo a spasso nello spazio stellare e non facciamo sposare 2 che non pretendono molto, se non essere riconosciuti come famiglia. Che male fanno? E poi dicono il progresso.
Per concludere solo un dato. Al 2011 sono ammessi matrimoni omosessuali in: Messico, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo, Spagna, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Islanda, Gran Bretagna, Argentina e negli Stati USA del Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire, New York. Altri stati tipo Israele invece, non celebrano matrimoni tra persone dello stesso sesso ma riconoscono quelli celebrati all’estero. In Africa è prevista la pena di morte.
Noi come Italia, a chi ci sentiamo, ed effettivamente siamo, più vicini?
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