Stamattina ho afferrato con decisione il tagliacapelli e mi sono sbarazzato di tutta quella lanetta di bassa qualità che, agglomerandosi in mucchi sempre più compatti seppur irregolari, aveva dato alla mia testa la ridicola conformazione ad asso di picche. Suona il telefono. “Matte’?” È mia madre. “Senti, che fai?” Faccio che ho mezza testa rasata e devo sbrigarmi a finire prima che tu torni e col tuo radar ti metta a ispezionare ogni mm quadrato di pavimento, sanitari e tappeti per individuare microscopiche fibre di capelli sfuggite alla mia maniacale pulizia, e impazzire furiosamente come ogni volta che decido di rasarmi. “Niente, che è successo?” “Mah, no, è che… c’è il sugo nel frigorifero e la pasta cruda nel mobiletto sopra al frigorifero e il parmigiano nel frigorifero e la pentola nel mobiletto sotto ai fornelli e il mestolo di legno nel cassetto…” “Mamma, so dove sono tutte queste cose. Abito qua da quando ci abiti tu!” Il tono è il suo tipico tono da panico faticosamente controllato. Quando fa finta che sia tutto sotto controllo, che quella sia una telefonata come tante, casuale, e invece sta crepando di paura. La verità è che ha telefonato per un ben preciso motivo, accertarsi che io sia vivo, e non ci mette molto a palesarsi.
“Esciiiiiiiiiii!” “Come?” “Come coome!? Esciiiiiii!” “Mamma, non urlare. Perché dovrei uscire?” “L’hai sentita?” “Cosa?” “Come cosa, la scossa!” “No!” “Stai scherzando, vero? Stai scherzandooo?” “No, ti giuro. Non l’ho sentita!” “Ma se è stata fortissima, f-o-r-t-i-s-s-i-m-a!” “Probabilmente non sarà stata così forte, se io neanche me ne sono accorto.” “Ma se qua siamo usciti tutti!” “Hai dato l’allarme tu?” “Sì, l’ho sentita e siamo usciti tutti!” “Ah, ho capito. Va be’, comunque stai tranquilla!” “Va bene ci vediamo dopo.” “Ciao!” “Ciao… esciiiiiiiiiiiiiiii!” CLICK.
Sono andato a controllare ed è stata di 2.1. Come cavolo fa a sentirle? Io quasi quasi la segnalo a Giuliani che pare si sia indebitato fino al collo per acquistare una sonda speciale che – a suo dire – gli permetterà di ottenere risultati molto più precisi e fare quindi previsioni al minuto e a quel punto forse, oltre al mese della scossa, indovinerà magari anche la città.
Mia madre altro che sonda! È sufficiente piazzarla in una zona nevralgica e lasciarla lì tre o quattrocento ore ad elaborare. Lei è capace di rilevare tutti gli spostamenti del sottosuolo, anche i più insignificanti. Forse è per questo che ieri sera, mentre ce ne stavamo amorevolmente riuniti attorno al tavolo a gustare un elaborato piatto di prosciutto e melone, la nostra cena (lei sempre seduta a metà, pronta allo scatto qualora dovesse verificarsi l’improvvisa manifestazione del fenomeno naturale), d’improvviso è sparita. Vi giuro, tempo di abbassare gli occhi sul piatto, portare alla bocca un pezzetto di melone, rialzarli e al suo posto non c’era più nessuno. L’hanno ritrovata poco prima della mezzanotte al solito campetto di erba medica a quattrocentonovantasette chilometri da qui. Al pastore che la minacciava di riempirla di schioppettate perché la poverina, in un eccesso di fame, aveva preso a brucare la sua erba medica, ha detto: “Mi scusi, ma ha fatto il terremoto!”. Quando la Protezione Civile – divisione CU (Casi Umani) l’ha riportata a casa, le ho spiegato, e l’ho a fatica convinta, che non si era trattato del terremoto, ma semplicemente di un camion.
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