Volete sapere perché Gomorra è stato escluso dagli Oscar? Perché per sfortuna dell’Italia, di Saviano, di Garrone, ma mi vien da ringraziare Dio per il mondo intero, invece, esistono film come Milk. Sono andato a vederlo ieri sera. Lo davano al Massimo, il cinema che da un po’ di anni a questa parte sembra voler fare soltanto scelte di qualità, quei film la cui risonanza appare minore a dispetto di una loro consistenza fortissima, spesso incompresa ai molti. In sala eravamo 6, mentre Italians al Movieplex faceva il tutto esaurito. Non che a me Verdone non piaccia, anzi, ma avevo voglia di farmi trasportare dal racconto di un’esistenza capace di evocarmi riflessioni forti. È la storia di Harvey Milk e del suo coraggio. Come molte altre persone omosessuali dei primi anni 70, Milk si trasferì a San Francisco, dove si stabilì con il suo compagno Scott Smith e aprì un negozio di fotografia nel quartiere gay di Castro. Emerse ben presto come un leader della comunità gay fungendo da rappresentante per gli interessi del quartiere nelle relazioni con il governo cittadino. A dispetto di un clima ostile a livello nazionale agli omosessuali, si candidò 3 volte (senza successo) a cariche elettive. Emerse così come portavoce della vasta comunità gay di San Francisco finché, nel 1977, venne finalmente eletto consigliere comunale, risultando così il primo rappresentante eletto di una delle maggiori città degli Stati Uniti ad essere apertamente gay. Si batté in difesa di una legge per i diritti dei gay. Fu decisivo nel rigetto della Proposition 6, supportata dal senatore dello stato Briggs, che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnanti dichiaratamente gay in base alla loro identità sessuale. Harvey Milk venne assassinato il 27 novembre 1978 all’interno del Municipio, dall’ex consigliere comunale Dan White. White aveva rassegnato le dimissioni pochi giorni prima, a seguito dell’entrata in vigore di una proposta di legge sui diritti dei gay a cui si era opposto. Entrò in municipio attraverso una finestra aperta del seminterrato, per evitare che venisse scoperto con la pistola e con i 10 caricatori che aveva in tasca. Dopo essersi fatto strada fino all’ufficio del Sindaco, incontrò Moscone e cercò di convincerlo a riconfermarlo. Non riuscendoci gli sparò ripetutamente. White ricaricò l’arma e si aprì la strada fino alla parte opposta dell’edificio, dove incontrò Milk e gli sparò al petto. Milk collassò a terra privo di sensi. White continuò a sparargli un altro intero caricatore a bruciapelo sulla testa. Milk, consapevole del rischio che correva, aveva registrato numerose audiocassette da ascoltare qualora fosse stato assassinato. In una di queste registrazioni sono immortalate le sue parole ormai celebri: “Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese”.
Non si intraprendono battaglie contro concetti calcificati in milioni di teste, senza essere un po’ folli. Un uomo immensamente coraggioso a capo di un movimento che chiedeva soltanto il diritto di un’esistenza giusta, quella che dovrebbe garantire ogni luogo civile. Ha convinto un intero Paese a dare ascolto alle parole di una minoranza considerata ancora il frutto di una qualche strana modificazione genetica o addirittura del Male come antagonista di Dio. Un film che consiglio senza alcun dubbio, e mi auguro che le 8 statuette dorate degli Oscar se le porti a casa tutte.
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