• Oggi ero dell’umore giusto, perciò l’ho fatto; o comunque c’ho riprovato.
    Lo sono quasi sempre per scrivere, sempre sempre sempre (tre “sempre”) per leggere, abbastanza mai (quindi nessun “sempre”) per dedicarmi allo studio. Oggi lo ero. Sì, oggi mi andava di autoinfliggermi l’umiliazione di fissare per ore lo schermo del computer fino al solito punto di non ritorno, quando non mi ricordo più come mi chiamo, dove mi trovo e che ci faccio qui.

    Il progetto della tesi è molto complicato per me. Quel “per me” conta, per questo è in corsivo. Uno studente di Informatica che arriva alla tesi dopo un percorso mediamente lineare troverebbe il mio progetto comunque complicato da realizzare (quindi senza “molto”), ma se la caverebbe con pochi graffi. Io arrivo alla tesi dopo aver percorso migliaia di chilometri in più, inutili e costati anni persi. Possiamo discutere se siano stati o no davvero anni buttati. Io non lo credo. Avrei potuto sfruttarli meglio, questo sì. Persi sicuramente, visto che se ne sono andati nello scarico del cesso di un fast-food dove tutto è unto e puzzolente, pure le persone, e dove un “grazie” mica me lo ricordo.
    Col senno di poi gli “avrei potuto” della vita si moltiplicano. Certo non posso rimproverarmi per non aver smesso di alimentare il sogno, soprattutto alla luce del fatto che è ancora qua, sul mio tavolo, e non dentro a un cassetto. Rinnovato e più forte di prima.

    A Informatica non ci si laurea senza un progetto, e i progetti sono software composti da pagine di righe di codice che, se fossero scritte in caratteri cinesi, ci capirei qualcosa di più. Negli anni ho studiato poco e male, e ora sudo sangue per farmi entrare in testa regole e linguaggi di programmazione che neanche Dan Brown. Non chiedetemi come ho fatto a finire gli esami; non lo so.
    Quando si ha un obiettivo davanti, bisognerebbe raccogliere le energie dentro di sè e lasciarle interagire con gli stimoli che arrivano dall’esterno, affinché formino una forza positiva potente che spinge in quella direzione. Invece, dagli ultimi esami alla tesi ho fatto passare altro tempo, troppo. Un buco nero di anni che hanno risucchiato pure le poche abilità che per sola testardaggine ero riuscito a maturare.

    Dopo le prime due istruzioni di diecimila, mi rendo conto che neanche alla fine di oggi avrò idea di cosa quel foglio elettronico voglia dirmi. Ma stavolta è diverso. Stavolta posso! L’umore… ci siete?
    – Oggi sei dell’umore giusto. Ricordatelo, Matteo! – parlo da solo riassestandomi sulla sedia, poi esclamo: – Vediamo un po’ di capirci qualcosa!
    Non chiudo subito la schermata, come faccio sempre dopo un momentino (di ore) di sconforto, no no. Io spazierò nello spazio spaziale! Certo, come no. Col senno di poi, ecco che mi viene da dire: AHAHAH!!!
    Mi piaccio quando mi predispongo al successo (che non arriva comunque, sia ben chiaro), pure se ciò che mi aspetta ha dell’impossibile, per me.
    E allora muovo il mouse gasatissimo. Eseguo azioni disperate e totalmente a casaccio. Perdo il controllo sul mostro luminoso pur non avendolo mai avuto. Congiungo i palmi delle mani, come mi hanno insegnato le suore alle elementari quando ci si appresta a recitare l’Ave Maria, e imploro il buon Dio di far capitare qualcosa sul monitor. Un lampo, un’immagine chiarificatrice, un clic fortunoso che dissipi la nebbia e mi permetta di procedere di almeno un altro passetto. Niente!
    Finora, il fenomeno miracoloso si è verificato solo a Medjugorie e nel salotto di Villa Madre, il giorno che ho capito che stavo sbagliando tutto il database, e ho dovuto ricominciare quasi da capo. Pure se all’indietro, è una delle tante forme del procedere.

    La fase successiva alle preghiere è lo sconforto. In me si manifesta con un silenzio perso nel vuoto.
    Raggiungo la cucina. Madre è rientrata dopo otto ore di lavoro, dopo quarant’anni di ore di lavoro, per la precisione, e si è messa a fare i piatti. Mi vede scuotere la testa. Non ho un pensiero definito, ma tanti pensieri di disfatta, mentre mastico lentamente i cereali collosi di una barretta Kellogg’s. Mi sento stanco, io che non ho fatto niente. Mi vergogno di sentirmici. Madre chiude l’acqua, si asciuga le mani. Si volta e mi dice:
    – Lo sai quanti anni c’ha messo tuo nonno per diventare un bravo costruttore?

    Non ho capito se si riferiva alla laurea, o alla scrittura che non le è mai andata giù. Ma aveva a che fare col persistere. Torno in camera con un mezzo sorriso, che poi si fa pieno.
    _____________________________
    L’immagine ritrae il gonfiatore di palloncini verdi per i comizi politici della Lega. Uno dei tanti laureati italiani che, per sbarcare il lunario, s’è dovuto inventare un mestiere. L’ho prelevata da Panorama.it senza chiedere il permesso.

    Scrivi un commento →: Spazierò nello spazio spaziale!
  • Un paio di mesi fa ricevo un messaggio privato su Facebook da un certo Salvatore. Questo messaggio, per la precisione:

    Ciao,
    piacere sono Salvatore, direttore del sito:
    www.consiglialibro.altervista.org
    Ho visto che hai scritto un libro e vorrei pubblicizzarlo e recensirlo sul mio sito.
    Contattami per info.

    Appena leggo la parola pubblicizzarlo, vengo raggiunto da una folata di puzza di bruciato che neanche Madre quando si dimentica le costolette fra le fiamme del barbecue in giardino mentre, al secondo piano di Villa Madre, cerca di raggiungere la condizione del sottovuoto per entrare nei jeans. Comunque gli rispondo cordialmente di farmi avere tutte le info che desidera.
    Ebbene, mi arriva una vera e propria proposta commerciale in stampatello, che incollo quaggiù senza cambiare una virgola, come se di virgole ce ne fosse qualcuna, né uno spazio, e neppure aggiungere quel sacrosanto apostrofo mancante fra “un” e “ottima” che Salvatore dev’essersi dimenticato:

    PER LA RECENSIONE E PUBBLICIZZAZIONE
    DEL LIBRO SUL MIO SITO E’ GRADITA UNA PICCOLISSIMA DONAZIONE DI 10 EURO PER AIUTARMI CON LE SPESE DEL SITO, MA IN CAMBIO AVRESTI UN OTTIMA PUBBLICITA’ VISTO CHE IN UN MESE DI VITA
    IL MIO SITO HA OTTENUTO PIU’ DI 25MILA VISITE
    E 40MILA PAGINE VISITATE

    OPPURE

    PER 20 EURO TI ORGANIZZO RECENSIONE + INTERVISTA
    E TI ASSICURO CHE VIENE UNA COSA MOLTO CARINA

    LO SO CHE CHIEDO UNA PICCOLA DONAZIONE
    MA IO OFFRO UNA COSA CHE ALTRI NON POSSONO OFFRIRTI
    UNA GRANDE VISIBILITA’,VISTO CHE IL MIO SITO HA RAGGIUNTO LE 25MILA VISITE IN POCO PIU’ DI UN MESE

    E SE EFFETTUI LA DONAZIONE DI 20 EURO PER RECENSIONE PIU’ INTERVISTA
    TI CREO UN BOOKTRAILER COMPLETAMENTE GRATIS
    E RECENSISCO UN ALTRO TUO LIBRO SEMPRE GRATIS

    Da dove vogliamo cominciare? Dalla piccola differenza che intercorre fra una recensione e una pubblicità? (La devo spiegare per forza?)
    Non ho nulla contro le pubblicità, anzi! Ma dev’essere chiaro a chiunque che l’una è una pubblicità e l’altra una recensione. Non si può travestire una pubblicità da recensione, non è mica Carnevale! Non è corretto signori, state ingannando il lettore. Gli state facendo credere che qualcuno ha letto quei libri lì, tutti entusiasticamente recensiti, quando invece quelle parole sono state comprate per 10 euro, e tanto valgono. Pochissimo cioè, se paragonate alle inestimabili impressioni di un addetto ai lavori, di un critico, ancor meglio di un lettore comune che ha letto, apprezzato o meno il libro, e vuol condividere il proprio parere nella rete. Gratis!
    Non so neanche se chiamarla pubblicità, quella che viene proposta sul sito del signor Salvatore. Una pubblicità dovrebbe favorire la diffusione del prodotto, incrementarne l’interesse e magari le vendite. Queste fanno l’effetto contrario, almeno su di me. Io non comprerei mai un libro recensito con cinque stelline su un sito che recensisce tutti i libri con cinque stelline e nemmeno uno con quattro, per dire. E che fa le stesse domande a tutti gli autori intervistati, altro elemento che mi fa pensare che quei libri non siano stati neanche sfogliati.
    Ditemi voi quale vantaggio può portare all’autore finire su questo portale!

    Passiamo al mistero della donazione gradita.
    Intanto, cosa significa gradita? Se l’autore si rifiuta di pagare, avrà comunque la sua recensione? Mi pare di capire di no. Ecco un altro mucchio di “subdolume”! La donazione, signor Salvatore, non è gradita, ma obbligatoria.
    Tratta di “letteratura”… beh, impari a usare le parole con onestà, e cioè per il significato che hanno!
    Questa piccola donazione, che diventa di euro 20, se un autore si prende il pacchetto pubblicità controproducente + intervista robotica, occorrerebbe al signor Salvatore per contribuire alle spese del portale. Quindi neanche a ripagarle tutte.
    Bene, nella home sono segnalate le ultime sei pubblicità controproducenti e tre interviste robotiche, che fa la bellezza di 60 + 30 = 90 euro. Moltiplichiamolo per i dodici mesi dell’anno. Viene una cifra ben superiore ai 1000 euro (immagino che sia parecchio di più, vista la gran quantità di banner possibili e immaginabili sparsi per il sito).
    Rilascia ricevuta? Le tasse le paga?
    Io per MatteoGrimaldi.com pago 50 euro di dominio più qualcosina d’altro per la gestione e il supporto che il web designer mi dà ogni volta che ho un problema, oppure voglio fare qualche modifica. Comunque non supero mai i 100 euro l’anno.
    Ma quanto cavolo costa ‘sto sito di libri?!
    Anche fosse (e non è), non si capisce per quale logica le spese del sito le debbano pagare gli autori dei libri recensiti. Non è mica obbligatorio aprire un sito di recensioni, voglio dire. Se lo apri, lo paghi tu!

    Sempre dalla proposta commerciale del signor Salvatore, gli autori paganti avranno una recensione e un booktrailer gratis. C’è qualcosa che non va, non trovate? Mi sa tanto di: Ehi, hai vinto un soggiorno all inclusive in una località del mondo a tua scelta, pagato da te. Io pago e lui mi dice che in cambio ho delle cose gratis. Molto curiosa l’idea di gratuità radicata nella testa del signor Salvatore.

    Sul numero di visite che vanta non ho elementi, né c’è un contatore visibile sul sito, o almeno io non l’ho trovato.
    Strano! Farebbe la sua bella scena. E poi sarebbe funzionale all’obiettivo del portale (diffondere la cultura? Ma no! Cosa andate a pensare!? Forse accumulare tanti altri 10 e 20 “euris” dagli autori che, notando un numero visite sul contatore così alto, si affiderebbero con slancio alla “promozione” proposta loro dal signor Salvatore tramite messaggio privato su Facebook). E invece nessun contatore a testimoniare tali numeri strabilianti, di quelli che Beppe Grillo impallidirebbe.
    Non sarà mica che il signor Salvatore ha un po’ gonfiato le visite per convincermi ad accettare?

    Cari autori che ricevete proposte di questo tipo, “una cosa carina”, per usare le parole del signor Salvatore, fatela veramente: lasciate perdere!!!
    __________________________________
    Nei commenti trovate un’interessante analisi sulle effettive visite del sito di cui sopra, illustrata da La Content, dati alla mano.
    Ringrazio il mio amico Andrea Valent per avermi inconsapevolmente ispirato il titolo di questo articolo.
    Ho prelevato l’immagine in alto a sinistra da PredazzoBlog.it, spero che nessuno se ne dispiaccia.

    Scrivi un commento →: Caro autore, se paghi il doppio ti recensisco gratis!
  • Buondì,

    a grande richiesta (si dice così) tornano le mie interviste agli scrittori su Sololibri.net. Ripartiamo con Claudio Volpe, un giovanissimo del ’90 che non ha perso tempo.
    E’ tornato da poco in libreria col suo nuovo romanzo “Stringimi prima che arrivi la notte”, pubblicato da Anordest Edizioni e candidato al Premio Strega da Renato Minore e Cesare Milanese.
    Ci aveva già provato col suo libro d’esordio “Il vuoto intorno”, grazie al sostegno di Dacia Maraini e Paolo Ruffilli.

    Io e tutto lo staff di Sololibri.net gli facciamo un grande in bocca al lupo per l’avventura che lo aspetta, e lo ringraziamo per essere stato ospite di “4 chiacchiere (contate) con…”.

    Per leggere la bella intervista, scoprire qualcosa in più su di lui e sulla sua scrittura, CLIC.

    Scrivi un commento →: 4 chiacchiere (contate) con… Claudio Volpe
  • Sono vivo. Lo dico per rassicurare chi si stava preoccupando per la mia lunga assenza dal blog.
    In questo mese e mezzo di sparizione – mio Dio che sei nei cieli (sempre se ci sei) perdonami, se puoi! – ho scritto come un pazzo. Se tutte le mattine all’alba la gazzella si domanda se correrà o no più veloce del leone, col cuore le auguro di sì, io mi svegliavo con l’interrogativo: Oggi scriverò la tesi oppure il romanzo?
    Dopo aver passato dalle sei alle dieci ore davanti al monitor del computer, e considerando come aggravante la comparsa, fastidiosa alla vista, di gruppi di pixel bruciati, che pare una campagna inglese degli anni ottanta disseminata di cerchi nel grano di origine extraterrestre, spero che comprenderete la scelta di seppellirmi nel letto a leggere “I miserabili”, invece che restare ancora al computer, ancora a scrivere, però sul blog. Proprio non ce l’ho fatta.

    Ebbene, ho finito di scrivere il romanzo. E’ stato un lavoro lungo (troppo) e appassionante.
    Non sono mancati i momenti di abbattimento, quelli che ti fanno venir voglia di gettare tutto nel cestino di Windows e iscriverti a un corso per parrucchieri fai da te. Al di là del risultato finale, di cui sono molto soddisfatto, per me conta più di ogni altra cosa la sensazione di aver appreso come una spugna, di essere cresciuto come autore, di essermi messo in gioco e a servizio del mio romanzo in un percorso di riscrittura non sempre facile.
    E’ ancora presto per tutto. Per parlarvi del libro, della storia, dei personaggi, per sapere se e quando uscirà e con quale editore, ma l’entusiasmo che sento mi fa ben sperare. Insomma, oggi sono felice, e volevo dirvelo.

    E’ riuscito il sole su L’Aquila e questa è un’altra bella notizia per ripartire.
    Il 6 aprile è passato anche quest’anno riaccendendo le luci sul dolore della mia città. Io ho spento la tivù e scritto un piccolo pensiero che ho condiviso su Facebook.

    E’ il 5 aprile. Sta calando l’oscurità. Non è possibile impedire alla mente di tornare indietro. Era una serata normalissima. Ero tranquillo. La notte fra il 5 e il 6 aprile del 2009 è un buco nero cristallino e limpido. Ogni fotogramma resta impresso, marchiato a fuoco da una violenza senza paragoni. Ogni momento, movimento, procedeva lentissimo, a rallentatore, per meglio godere della brutalità del boato, degli sbalzi, del tremore fuori e dentro la pelle.
    Ricordare per gli aquilani è naturale, come se si potesse dimenticare. Ricordare per gli altri un po’ meno.
    Ho scelto come immagine del profilo un’aquila pronta a volare. Le immagini che ritraggono le bare, i numeri di morte, i crolli, le fiaccolate, sono giuste, importanti, toccanti, necessarie. Ma dimenticano la vita che pulsa ancora, il desiderio e la necessità di una rinascita che non sia fatta soltanto di parole, ma di ricostruzione.
    Bisogna risollevarsi da terra, togliersi di dosso questi benedetti calcinacci del ricordo e vestirsi di nuova energia, vita, progettualità. Stare in piedi con gli occhi all’orizzonte, e poi guardare in alto e provare a fare un salto.
    Perché a noi aquilani mancano i buoni regnanti, ma non certo le ali.

    Scrivi un commento →: Ebbene, ho finito il romanzo
  • – Madre, non mi sento bene…
    – Misurati la febbre. La tua faccia non promette niente di buono.
    – L’ho misurata. 38 e 2!
    – Con quello che vai facendo la notte (?) ti sta bene!
    – Va be’, mi metto a letto. Ciao eh – dico infastidito, e mi alzo dalla sedia. Lei sbuca con i suoi occhietti dalla madre-coperta:
    – Matteo?
    -Sììì?!
    – Prendimi il telecomando che non sento bene la voce di Federica Sciarelli. Non farmi alzare dalla poltrona, dài!
    -…
    (Ho fatto una fatica sovrumana per scrivere questo status rimbecillito dentro il letto, ma, nonostante il mio delirio, lo trovavo divertente. E volevo strapparvi la risata della buonanotte.)

    Scrivi un commento →: [Madre Anatomy]
  • – Chi è ‘sto Pelo?
    – Si chiama Pelù ed è il cantante dei Litfiba
    – Di chi?!
    – Madre, i Litfiba!
    – Scusa, potresti ripetermi il nome del gruppo?
    – L I T F I B A
    – Mmm, no. Non li conosco – sentenzia, e ripiomba nel suo sonno di acqua cheta.
    Otto minuti dopo, fa il suo ingresso sulla scena un aspirante che sceglie Pelù come coach.
    Scelgo Piero perché da sempre il mio gruppo di riferimento sono i Litfiba!
    Alla parola Litfiba Madre sgrana gli occhi, lancia per aria la copertina a quadri, fa per drizzarsi dalla madre-poltrona (senza riuscirci a pieno) ed esclama molto irritata:
    – I Laitfiba! Tu prima non hai detto così. Certo che li conosco i LAITFIBA!
    – …

    Scrivi un commento →: [Madre The Voice]
  • Rientro a Villa Madre in un orario inaspettato e trovo Madre seduta sulla mia sedia, al mio tavolo, col mio PC in avviamento davanti.
    Si toglie gli occhiali e mi fissa con gli occhi sgranati di chi, colto sul fatto, non può proprio fare niente per uscirne.
    – Che fai al mio computer?
    – Niente.
    – Ma l’hai acceso. Si sta avviando! Vedi?
    – Non l’ho acceso. Si è acceso! – dice alzandosi.
    – Ah, da solo?
    – Sì, lo stavo spolverando ed è partito – dice roteando la mano a simulare il gesto dello spolverare l’aria.
    – E dov’è il tuo panno catturapolvere che porti sempre con te, e che qui non vedo?
    – … Mi stai accusando, per caso? Stai dicendo che io ho acceso il computer per vedere le tue cose?
    – No, ma sembrerebbe che…
    – Sembrerebbe che basta! Me ne vado. Non mi piacciono gli interrogatori!

    Scrivi un commento →: [Madre Presunta Innocente]
  • Decidere

    Ieri ho seguito la puntata di Presadiretta su Rai3 dedicata a L’Aquila, principalmente al processo che vede imputati i sette membri della Commissione Grandi Rischi. Questi signori sono: Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi. Sono stati chiamati a riunirsi a L’Aquila a fine marzo del 2009, cinque giorni prima del Terremoto con la “t” grande, pensate, dall’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Si è trattato di una riunione-farsa, come ammette lo stesso Enzo Boschi intervistato da Lisa Lotti, giornalista di Presadiretta che ha seguito tutte le udienze del processo. La riunione è durata un’ora esatta, meno di un consiglio di classe. L’unico obiettivo, a detta di Bertolaso in un’intercettazione telefonica con Daniela Stati, era rassicurare la gente.
    – In modo che è più un’operazione mediatica. Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti, diranno: è una situazione normale… sono fenomeni che si verificano… meglio che ci siano cento scosse di quattro scala Richter piuttosto che il silenzio, perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male… Hai capito?
    La Stati risponde: – Va benissimo!
    In effetti gli esperti hanno ripetuto esattamente le parole dette da Bertolaso alla Stati al telefono. De Bernardinis in conferenza stampa post-riunione ha parlato di una situazione “normale”.
    – La comunità scientifica conferma che non c’è pericolo, perché c’è uno scarico continuo di energia. La situazione è favorevole, si colloca diciamo in una fenomenologia senz’altro normale.
    Il verbale fu redatto (sempre parole di Boschi) non quella sera, ma a terremoto avvenuto. Quindi, deduco, esclusivamente per parare le chiappe a tutti.
    I sette sismologi sono stati condannati in primo grado per omicidio colposo plurimo a sei anni di reclusione non per non aver saputo prevedere il terremoto, come si è scritto e detto in questi mesi in tutto il mondo tranne che qui, ma per aver fatto una “inefficace” “superficiale” “negligente” analisi del rischio sismico. Questo si legge nelle 943 pagine di motivazione della sentenza che il giudice Marco Billi, un uomo coraggioso per il quale nutro una stima di valore vicino all’infinito, ha depositato tre giorni fa.
    – Gli esperti in quel momento non erano a una conferenza scientifica – spiega Francesco Stoppa, professore di vulcanologia all’Università di Chieti, intervistato in puntata e testimone al processo. – Dovevano agire in maniera etica. E’ chiaro che se uno dice “è improbabile che un terremoto avvenga”, aumenta la vulnerabilità del sistema perché la gente capisce che può stare tranquilla. Ci sono delle responsabilità in queste parole, non come scienziati ma come membri della Commissione Grandi Rischi.
    Il tragico effetto rassicurante è un punto fondamentale della sentenza. “Dalla condotta colposa degli imputati è derivato un inequivoco effetto rassicurante” scrive il giudice Marco Billi. “La migliore indicazione sulle rassicurazioni della Commissione Grandi Rischi si ricava dalla lettura della frase finale della bozza del verbale della riunione, laddove l’assessore alla Protezione Civile regionale Daniela Stati, in modo emblematico, dice: – Grazie per queste vostre affermazioni che mi permettono di andare a rassicurare la popolazione attraverso i media che incontreremo in conferenza stampa.”
    Billi sottolinea che la rassicurazione non costituisce un segmento della condotta che il PM contesta agli imputati, ma costituisce in realtà l’effetto prodotto dalla condotta contestata.
    Proviamo a chiarire anche la questione “processo alla scienza”, che ha generato polemiche tra le istituzioni e sui media in Italia e nel mondo, sempre attraverso le parole del giudice Billi.
    “Il compito degli imputati, quali membri della commissione medesima, non era certamente quello di prevedere (profetizzare) il terremoto e indicarne il mese, il giorno, l’ora e la magnitudo, ma era invece, più realisticamente, quello di procedere, in conformità al dettato normativo, alla previsione e prevenzione del rischio. È, dunque, pacifico che i terremoti non si possano prevedere, in senso deterministico, perché le conoscenze scientifiche (ancora) non lo consentono; ed è altrettanto pacifico che i terremoti, quale fenomeno naturale, non possono essere evitati: il terremoto è un fenomeno naturale non prevedibile e non evitabile. Per gli stessi motivi nessuno è in grado di lanciare allarmi, scientificamente fondati, circa una imminente forte scossa. Proprio sulla corretta analisi del rischio andava, di pari passo, calibrata una corretta informazione. L’affermazione secondo cui il terremoto è un fenomeno naturale non prevedibile e non evitabile costituisce, infatti, solo la premessa dei compiti normativamente imposti agli imputati poichè, per quanto previsto dalla legge e per quanto richiesto dalla loro qualità e dalle funzioni della commissione da essi composta, il giudizio di prevedibilità/evitabilità, su cui si basa la responsabilità per colpa contestata nel capo di imputazione, non andava calibrato sul terremoto quale evento naturale, bensì sul rischio quale giudizio di valore.
    Quanta fatica in Italia per avere un po’ di giustizia!
    La puntata è stata un susseguirsi di immagini, resoconti, storie, cronache di dolori essenziali. Da cittadino aquilano mi sento di dire “grazie” a QUESTA televisione, che si è occupata de L’Aquila riuscendo nel difficilissimo compito di rimanere fedele alla verità.
    Quanto è importante! La fedeltà alla verità certe volte, quando manca, può essere causa di morte o parte sostanziale di essa.
    La sensazione post-trasmissione è certamente una rabbia furente che giace sopita da allora, e che di tanto in tanto riemerge. A questa mi sento di aggiungere una serenità nuova: la restituzione pubblica della dignità di cittadino, di uomo rispettato in quanto essere vivente avente pieno diritto di conoscere e, in funzione della conoscenza, DECIDERE.
    Mi spiace per chi ha pensato che L’Aquila fosse morta, passata di moda, finita. No, non è così. De L’Aquila se ne continuerà a parlare, perché non si può permettere che una città sparisca dalla cartina geografica pensando di tenere la bocca chiusa a tutta l’Italia. Non ci si riesce.
    Buon inizio di settimana a tutti!
    (Immagine prelevata da AbruzzoWeb.it)

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  • Endorfine

    Fra qualche giorno saranno quattro mesi di nuoto tre volte a settimana.
    Tornare in piscina dopo vent’anni… chi l’avrebbe mai detto? Soprattutto se da bambino hai deciso di non volerne più sentir parlare. E vorrei anche vedere, dopo aver rischiato di morire annegato per colpa di un compagnetto di corso la cui massima aspirazione nella vita era quella di affogare gli altri, me in particolare. Avevo dieci, dodici anni ed ero il classico bamboccio preso di mira dai bulli. Li attiravo ovunque andassi, a scuola come in piscina. Adoravano i miei panini salame e formaggio.
    Una cosa sulla quale fino a qualche mese fa avrei messo entrambe le mani nelle fiamme è proprio “il nuoto mai più nella vita”. Non potevo immaginare che quell’incontrollabile uragano di sesso femminile, che è la mia amica polipona Papi, mi avrebbe preso di peso e gettato nell’acqua clorata. Il fatto è che la Papi ha un potere soprannaturale travolgente con tanti pro e i suoi contro (pochi, che comunque non elencherò, neanche con la delicatezza di parola di cui sarei ben capace. Mi aggredirebbe prima nei commenti e poi, tempo una mezz’ora, me la ritroverei fuori il cancello di Villa Madre, col trucco sbavato di pianto, a urlare: – Perché hai scritto questo di meee, perchééé?!). Perciò mi limiterò al suo punto di forza: un entusiasmo pericoloso unito alla capacità di trasmetterlo come un’informazione da cervello a cervello. Avete presente “Inception” con Leonardo di Caprio? Al di là di essere uno dei pochi film di cui posso dire con fierezza di non averci capito niente di niente, ma proprio niente, lei fa come lui. Ti porta a credere che l’entusiasmo non sia suo, ma tuo, partito da te, che sei tu a voler fare quella determinata cosa, a partecipare a quella determinata serata. Perciò, frequentando la Papi può capitarti per esempio di scavalcare la recinzione di un autogrill di notte e intrufolarti in autostrada da pedone abusivo attraverso la rete, solo perché ti è venuta una voglia di cornetto caldo al cioccolato che non ti spieghi. Soltanto diverse ore dopo, al mattino, ti renderai conto che quella voglia non era tua, ma sua, trasmessa a te per farsi procurare ciò che desiderava: il cornetto caldo al cioccolato.
    Attraverso il suo potere della mente, prima mi ha trascinato di peso in macchina a comprare costumi, occhialini, cuffia, ciabattine e borsa, e poi direttamente alla Piscina Comunale de L’Aquila.
    La ringrazio perché adesso non posso più rinunciarci. Non chiedetemi di farlo, diventerei violento. Dipende dalle endorfine che il nuoto rilascia, l’unica droga naturale di cui dovremmo abusare tutti. La parola “endorfina” significa “la morfina nel corpo” (endo = “all’interno del corpo” orfina = “morfina”). Leggo che si tratta di proteine prodotte dalla ghiandola pituitaria e dall’ipotalamo. Le endorfine inibiscono la trasmissione nocicettiva periferica (il dolore) al sistema nervoso centrale e influenzano l’emotività e il comportamento. Avete capito bene? Chi fa sport sa cosa voglio dire, e ora lo so anch’io, al punto che mi costa quando non ci posso andare.
    Ma non è sempre stato così tutto rose e fiori. Le prime settimane sono state durissime. A mezza vasca mi andavano in allarme tutti i ricettori della fatica. Dal fiato alla milza passando per il cuore. Ero costretto a fermarmi e ad abbandonarmi sui cordoli galleggianti che separano le corsie come uno straccio steso a sgocciolare. I sirenetti e le sirenette passavano a gran velocità ridendo di me fra una bracciata e l’altra, prima di sputarmi l’acqua in faccia e proseguire sollevando onde anomale che mi sommergevano e mi spingevano a fondo.
    L’esercizio che più detestavo, e al quale Papi mi costringeva con l’entusiasmo di cui sopra, è l’allenamento delle gambe con la tavoletta. Quattro vasche gambe stile, quattro vasche gambe rana, e quattro vasche gambe alternate stile rana. Al termine delle 12 vasche le gambe urlavano dal dolore. Tornato a Villa Madre non riuscivo a salire le scale esterne. Mi sono dovuto aggrappare al corrimano in ferro battuto, tirandomi su al coro di “Oooh issa!”.
    Convinto che l’esercizio della tavoletta mi avesse danneggiato qualche nervo impedendomi a vita di salire e scendere le scale agevolmente, ho cercato e trovato la soluzione: un montascale per le rampe di Villa Madre. Avete presente quelle poltroncine comode comode che vi portano su come in ascensore? Mi sono imbattuto in “Encasa Expert, la tua guida ai montascale” e mi sono messo a spulciare i prezzi dei montascale Encasa. Stavo quasi per noleggiarne uno quando ho avvertito i primi miglioramenti. I dolori hanno lasciato il posto a una sensazione di benessere vicina all’estasi.
    Ho ancora qualche difficoltà col dorso (lo stile). Non riesco a nuotare dritto. Parto da un angolo e vado a finire a quello opposto. Devo stare attento a non travolgere i sirenetti, e arrivo alla fine della vasca che mi tocca tornare indietro a cercare il cuore fuggito dal petto. Magari mi compro un bypass aorto-coronarico e il montascale lo regalo alla temibile nonna TheMadrefather, che dalla Befana mi ha fatto portare il nuovo profumo di Ungaro. “Fresco e sensuale grazie alle foglie di basilico, speziato con l’accattivante tabacco che fa emergere una nuova armonia mediterranea”, dice lo spot. Vuoi vedere che con questo finalmente acchiappo?

    Scrivi un commento →: Endorfine
  • Apro il piccolo frigorifero giallo che illumina la cucinetta di Villa Madre e vengo assalito da un’immagine che mi colpisce come un cazzotto in un occhio. Quattro mozzarelle passite, molto passite, lasciate da mesi in un piatto impotenti all’aggressione della muffa.
    Madre è a pochi centimetri da me. Non mi dà il buongiorno, non mi saluta, non esisto.
    – Perché stai facendo ammuffire le mozzarelle? – oso chiedere al suo umore non tanto in vena di fare quattro chiacchiere innocenti.
    Lei si volta. Lancia lo straccio contro l’acciaio brillante del lavandino. Sta per esplodere.
    – Senti, non le sto facendo ammuffire, ma… STAGIONARE! E poi, dici sempre che la pizza viene acquosa. Be’, con queste verrà perfetta! E poi…
    -… (e poi?)
    – E poi, se non ti stanno bene i ritmi di questa casa, puoi anche andartene a vivere per cavoli tuoi, dove deciderai tu se e quando far stagionare le mozzarelle.
    – …

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sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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