• Lo so che fremete e allora non vi tedierò con inutili presentazioni da prima puntata del festival di Sanremo che comincia stasera, e ovviamente io stasera ho chiusura dalle 20.00 all’1.00, ma domani prometto che mi sorbisco tutte le canzoni su You Tube (non potete immaginare quante dita sto incrociando) e qualcosa al riguardo dirò. Certo è che, visti gli orari della settimana, io di puntata mi sa che non ne vedrò nemmeno una, ma riuscirò comunque a commentare senza vedere, che è poi la cosa migliore. Certo, magari saran cose sentite e risentite visto che già son filtrate dall’altrui bocca fino alle mie orecchie, però non è detto che io non riesca a cogliere dettagli interessanti di cui sparlare. Se così non sarà, non credo che morirà qualcuno se del festival della polentata italiana quest’anno non me ne curo.

    Detto ciò, ho youtubizzato l’intervista in radio di qualche giorno fa e quindi mi pare il caso di segnalarvela così vi fate le vostre belle risate quotidiane. Prima di lasciarvi andare a commenti gratuiti è bene che sappiate che il video l’ho fatto da me in una estenuante battaglia notturna con windows movie maker, quindi apprezzatelo e fatemi un applauso di circostanza per favore. Ora potete guardare, ma fatelo fino alla fine, che sia la fine fine, quella finita, l’ultimo istante, che c’è un piccolo pensiero per voi scritto bianco su nero.

    “Chi è Il Matto, tu?”

    “No, è il mio vicino di casa che scrive per me!”

    La fascia di Mr Simpatia quest’anno non me la leva nessuno.

    Scrivi un commento →: Intervista in radio con Francesco Paolucci
  • Ma Caterina Balivo da dove minchia è uscita? Me lo spiegate? Tutti parlano di lei. La nuova signora degli ascolti della RAI che col suo programma Dimmi la verità ha vinto la sfida contro il serale di Amici. Quanto è antipatica da 1 a 100mila? Un bilione! Lei dice di aver fatto la gavetta io dico che l’ha data in giro, perché da Miss Italia s’è ritrovata conduttrice di un pomeridiano e un serale che nell’era della morbosità e di Facebook e dei reality dove partono i bicchieri in faccia, non poteva non aver successo. Vedere il volto di Cecchi Gori imperlarsi di sudore in attesa che la macchina della verità risponda a Valeria Marini, se lui l’ha tradita oppure no, non ha prezzo. E neanche il supercollaudato contenitore di illusi canterini ballanti e professori frustrati della De Filippi, alla quale consiglio di inventarsi al più presto qualcosina se no arriva alla serata della finale che quel programma non se lo vede neanche più la madre, poteva fermarla. Che poi secondo me Caterina l’ha data via anche a Salsomaggiore visto che è arrivata terza e andiamo! È più aggraziata la Cancellieri, o quel che resta di lei, che quella cavalla neanche tanto parlante della Balivo, con anche l’aggravante della dislessia che le impedisce di scandire bene le parole, oltre agli evidenti problemi logico-grammaticali e di consecutio temporum da far accapponare la pelle. E va bene che la Cancellieri quell’anno non partecipava, ma suppongo ce ne fossero di ragazze un po’ più belle della Rosanna e di conseguenza di Furia Balivo del West. Ieri era da Costanzo che ammiro molto per aver resistito con savoir faire alla tentazione di ricoprirla di ingiurie per avergli succhiato via l’idea da sotto i baffi. Ce lo ricordiamo tutti che Maury fu il primo a portare la macchina della verità in tv nella sua mai dimenticata Buona domenica fatta di trenini che tanto ci mancano. Qualcuno si è azzardato a farle notare che lei era stata non poco fortunata nel suo salto, considerato che ci son migliaia di ragazze che si scannerebbero a mannaiate per un’apparizione, o per essere scelte come letterine di riserva o per portare la busta in bocca quando il cane di Maria soccomberà. Lei l’ha presa male, perché dice che di gavetta ne ha fatta tanta e che ha riletto Anna Karénina 3 volte. Allora, intanto che c’entra Anna Karénina? Come se fosse un punto cruciale del suo curriculum (ho fatto la topolina, ho sfilato su 7 passerelle, tra cui la prestigiosa finale della Festa del minicicciolo, e ho letto Anna Karénina 3 volte… Boh!). E poi credo più a Cristina del GF che dice che le sue bocce son vere (100 per 100 silicone garantito) che alla Balivo che intanto si azzarda a dichiarare di saper leggere e poi addirittura di aver letto Anna Karénina 3 volte. Ma ci rendiam conto? Stiamo parlando di un gentile volume della bellezza di 1200 pagine, signori miei. 3 volte avrà letto il titolo, quella lì, ve lo dico io. Se fossi stato ospite avrei alzato la mano e le avrei chiesto di raccontare al pubblico com’è andata a finire la storia tra Kitty e Levin, giuro, gliel’avrei chiesto, perché queste 4 oche selvagge che hanno il merito di aver avuto in dono un bel corpo e una figa free, ma l’inconsapevolezza del vuoto cerebrale che impedisce loro di selezionare ciò che va detto rispetto a ciò che se lo dici sei ridicolo, la devono smettere di prendere per il culo la gente dalla TV. E che Tolstoj la punisca in questo momento stesso!

    Detto ciò è un po’ che non vi dico che succede ad Anna, che io lo so perché sto a pagina 517. Scusate, ma non mi sembrava interessante starvi a raccontare come si semina e si miete il grano, cosa a cui Tolstoj dedica 50 pagine. Comunque Alessio e Anna si son lasciati perché Anna vuol stare col conte Vronski, e non ha voluto accettare la proposta del marito di fare la mantenuta e la bella vita e la signora di casa a patto di smetterla di frequentare il conte, soltanto un modo per tenere a bada le voci. Anna lo ama, il conte mi sa un po’ meno, comunque ha mandato a cagare Alessio che si è rivolto a un avvocato, certamente un antenato di Taormina, pronto a rovinare la moglie e a privarla persino del figlio Seriogia. Intanto Levin ad un pranzo organizzato da Stefano, fratello di Anna, rincontra Kitty e decide di parlarle, perché lui la ama e tutto il tempo trascorso senza di lei non ha fatto che convincerlo. Kitty felicissima accetta il fidanzamento e gli rivela che anche quando scelse Vronski lei dentro sapeva di amare lui, solo che la sua condizione di principessa l’ha obbligata a scegliere il conte, che comunque mi par di ricordare non è che proprio le provocasse conati di vomito. Ma ora è tutto diverso, ora Kitty vuole soltanto lui. Se non fosse che per essere sincero totalmente con la principessina le rivela di essere ateo, e soprattutto, non più puro. Che gran dolore per la fanciulla che piange e non sa se mai potrà perdonarlo. Chissà se la Balivo ha quei suoi stessi principi.

    Scrivi un commento →: Furia Balivo del West
  • È chiaro che, se ogni mezza finestra di Explorer o Firefox o tutti e 2 che apri, la seguono altre 78 in sequenza isterica, che più le chiudi e più si moltiplicano, come i gremilins con l’acqua, qualcosa che non va c’è. Il PC s’impalla mentre qualcuno, un’entità, vuol farmi scaricare suonerie o materassi o iscrivermi al nuovo forum di Anna Tatangelo canta Mogol, che compone Mina, che non si fa più vedere (e meno male). Chi pensa che sarà ospite a Sanremo sbaglia di grosso, a meno che non consideri un’ospitata l’apparizione ectoplasmatica, in un collegamento lampo che dovrebbe fare dalla sua baracca in Svizzera mentre inforna la peperonata, che in prima serata è un po’ pesantuccia, è vero, ma il suo stomaco a prim’occhio, dimensionalmente parlando, mi pare abituato. Comunque AVG ha fatto una scansione di 4 ore e 12 minuti. Non so se è chiaro, 4 ore e 12 minuti, per non trovare una ceppa leppa. Il computer è pulito, tutte le funzionalità attive, andiamo in pace e rendiamo grazie a dio. La pallina azzurra di Avast gira che ti rigira, per la serie: Credici pure che ti sto proteggendo. Intanto i Gremilins non smettono di moltiplicarsi e io decido di far qualcosa perché, se stuzzicano un cracker dopo mezzanotte diventano cattivi e son cazzi. Mi scarico tutti i programmi che combattono i malware. Non parlo di 2 o 3, ma tutti ok? E se di milioni di miliardi di spermatozoi soltanto uno arriva a sfondare l’ovulo, di quei programmi soltanto uno ha relativamente funzionato. Il nostro eroe si chiama Malwarebytes che con una scansione rapida di 9 minuti mi ha acchiappato 37 file infetti e pure un trojan che ha, senza troppi indugi, spedito in quarantena. Le finestre pare non si aprano più tranne un paio una decina di minuti fa che devo capire ancora perché, ma un paio è diverso da 78 al minuto e allora mi sento meglio.

    Ieri c’era la neve e il ghiaccio ed era tornato il Natale, dopo il sole dell’altro ieri e il Natale di 3 giorni fa, ma al cinema ci siamo andati lo stesso, nonostante qualcuno si sia tirato indietro all’ultimo momento; non prima di partire, no, arrivati al cinema, capito? A mezzo metro dall’ingresso ha deciso che era troppo rischioso, ché poi non riusciva a salire fino a casa sua nonostante le gomme termiche, neanche si trovasse a dover intraprendere l’attraversamento della Terra di mezzo del Signore degli anelli ghiacciata, con tutte le pericolose creature annesse. Allora c’ha riaccompagnato al Mc Donald’s a riprendere la mia macchina, perché stavamo con la sua, sì, nella quiete atmosfera di urla incontrollate (le mie). No perché a me ‘ste cose dan fastidio neanche poco. Non è che ha cominciato a nevicare all’improvviso. Tu lo vedi com’è la situazione e decidi cazzo. Fortuna che ho istallato, in meno di un minuto e mezzo, 4 tavole da snowboard al posto delle ruote, e io e Wendy siam giunti in tempo lo stesso, perché ieri sera al cinema non c’avrei rinunciato neanche se fosse arrivato il Big Sasso in persona. Ex è molto carino. A parte che pensavo fosse il seguito di ET, sarà per via dei cassetti della memoria di cui parla Gerry Scotti. Claudia Gerini mi fa ridere e trovo diventi sempre più brava. Bisio, che mi è antipatico a pelle (se avessi saputo che era uno dei protagonisti, sarei andato a vedere Questo piccolo grande amore per la seconda volta, arrecandomi così una morte dolorosissima) stavolta m’è piaciuto. Era tutto molto indovinato: la costruzione della trama, i piccoli colpi di scena. È una bella botta di allegria, ma non di quella comicità idiota alla Boldi, per intenderci. Fa riflettere sulle storie che finiscono e su quelle destinate a durare, che non le sai riconoscere, ma che, se ci pensi, son diverse.

    Scrivi un commento →: Ex [37 chili di merda in quarantena]
  • Sembra che il Big Sasso abbia voluto accogliere le mie preghiere e ritardare di qualche giorno la sua venuta e allora via alla puntata numero 2 di 4 chiacchiere (contate) con… che, nel giorno della festa dell’amore e degli innamorati (che io, per motivi che potrete intuire senza che spenda minuti a spiegare, me n’ero anche dimenticato che oggi è San Valentino) incontra una scrittrice giovane, ma che ha già alle spalle mille esperienze nel campo dell’editoria (3 libri all’attivo e uno in preparazione) del giornalismo (scrive per GQ) e della radio (è tra le autrici di Dispenser di Radio 2). E oggi ci sta proprio bene perché lei dell’amore racconta le sfaccettature più taglienti, istintive, estreme e dolci allo stesso tempo, lei che si definisce una violentemente romantica.

    4 chiacchiere (contate) con… Angela Buccella

    Ricordo per chi l’ha dimenticato e lo dico anche per chi non c’era, che tutte le mie interviste sono raccolte nella pagina della rubrica a cui arrivate cliccando sul logo di 4 chiacchiere che trovate nella colonna di destra del blog. Ieri mi son rasato e quando sono arrivato a lavoro mi han fatto tutti i complimenti, che poi non so se è un complimento: “Dai, dimostri 10 anni di meno!” perché io là mi son chiesto e ho chiesto: “Scusa, quanti ne dimostravo prima?” domanda morta sul colpo, perché c’erano i toast da incartare o le rotelle dei macchinari da pulire e altre occupazioni francamente non così urgenti da impedir loro di rispondermi. Mentre mi preoccupo e rifletto sulla mia immagine così suscettibile a un taglio di capelli da acquistare o perdere 10 anni (certo è che se prima ne dimostravo 50 non è comunque confortante) riascolto l’intervista di ieri in radio. È una figata, ma un po’ di pazienza che c’è da aspettare che sia on line.

    Buon sabato love e, come dice la mia collega Federica: “Se non sai che regalare all’amore tuo, ti fermi al primo negozio e gli compri un bel cuore di spugna che va sempre bene!” (In aquilano, come lo dice lei, fa tutto un altro effetto.)

    Scrivi un commento →: 4 chiacchiere (contate) con… Angela Buccella [2]
  • Clipboard01Mi son svegliato alle 8 e mezza e fuori era Natale, ma Natale veramente, anzi più che Natale era settimana bianca, perché a Natale tutta la neve che c’era stamattina non l’ho mica vista, come non vedo settimane bianche io, eh. Se neve marzolina dalla sera alla mattina, nonostante sia ancora febbraio, alle 11 c’era il sole and the end sogni antartici. Ne è rimasta un po’ in giardino, nelle zone d’ombra. Mi trastullavo col culo sulla sedia girevole, quando squilla il telefono. L’intervista è stata carina. Siam partiti seri (io dormivo ancora, a dir la verità) e siam finiti a ridere. Ringrazio Francesco per avermi ospitato nella sua rubrica radiofonica e, appena sarà pronta, ve la faccio ascoltare (sempre dopo il mio insindacabile beneplacito). Tornato col culo sulla sedia riflettevo sull’urgenza di rasarmi il cranio, ed ecco che il culo trema, e contemporaneamente odo nell’aere un boato sordo, tipo un ululato UUUU! che all’istante ricollego all’aspirapolvere della stronza vicina di casa, quella che è solita prendere a calci il beagle. Qualcuno mi chiede se ho sentito il terremoto, io rispondo che forse non l’ho sentito perché la vicina ha acceso 2 secondi l’aspirapolvere. Poi penso che è strano che uno accenda l’aspirapolvere per 2 secondi, che non son 2 tanto per dire, ma 2 proprio e allora ho capito che quello era il terremoto e che l’ululato non era lei che veniva, ma il soffio della Terra.
    Niccolò ha una teoria in merito a tutte le scosse dell’ultimo mese. Benché io non ne abbia avvertita alcuna se non l’ultima, che non era così incisiva se Fabio, che ha una specie di radar sismografico incorporato che, alla minima vibrazione, gli provoca stati ansiogeni che lo privano del sonno, non l’ha sentita, son state parecchie. È tutta colpa del Gran Sasso che ci osserva dall’alto e che, sotto di noi, si sta preparando all’idromassaggio più turbinoso della storia, che si propagherà nel sottosuolo fino a raggiungere i punti più reconditi del Pianeta provocando un terremoto devastante, ma così devastante che finirà il mondo. Tutto questo perché, nonostante il nome, è una montagna giovane, che deve crescere a papà, e quindi fa i ruttini. E se in California aspettano con ansia il Big One, che farebbe spaccare completamente la Faglia di Sant’Andrea facendola diventare un’isola (tutta quest’ansia poi, neanche dovesse piovere petrolio), noi prepariamoci (è inutile che vi grattate) al Big Sasso che spaccherà l’Italia in 2 (sarà felice Bossi) annientando la regione epicentro, e cioè l’Abruzzo, la cui assenza – diciamocelo –  non condizionerà affatto, se non in positivo, la ripresa della nuova Italia che, nel frattempo, sarà diventata un arcipelago. Evviva! Per rendere il concetto chiaro a tutti, anche a chi, ahilui, non ha conoscenze basilari né della grammatica, che possano permettergli la comprensione del mio post-saggio, non nel senso di sapiente, ma nel senso di approfondimento storico-geografico, né il potere immaginifico per figurarsi una tale evoluzione delle nostre terre emerse, Niccolò ha rappresentato con grande professionalità e precisione lo scenario che si prospetta catastrofico. Potete osservare dal contributo grafico che l’epicentro del Big Sasso sarà al centro esatto delle due province abruzzesi Teramo e L’Aquila e che la scossa sarà tanto forte da causare come prima conseguenza, l’ascensione gravitazionale del mio corpo seppur non leggerissimo (son alto), che porterà il mio culo in cima al monte, e poi tutte le conseguenze planetarie sopra descritte.
    Auguriamoci soltanto che tutto ciò accada almeno dopodomani perché domani è sabato e quindi nuovo numero di 4 chiacchiere (contate) con… in compagnia della donzella violentemente romantica per eccellenza: Angela Buccella.
    Scrivi un commento →: Tremate, Big Sasso in arrivo!
  • Squilla il cellulare che, emettendo suoni assai raramente negli ultimi tempi, mi fa salire un certo batticuore ogniqualvolta Ibiza party sconvolge il gran torpore tutto intorno a me. A lampeggiare è un fisso pescarese.

    “Potrei parlare con Annamariavittoria?” “No.” “Perché?” “Non so chi sia.” “Non è il numero di Annamariavittoria?” “No, è il numero mio.” “Scusi, io ho composto il 3497764…” “No, ha composto il 7765.” “Guardi, son certa.” “Sarà anche certa, ma, considerato che il numero dell’Annamariavittoria che cerca lei è identico al mio eccezion fatta per una cifra, io proverei a ricomporlo facendo particolare attenzione a quel 4.”

    Ho riagganciato tirando un sospiro di sollievo, perché quella signora non voleva me. Se qualcuno vuol conoscere Annamariavittoria può digitare il mio numero di telefono sostituendo al 5 il 4 e farsi una chiacchierata con lei, magari è una piacevole interlocutrice.

    Ieri, costretto da Wendy, sono andato a vedere Questo piccolo grande amore, che ribattezzerei per l’occasione: Questo immenso megalitico [cosmico…] orrore. Io lo sapevo che faceva schifo, però lei ci voleva andare. Le storie d’amore di queste carine coi ventenni sognanti che scrivono i graffiti sui treni la fan commuovere e allora ho deciso di vincere ogni mia egoistica ritrosia e di accompagnarla. Pioggia, neve, grandine han provato a fermarmi (ieri s’è scatenato il cielo), ma siam andati, ahinoi, ugualmente. Non c’è molto da dire. La trama non esiste. Gli attori, al di là del bell’aspetto, son pietosi. Le canzoni di Baglioni ci stanno bene come i cetrioli acidi del Mc Donald’s su una Millefoglie. Insomma ‘sti 2 che si amano per 4 mesi in cui si saran visti 3 volte di cui una a trombare e poi si lasciano. Una storia, devo dire molto originale, per la quale faccio i complimenti a Cotroneo, soprattutto per il coraggio di permettere che il suo nome sbucasse a caratteri cubitali tra i titoli di coda, alla voce sceneggiatura. Quindi, mi raccomando, lasciamo che questo film si consumi nell’indifferenza nei secoli dei secoli. Prossime visioni: The reader sabato, e quell’altro di Burro Pitt candidato a 13 Oscar settimana prossima. Questi l’ho scelti io.

    Tra stasera e domani registro una piccola intervista per una radio universitaria. Qualche modo per farvela ascoltare lo troverò, anche perché le mie interviste sono, come molti sapranno ormai, uno dei pochi momenti di sincera comicità che son rimasti a questo arido Paese.

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  • VERONESI (PD).  Signor Presidente, cari colleghi, in questi mesi, come è mia abitudine, ho molto ascoltato. Ma oggi mi sento moralmente in dovere di prendere la parola. Vi parlo per ciò che sono io, per quello che rappresento per i cittadini: un medico, un uomo di scienza che, per più di cinquant’anni, è stato vicino ai malati di cancro (che ha aiutato a guarire e a vivere a lungo, molto a lungo), ma vicino anche alla sofferenza, al dolore, alla morte.
    Per questo da molti anni ho lanciato il movimento per il testamento biologico e, su questo argomento, ho scritto quattro libri (non uno, ma quattro libri), per un totale di duemila pagine. Perché il tema è complesso, è difficile, è delicato. Per questo sono sconvolto oggi.
    Sono sconvolto dalla singolare, direi assurda, procedura cui stiamo assistendo. Una legge dello Stato, che riguarda la libertà individuale (Applausi dal Gruppo PD), verrebbe sbrigativamente decisa sull’onda delle emozioni sollevate da un caso mediatico. Perché questo è il caso di Eluana: un caso mediatico. Perché non ha nulla di diverso, dal punto di vista scientifico e umano, da altri centinaia di casi di coma vegetativo permanente nel nostro Paese, di cui nessuno si occupa. Dietro a una legge emanata per Eluana non ci sarebbe, dunque, né logica, né razionalità, ma essenzialmente un’onda emotiva, che per sua natura è passeggera e, soprattutto, è una cattiva consigliera.
    Non c’è dubbio che il caso di Eluana sia stato accompagnato da una pessima informazione. (Applausi dal Gruppo PD). Ma questo non è un alibi per evitare di affrontare lucidamente il problema. Si tratta di un problema di civiltà, che riguarda l’invasione della tecnologia medica nella vita umana. Mi trovo d’accordo con il filosofo cattolico, cattolicissimo, Giovanni Reale, quando vede nel caso di Eluana ‑ sono sue parole ‑ un abuso da parte di una civiltà tecnologica che vuole sostituirsi alla natura.
    Quando avverte che si è perduta la saggezza della giusta misura e la Chiesa e il Governo sono vittime di questo paradigma dominante, che vorrebbe tenere in vita Eluana contro la natura e, infine, quando cita Papa Wojtyla, che, rispondendo ai medici che gli offrivano di continuare a curarlo, disse: «Lasciatemi tornare alla casa del Padre».
    Vedete, mantenere insieme un complesso di organi e cellule in una vita artificiale è un atto contro natura: oggi, tecnologicamente la medicina è in grado di mantenere in stato vegetativo un corpo senza attività cerebrali quasi all’infinito, ma il fatto che lo si possa fare tecnicamente, non significa che lo si debba fare eticamente.
    Penso sia una mostruosità e come me la pensano migliaia e migliaia di cittadini, terrorizzati dalla prevaricazione violenta della medicina tecnologica nella propria vita. Lo dico da uomo di scienza: la tecnologia non ha limiti in sé e se noi, la società e le sue istituzioni non ci impegniamo a tracciare questi limiti rispetto alla vita dell’uomo, chi mai lo potrà fare?
    Conosco bene la normativa italiana sul diritto di cura, perché ogni giorno la applico e la vivo insieme ai miei medici e ai miei malati: la nostra legge garantisce la possibilità di rifiutare ogni trattamento, anche di semplice sostegno, come le trasfusioni di sangue e la nutrizione artificiale; abolire questo dritto sarebbe un atto molto grave, che minaccia alle radici il principio di libertà individuale, base irrinunciabile delle democrazie moderne. Voglio pertanto fare un appello alla ragione e alla coscienza di tutti noi e di tutti voi, in quanti membri del Senato, vale a dire di questa Camera alta, di questa istituzione a cui la gente guarda come un punto fermo nella confusione dei momenti di crisi: il nostro ruolo è di analizzare le situazioni più difficili con lucidità e saggezza e dare pareri obiettivi e lungimiranti. Ecco, credo sia nostro dovere, come senatori, guardare più in là dell’oggi e anche del domani e pensare anche alle conseguenze future delle nostre decisioni.
    Vi chiedo, dunque, di fermarvi, di riflettere, di meditare e di non votare una legge in palese contrasto con i diritti garantiti dalla Costituzione e, soprattutto, in conflitto con se stessa. Il movimento sul testamento biologico, infatti, è nato solo ed esclusivamente – lo sottolineo – per garantire ai cittadini di poter rifiutare quella condizione assurda ed inumana di una vita artificiale che può protrarsi per decenni priva di coscienza e di attività cerebrale.
    Bene, al contrario, questo provvedimento imporrebbe a tutti per legge proprio questa fine terribile e innaturale.
     
    Ho ingrandito quella parte del suo discorso perché mi ha fatto pensare. La nostra evoluzione scientifica ci sta portando addirittura a vincere la morte. Non avevo mai riflettuto sull’accezione negativa, l’altra faccia della medaglia, che è aberrante costrizione. Questo per chiudere il discorso su Eluana e lasciarla in pace.
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  • In un periodo in cui per ascoltare roba nuova siam costretti a sperare che Giusy Ferraglia tiri fuori un’altra lagna monovocalica o che il Grande Rene decida di lanciare la sua nuova canzone di Natale (mi è toccata in sorte la disgrazia di beccare in radio la versione di Something stupid in italiano (il cui titolo non voglio neanche dirlo), interpretata con Alessandro Gassman al posto del Robbie Williams che duettava con la meravigliosa Nicole Kidman, e mi è tornato su il biscotto gigante con cui stamane ho fatto colazione spezzettandolo nel latte. Seppur in mille parti, in seguito a quell’ascolto, è risalito alla gola intero), ho trovato poco stimolante raccontarvi sempre la stessa classifica di album più venduti, e non è che nella letteratura vada poi tanto meglio, e quindi ho sospeso in stato di coma vigile Stop al televoto! che oggi ritorna, inspiegabilmente, direi, in versione musica. E allora via, senza troppi indugi.

    Intanto la Giusy precipita, si fa per dire, al decimo posto col suo album Gaetana. L’ho sentita a Verissimo che confidava alla Toffanin di non aver tempo per chiamare l’Esselunga e comunicare al capo che per lei l’aspettativa, richiesta e ottenuta fino a giugno, poteva concludersi fin da subito. Intanto è uscito il video di Stai fermo lì, in cui uno tsunami di dimensioni megalitiche vien fuori da un quadro e le allaga il salotto, mentre il ragazzo resta impassibile alle sue offese; e lei si prepara per il tour. Saliamo di un posto e troviamo Jovanotti con Safari, disco fortunatissimo che non sembra voler mollare la top ten, nonostante la permanenza infinita. Tra l’altro è uscito Mezzogiorno, nuovo singolo. Quando l’ho sentito non sono stato immediatamente sicuro che fosse lui, e neanche così entusiasta del pezzo, poi mi è entrato nel cervello e: Siamo come il sole a mezzogiorno beibèèèèèèèèèè! però il video fa schifo a un certo livello. Ottava Amy Macdonal, che è diverso (per fortuna) da Mc Donald’s, ma che, comunque, fonicamente parlando, mi è antipatica nonostante This is the life mi garbi, forse proprio perché va talmente veloce che non si capisce una ceppa spezzata di parola e di questo gliene siam grati. Lasciamo stare (è una supplica la mia) i Negriamari, la Pavesini e J.Ax che non ne voglio proprio saper niente di quello là, neanche spiegarmi come possa qualcuno prendere in mano il suo CD e recarsi alla cassa a pagare senza vergognarsi nemmeno un po’ e, se è quarto, qualcuno l’avrà pur fatto. Terzo Tiziano Ferro. Che se la goda finché dura perché Il regalo più grande è la miglior canzone del CD, non nel senso che le altre son soltanto meno belle, ma nel senso che non credo che il suo discografico avrà il masochistico coraggio di promuoverne altre perché sarebbe come proporre ad Alessia Fabiani la parte da protagonista nel nuovo film di Ozpetek o, che so, acquistare il libro di Patrizia De Blanck sperando che tra qualche secolo diventi un grande classico; un’assurdità, insomma. Entra al secondo posto Un’altra direzione, il nuovo album di Nek che per ora non commento per manifesta ignoranza dell’oggetto in discussione. Primo da 2 settimane Working on a dream, il grande (?) ritorno (è un’espressione che mi ripugna, ma che devo usare per contratto) di Bruce Springsteen. Comprensibile che venda. Qua scatta il mistero, perché il 16 gennaio è uscito Scialla, il cataclisma musicale di Amici, e Bonolis, ospite in un pomeridiano, ha detto che aveva venduto 120mila copie in una settimana. Lo dice anche l’ANSA: – ROMA, 3 FEB – Scialla, il cd dei ragazzi di Amici è stabile, per la seconda settimana, al primo posto della classifica globale (artisti + compilation). Il cd ha superato le new entry di Bruce Springsteen e di J.Ax e gli artisti italiani (Ferro, Pausini, Negramaro). L’album di inediti di Amici 2009 è un fenomeno discografico con oltre 130.000 copie vendute. Ebbene, se è così, dov’è? No perché tutti lo dicono ma la classifica Fimi, che è la più attendibile, neanche lo nomina. 2 son le cose: o il CD di Amici non ha venduto neanche un terzo di quanto vantato, oppure la Fimi lo schifa, e come darle torto? Però va detto che una brava là dentro quest’anno c’è capitata. Si chiama Alessandra Amoroso e ha avuto il megagalattico culo che le fosse assegnata una canzone che la Pausini, se l’avesse ascoltata, avrebbe dato una coscia pur di cantarla. La gente se n’è accorta, infatti è quinta nella classifica dei Top Digital Download. La Canzone si chiama Immobile (questi in blu son sempre link) e a me, che sono un maledetto romanticone, certe frasi tipo: Oggi è già Natale, tutto è un carnevale di polvere. Nei negozi compravo regali per te e a pensarci mi gelo, immobile, mi crepano. Comunque ‘sta ragazza io la terrei d’occhio.
    Stop al televoto! vi saluta e vi dà appuntamento a un giorno imprecisato, ma che verrà, vedrete.

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  • Se Napo sparisce la denuncio alla Protezione Animali e al WWF. La mia vicina di casa ha toccato l’apice del ridicolo e dell’osceno in una piazzata sul balcone che hanno sentito fino al Duomo che non sta proprio dietro l’angolo rispetto a dove abito io (la pace e la tranquillità e il nulla fatto di fumi tossici e un’umidità che le zanzare non smettono mai di ronzarti attorno, neanche a gennaio; la chiamano campagna questa fogna).

    “Giuro su mio nonno che ti faccio fuori!” urlava mentre staccava con la paletta la cacca di Napo, curva sulle piastrelle col piccolo beagle che provava ad acchiappare la scopa. “Vattene, te ne devi andare! Devi stare lontano da me!” E gli dà un calcio. Napo guaisce, ma poi ritorna a scodinzolargli intorno. “Sei la più grande disgrazia che mi sia capitata, ma ti faccio sparire. Ti faccio sparire!” La più grande disgrazia. Come se qualcuno dall’alto l’avesse gettato nella sua vita contro ogni volontà, come la più letale delle malattie. Non resisto più ed esco in balcone.

    “Scusa, qualcuno ti ha costretto a prenderlo in casa?” “L’ho comprato come regalo ai miei figli, ma nessuno se ne occupa e me ne devo occupare io, di pulire tutta la merda che fa!” “Potevi prendergliene uno di plastica, che non caca né piscia.” “Ma io non dico che non debba farla, ma la facesse quando lo portiamo fuori!” “È ancora cucciolo, ci vuole un po’, ma poi si abitua.” “Ora piove, il tuo sta nella cuccia come tutti i cani normali, il mio è venuto in balcone a rigirare la terra dei vasi.” “Il mio, quando aveva sei mesi, ha staccato coi denti i fili del cancello elettrico, poi un giorno ha strappato a morsi la sella del motorino e ha tirato fuori tutta la gommapiuma, tanto per dirne un paio.” “Sì, ma il tuo s’è calmato, poi.” “Si calmerà anche Napo.” “No, io non ne posso più, lo darò via.” “Se sparisce, ti denuncio alla Protezione Animali, così poi lo spieghi a loro dov’è finito, visto che è un reato.”

    Rientra dentro sbattendo la finestra del balcone. Certa gente dovrebbe subire lo stesso trattamento che riserva ai propri animali. E poi cosa si urla? È fastidiosa, patetica, plateale, neanche il suo balcone fosse il palcoscenico del Piccolo di Milano. Comunque se un’attrice si vuol sentire, l’accontenterò. La prossima volta che sale sul palco a vendere cipolle sarò molto più inclemente di chi, a fine spettacolo, lancia i pomodori, perché io le tiro addosso qualcosa di più consistente e duro e spigoloso, un sampietrino, per esempio.

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  • Devo smetterla di fare le ore piccole, son circa 10 anni che me lo ripeto senza risultati apprezzabili. Oggi è sabato e quindi è tempo di 4 chiacchiere (contate) con… che, puntualissima, arriva sui vostri schermi (non certo grazie a me, ma a Rachele di Sololibri, che è una brava ragazza lei che si sveglia presto la mattina). Questa settimana ho incontrato un giovane autore, dallo stile e dalla penna laceranti.

    4 chiacchiere (contate) con… dà il benvenuto a Pietro Presti.

    Fatemi dire un paio di cose. Sono arrivate una valanga di richieste e io non me l’aspettavo proprio, come sono state una valanga le persone che hanno letto l’intervista di sabato scorso. Questo, oltre a essere di stimolo, comporta una difficoltà ulteriore per me data dalla certezza che non possiamo soddisfarle tutte, anzi solo pochissime, a dir la verità. Se fosse una rubrica giornaliera, intanto sarei già emigrato alle Galapagos dopo mezza settimana in stato di grave squilibrio cerebrale, ma certamente ci sarebbe la possibilità di pubblicarne molte di più. Visto che così non è (e meno male!) dobbiamo far delle scelte. Come avrete notato (se non lo avete notato, notatelo!) nella colonna di destra ho aggiunto una piccola sezione dedicata alla rubrica, con il  logo. Se cliccate là, andate a finire direttamente nella pagina principale di 4 chiacchiere in cui ogni sabato trovate la nuova intervista. Poi, sempre in quella pagina, in basso a destra, trovate la newsletter del sito che arriva ogni week end e, oltre all’intervista, contiene tutte le recensioni della settimana, le novità editoriali e info sugli sconti praticati dalle migliori librerie on-line, selezionate dalla redazione di Sololibri. Inserite la vostra e-mail così sarete sempre informati.

    Parentesi (quadra) metereologica non richiesta: [è tornata la pioggia e, se non ve ne siete accorti, ve ne accorgerete (c’ho infilato pure la minaccia, tiè!). Finalmente la mia macchina potrà farsi, dopo tanto, una lunga doccia rigenerante].

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sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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