• Roberto Valdata era un finanziere di 27 anni. È stato ritrovato morto martedì mattina per assideramento dopo essere caduto in un canale parzialmente ghiacciato nell’oasi naturalistica di Crava-Morozzo (Cuneo). Il corpo era vicino a una diga e alla carcassa di un capriolo, una circostanza che fa supporre che Valdata avesse cercato di soccorrere l’animale bloccato. Nonostante fosse fuori servizio, quella mattina si è recato ugualmente in caserma a prendere Upi, un cane lupo di circa un anno di cui era l’addestratore. Partiti nella tarda mattinata, i due si sono diretti all’oasi. Parcheggiata l’auto, l’appuntato ha raggiunto con Upi il fiume Pesio che attraversa l’area protetta. Da qui in poi non è chiaro cosa sia successo. Il fatto che il corpo di Valdata sia stato trovato vicino al capriolo morto lascia aperta la possibilità che l’uomo possa essere caduto nel tentativo di salvarlo; sicuramente è andata così.
    È stato necessario l’abbassamento dell’acqua nel letto del canale per individuare il cadavere. È probabile che il cane abbia assistito all’episodio. È tornato alla vettura dov’è stato notato da una donna di passaggio che, vedendolo nella stessa posizione dapprima alle 3 del pomeriggio e poi alle 23, ha dato l’allarme ai carabinieri.
    Così recita il
    regio decreto n° 1423 del 4 novembre 1932 (nuove disposizioni per la concessione delle medaglie e della croce di guerra al valor militare).
    “Le decorazioni al valor militare sono concesse a coloro i quali, per compiere un atto di ardimento che avrebbe potuto omettersi senza mancare al dovere ed all’onore, abbiano affrontato scientemente, con insigne coraggio e con felice iniziativa, un grave e manifesto rischio personale in imprese belliche. La concessione di dette decorazioni può aver luogo tuttavia solo quando l’atto compiuto sia tale che possa costituire, sotto ogni aspetto, un esempio degno di essere imitato.”
    Allora, visto che la proposta alla commissione deve farla il Ministro della Difesa, chiedo a La Russa di valutare la possibilità di far avere ai genitori di questo ragazzo una medaglia al valore, perché il loro figlio è un eroe ed è degno di pubblico onore.

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  • Questo incredibile capodanno mi ha presentato la Morte, a cui evidentemente sto antipatico, ben in 2 occasioni. Mi sembra un ottimo traguardo non essere stato decapitato dal sedile della seggiovia a 4 posti che arrivava dietro di me. Ieri, l’ultimo giorno alla casetta, abbiamo deciso di svegliarci alle 7.20 per concludere il capodanno sulle piste da sci di Prati di Tivo. Se non fosse stato per Luca che, appena suonata la sveglia, si è preparato in un lampo per costringerci con le sue torture ad alzarci, facendo abbondante uso di mezzi poco ortodossi: urla nelle orecchie, pentole e coperchi sbattuti nell’aria, la luce accesa mentre gridava: “Buongiorno!” e ci privava delle coperte e non è proprio l’ideale a 1600 metri e a -10 gradi fuori, nessuno si sarebbe mai svegliato (e nessuno lo avrebbe tanto odiato come ieri mattina) e mai saremmo andati a sciare, e non ci saremmo così divertiti. Certo, io non avrei rischiato la vita, comunque, visto che non sono morto né ho riportato lesioni permanenti, lo ringrazio. Skipass + sci + racchette + scarponi coi pollicioni a fine giornata sull’orlo della cancrena = 37 euro, e ora il debito con Luca è salito a 150 euro (pare voglia pure gli interessi). Mi sa che devo cominciare a cercare un triplo lavoro, oppure uno solo che mi faccia guadagnare il triplo del mio onorevole e profumato part-time da Mc Donald’s. If anyone has something for me, thanks! Saliamo amichevolmente in 4, dondolando con le gambine sul vuoto come allegri fanciulli decenni e, nell’attesa di raggiungere l’inizio della pista, raccontavo di quando l’ultima volta che ero salito su un paio di sci, saran stati 8 anni fa, avevo concluso la mia folgorante carriera da autodidatta impedito incastrandomi con la punta dello sci nella grata di scolo dell’acqua, che stava proprio nel punto esatto in cui la seggiovia riprende il suo viaggio a ritroso, e che avevan dovuto fermare gli impianti e pure azionato la sirena; tutto questo per me, che onore! Ieri ricordavo la scena con malinconica dolcezza. Erano altri tempi, son cambiate tante cose, sono cresciuto, maturato, vuoi che lo spettacolo si ripetesse a così tanto tempo e km e seggiovie di distanza? Ebbene, a grande richiesta ho replicato, però stavolta avevo un non so che di scaltra eleganza in virtù della innegabile raffinatezza nei movimenti che il tempo mi ha donato. Mi spingo per scendere, evviva non cado. Tutti si spostano a inizio pista io mi sistemo un attimo i jeans perché la tuta non ce l’ho e la giacca s’era appallottolata e pure la fascia, che l’orecchio destro tra un po’ si sgancia e lo ripongo in tasca. Loro si sbracciano per avvertirmi del pericolo, io penso che vogliono mettermi fretta e dico: “Ho fatto, eccomi che arrivo!” Alla o di arrivo mi arriva una botta atroce tra schiena e culo. Capisco immediatamente cosa sta accadendo e penso che l’unico modo per non morire è riaccomodarmi sulla seggiola e tornare giù. Scelgo di fare la più smodata figura di merda della storia e salvarmi la pelle, ma non ci riesco perché la punta dello sci s’incastra nel tombino, che ovviamente era posizionato a meraviglia perché il bis fosse perfetto. Io cado mentre la seggiola avanza e, visto che nessuno si accorge di me, arriva pure quella dietro che mi decapiterà, lo so. È là che scatta la forza della disperazione, quella energia inspiegabile che ti fa tirar fuori anche quello che non hai perché, se non lo fai, muori. Mi sono accucciato sulla neve pregando che ci fosse abbastanza spazio perché la seggiola passasse sulla mia testa senza spaccarmi il cranio come un martello farebbe con un salvadanaio a forma di porco carico di monetine, come quando passi su un riccio con la macchina e lui non si fa niente perché capita al centro, e così è stato. L’omino finalmente ferma gli impianti e, se qualcuno non si era accorto del mio show, ci pensa la sirena ad avvisarlo. Accorrete numerosi! Io rialzo la testa sollevato e il rinculo della seggiola fa sì che mi arrivi una tranvata in fronte memorabile. “Devi stare più attento e toglierti subito da qua, la prossima volta!” (Grazie di esistere!) “Poteva fermarla un po’ prima visto che mi stava per decapitare.” “Io che ne so che uno fa una cosa del genere!” Mi riprendo e raggiungo i miei amici, poi mi giro e grido: “Comunque non ci sarà una prossima volta!”
    A fatica raggiungo il fondo pista sotto choc, mentre Luca ride. Giunti giù ci guardiamo e diciamo che non ci va più, ma mai più nella vita proprio, aggiungo io, e allora andiamo a prendere una cioccolata con panna al bar. La panna era quella spray del supermercato che era pure finita e allora la signora l’ha scrollata nelle tazze e il risultato è stato che, tempo di trovare un mezzo tavolino libero, e la panna aveva perso la sua tridimensionalità precaria trasformando la cioccolata calda in un’apparente tazza di latte dalla candida superficie.
    La vita l’ho rischiata pure al ritorno che ero stanco e ho sbagliato strada. Una a caso delle molteplici volte in cui il sonno mi ha vinto alla guida, mi sono risvegliato a gran velocità e a 20 cm da una colonna che prima mi sono chiesto se ero finito in un buco spaziotemporale ritrovandomi nella Grecia dorica e poi mi son posto il problema di evitarla, ma come sta accadendo spesso negli ultimi tempi, c’ha pensato la colonna, che gentilmente s’è scansata. Oggi dura giornata di lavoro e, anche se ho alle spalle troppo poche ore di sonno, è l’umore che sta meglio e che vuole riempire quella bellissima valigia il prima possibile.

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  • Perdonatemi se sono dovuto venir meno alla promessa di salutare l’ultimo giorno di lavoro del 2008 con un Mc-pasto completo, ma proprio non ce l’ho fatta a mandarne giù neanche una briciola. Tornato a casa mi son preparato un bel piatto di chitarrina all’uovo col sugo d’agnello e parmigiano, che è (molto) meglio. Questo è anche l’ultimo post del 2008 perché tra qualche ora parto per la casetta innevata e, come copione vorrebbe, adesso ci starebbe bene una sbrindellata di palle completa (per chi ce l’ha; altre cose, per il gentil sesso) sbobinandovi la storia di quello che è stato quest’anno per me, cos’è cambiato, gli obiettivi raggiunti e quelli mancati, gli affetti che vanno, quelli che restano, quelli nuovi e quelli persi, ma preferisco lasciare l’incombenza al resto del mondo che a quanto pare non vede l’ora di scrivere questi post commemorativi. Appena m’imbatto in un blog con su scritte queste cose qui, smetto di leggere e chiudo la pagina. Risolvo dicendovi che tutto quello che doveva cambiare cambierà col nuovo anno e, se non cambia ancora, affanculo pure il 2009!
    Una cosa che desidererei è certamente che Mentana venisse licenziato da RDS. Quell’uomo, col suo monotòno incorporato e accompagnato all’ineluttabile soffio di drammaticità a tutti i costi, che imprime a qualunque notizia decida di condividere nei suoi 100 secondi ogni ora, ha il potere di trasferirmi addosso un carico di negatività e sconforto che si manifesta nel corso della giornata in pianti immotivati, sensazioni di fallimento multiple, maltrattamenti gratuiti a conoscenti e non, e insonnia. Quando lo becco a Matrix lancio il telecomando contro il monitor e sfondo la piccola tv in camera mia riuscendo così a liberarmi in fretta della sua immagine fastidiosa. La tv la posso ricomprare ogni volta che voglio, perché i televisorini in questi giorni, al Mediaworld, te li tirano appresso assieme ai lettori mp3, che fanno pure male perché hanno gli angoli spigolosi, ma la radio della mia macchina che non si spegne più e ha pure il pulsantino delle frequenze semi-bloccato (semi, perché vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, io) che devi operare una pressione che neanche Yuri Chechi, con quella esagerata gobba di dromedario che si ritrova sulle braccia, riuscirebbe a cambiare stazione. Quella no, non posso distruggerla, ha un valore affettivo troppo grande per me, e allora mi sorbisco rassegnato quei 100 secondi mentre prego invano il cielo che stavolta non facciano effetto. Ma parliamo della notizia del giorno. Una sorridente commessa ieri ha trovato 160mila euro in una cassetta di sicurezza vicino a una filiale Monte dei Paschi di Siena e invece di portarseli a casa e prenotare un biglietto di sola andata per le isole Cayman si è recata nella più vicina stazione dei carabinieri e li ha riconsegnati. Ha fatto bene perché, come ha dichiarato lei, non erano soldi suoi, quelli. Chissà perché io, se l’avessi di fronte in questo preciso istante, la prenderei a moonbootate sul suo bel faccino sorridente per un’intera settimana. Spero che non abbia figli né un marito perché non credo che sarà amorevole l’aria che si respirerà tra le sue 4 pareti domestiche da oggi in poi. Ho capito che tipo è la signora, perché io ne conosco una, ormai madre di famiglia, ma dall’aspetto molto giovanile che definirei britneyspearsesco, che avrebbe restituito pure 2 centesimi, dannandosi la vita pur di ritrovare il proprietario di quella piccola moneta. Se vi capita di trovare 10 milioni di euro in un cassonetto, o qualunque altro luogo va bene, fatemi una chiamatina prima di andare dai carabinieri che io devo parlarvi. Intanto ci salutiamo qua. Vado a preparare lo zaino. Passate una nottata folle e divertitevi da pazzi, possibilmente senza fare cazzate. Arrileggerci al 3 che riscendo in città.
    Bam bang buuum!!!

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  • Niccolò mi ha suggerito di scaricare il messenger2009. Io ieri mi son detto: Tanto che oggi pomeriggio non ho una ceppa da fare, ecco che ho trovato cosa fare. Me lo scarico che a me le novità piacciono tanto e allora sì, credo sia proprio il caso di rinfrescare, almeno così riuscirò a scansare per un altro pochetto la sgradevole sensazione di ristagno che si prova a sedere sempre sulla stessa sedia da anni, oppure a essere un’arancia dimenticata sul davanzale al sole per meno di anni, bastano pure 4 o 5 giorni. L’intento era portarvi alla mente pensieri muffosi. Non è che sia male, però sinceramente proprio non riesco a capacitarmi delle effettive e sostanziali differenze che dovrebbero giustificare l’ora e mezza di download rispetto ai pochi minuti che occorrevano a scaricare la versione precedente. Io lo vedo che è diverso, mica no, però dovrebbe essere tanto ma tanto diverso, pure di funzionalità dico, invece questo da quel poco che ho potuto sperimentare, fa più o meno le stesse cose e le fa molto (non poco, molto) peggio. E che c’è quella linguetta che fa sembrare lo spazio in cui si scrivono i messaggi, una nuvoletta da fumetto, non mi soddisfa per niente come spiegazione. Perché, se poi non riconosce i tag dei colori e del grassetto del nick e non accorpa le finestre che, tra l’altro, neanche si illuminano quando qualcuno scrive una frase nuova, quindi io magari scopro che mi ha salutato mezz’ora dopo che se n’è andato, a me poco frega che è del 2009, ma ridatemi quello vecchio. Lo so che queste funzionalità le permette il plus, e io, dopo aver constatato che quello che già avevo non lo considerava non dico per metter su famiglia, ma neanche per un caffettino al volo, ho cercato e su yahoo answer che ti risponde pure alla domanda: Come mi chiamo? se all’improvviso non ti ricordi più il tuo nome, ho trovato il link per scaricare un plus che dicevano compatibile col messenger2009 e ho pensato che cliccando lì avrei risolto tutti i miei problemi. Invece, dopo avermi fatto chiudere tutti i programmi che ostacolavano il dio Plus e fatto riavviare il PC 11 volte era tutto come prima. Sono un po’ inalberato perché il nome grigio non lo voglio e neanche voglio vedere [b] e codici così che poi sempre grigio rimane. Allora, se qualcuno possiede il segretissimo plus compatibile col messenger2009 è pregato di donarmelo o segnalarmi come potermene impadronire: un link, un contatto, una scia di mollichine di pane, qualcosa. Oggi è l’ultimo giorno di lavoro prima del lungo riposo che Vostra Maestà ha deciso per il mio capodanno. La ringrazio veramente col cuore perché lei non lo sa, ma mi ha regalato la felicità che vivrò trascorrendo 3 giorni con i miei amici alla casetta di Pietracamela. Loro, che sono già là, mi hanno detto che c’è più di un metro di neve e io me lo ricordo perché ci sono stato l’anno scorso e sembrava un presepe. Dopo la delivery (speriamo che arrivi poca roba da scaricare) quando stacco, alle 14.30, porto a compimento l’ultima schifezza del 2008: pasto completo al Mc con tanto di flurry smarties finale per festeggiare. Promesso. Non è che il 3, quando rientrerò, sarà cambiato qualcosa, però questo è pur sempre l’ultimo giorno di lavoro dell’anno.

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  • Ieri mi sono concesso la serata film. a) Perché ero stanco. Mi ero dovuto svegliare presto nonostante fossi rientrato alle 5 meno qualche cosa, non perché avessi qualche impegno, ma per non destare sospetti, perché nessuno potesse pensare che fossi rientrato alle 5 meno qualche cosa, appunto. b) Perché anche se l’idea di uscire mi è balenata nella testa, vi è rimasta per meno di un secondo, immediatamente sostituita da quella del freddo e del gelo e del ghiaccio e della neve e del vento che ti taglia le guance e il naso che gocciola e casa dolce casa e il calore delle coperte e non c’è stata storia. c) Perché a Canale 5 mandavano Love actually che io dico sempre di volermi vedere, ma non mi vedo mai e allora mi son detto: Stasera serata film!
    Non penserete che la serata film si limiti a guardare un film, eh no. La serata film ha delle modalità di esecuzione ben precise. Intanto la fase preliminare che dura quanto la pubblicità che separa il momento in cui il film viene annunciato da quello in cui effettivamente cominciano a scorrere i nomi degli attori e parte la colonna sonora iniziale con le prime immagini. Nella fase preliminare vanno portati a termine tutti i preparativi per una buona riuscita. Intanto va rifornito il comodino di almeno 3 crostatine al cioccolato (una per l’inizio del film, una per la fine primo tempo e una per concludere con dolcezza la serata film) se non le possedete vanno bene anche i torroni nocciolati (4 o 5 bei quadratoni) o un paio di pugni di biscotti Gocciole o alternative da voi pensate, l’importante è che sia qualcosa di schifosamente dolce e calorico, che contenga della cioccolata nei modi e nelle forme che desiderate e, fondamentale, che sbricioli in quantità. Poi una bottiglietta d’acqua naturale, se scegliete la modalità serata film light, o una bottiglia di birra per quella hard, oppure, se veramente siete tipi tosti, Gin, Vodka, Whisky, alcool puro mischiati come preferite per la modalità very very hard. Naturalmente il telecomando a portata di mano per non dover uscire troppo spesso dal letto e perdere il tepore dei piumoni, e il PC acceso con MSN inpostato su non al computer – serata film, perché tutti devono saperlo.
    Love actually è molto carino. Il cast è pazzesco a partire da Hugh Grant (che è uno di quei nomi che tanto, comunque scriverai, ti apparirà sbagliato), Colin Firth, Andrew Lincoln, Rodrigo Santoro, Chiwetel Ejiofor, Olivia Olson (ma chi sono costoro?). La storia è in realtà un intreccio di relazioni e di amori in una commedia natalizia dal retrogusto malinconico. Protagonisti sono inglesi molto diversi tra loro; queste 10 storie in comune hanno il fatto di svolgersi tutte contemporaneamente, iniziando 5 settimane prima di Natale. È l’amore che assume sfaccettature variegate. L’amore di un’amicizia fedele, l’amore di un uomo che dilaniato dalla morte della sua compagna, si ritrova padre da solo, l’amore di uno scrittore tradito che fugge dalla città, l’amore di un politico per la sua collaboratrice, l’amore di un ragazzo per la neomoglie del suo migliore amico ignaro. Alla scena dei cartelli che le fa leggere uno dopo l’altro fuori la porta di casa per farle gli auguri in silenzio, quando ad un certo punto ne arriva uno che dice: to me you are perfect! io non ce l’ho fatta più e per tamponare le lacrime ho dovuto ricorrere all’ennesima crostatina al cioccolato. Perché to me you are perfect! non me l’ha mai detto nessuno, e neanche scritto in un cartello. Se vi capita guardatevelo, perché è il tipico film di Hugh Grant che ti fa piacere di aver visto. Una perfetta serata film prevede come conclusione il ritorno al PC e comunicare a tutte le finestre, che in quelle 2 ore si sono aperte chiedendoti che film è, com’è il film, dove sei, ci sei, aho, ecc, le tue apparenti scuse, ma stavi guardando un film (mica perder tempo), salutare con noncuranza e tornare a letto stavolta a leggere.
    Anna Karénina, riassunto puntate precedenti: Kitty sta male per Vronski che, dopo essere stato da lei scelto a spese del povero Levin che l’ama davvero, l’ha abbandonata per correre incontro alla Karénina che già comincia a manifestare i sintomi di una depressione spaventosa, imprigionata in una vita di prestigio fatta di ambienti di lussi e frequentazioni che lei schifa, e di un marito che non la caga neanche lontanamente e che si ricordava più bello dall’ultima volta che l’aveva visto, prima di partire per Mosca per tentare di riconciliare suo fratello Stefano con la moglie Dolly (che non è la pecora clonata, ma la sorella di Kitty) che ha tradito ripetutamente.
    Un po’ lunga ‘sta frase, ma il riassunto puntate precedenti non può avere punti, eccezion fatta per quello finale, è la regola.
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  • Quando sono partito il Fabriano A4 mi scrutava dall’alto aspettando di aprirsi al momento giusto, ma che non avesse ancora nevicato era solo un’illusione. Esco dalla galleria del Gran Sasso e dall’altra parte quello che mi si presenta è un inferno, con la sola differenza che al posto delle fiamme, dei carboni incandescenti e dei vapori c’era un’amorevole coperta di ghiaccio sull’asfalto e 20 cm di neve ammucchiati sul guardrail e attorno a me, più che le campagne della lontana periferia aquilana, sembravano le piste di Cortina D’Ampezzo. Lo scenario in quell’istante che ho avuto per riflettere, perché quando esci a 160 all’ora dalla galleria non è che hai molto per comprendere perché la macchina non risponde più ai tuoi comandi, e perché davanti a te sembra la puntata finale di CSI Miami e Dottor House che si ritrovano per brindare al successo degli ascolti, era il seguente. Una decina di automobili fracassate contro i guardrail, un signora che inginocchiata nella neve piange con le mani al volto, un’allegra famigliola che procede mano nella mano legata indissolubilmente al ricordo della loro ormai ex automobile che invece non procede sportello a sportello con un’altra identicamente immobile, che forse era quella di Bruno Vespa. Un paio di omini col gilet arancio fluorescente, un po’ pacchiano a dir la verità (ma non andava il viola?), che muovono la bocca agitando bandierine, che ho pensato di essere finito sulla pista di atterraggio di Fiumicino. Apro il finestrino magari carpisco suggerimenti, mentre ormai la Getz (che non è mia ma di father) travolta dalla passione per il pattinaggio sul ghiaccio che nutre da anni, volteggiava leggera, libera e felice. L’omino grida: “Piano, devi andare pianooo!” (se magari pure tu parli piano…) fracassandomi le orecchie. Facile parlare, tanto mica ci stai tu dentro un mezzo di trasporto che a 160 non risponde più ai tuoi comandi con davanti una specie di campo di combattimento minato e a ostacoli con tutte queste automobili sparse casualmente sulla carreggiata. Evita gli ostacoli, che bel giochino. Mi ci voleva proprio stasera. Sparo a valanga 14 Padre Nostro, 7 Ave Maria e pure 4 Salve Regina in 9 nanosecondi, constatando con mia somma sorpresa di rimembrarne le parole, e lascio tutti i comandi per la serie: Mioddio, salvami!
    La Gets sfiora 3 automobili e quando dico sfiora mi riferisco a quella sensazione che ti senti perduto perché valuti rapidamente la direzione e viene fuori = colluttazione, e poi per una piuma o un chicco di neve, o uno sputo, o un pelo pubico, fate voi, le automobili non si toccano e io finisco girellando contro il guardrail che però, sempre per quella percentuale di C che in certe circostanze la vita te la salva, si scansa, e io mi fermo a 10 cm dalla lamiera e ricomincio a respirare. Potevo morire soffocato se solo la girandola fosse continuata anche solo pochi secondi in più. Viste le condizioni del tempo quella di ieri non era proprio la serata adatta per un tour per tutto l’Abruzzo in macchina, però alla fine nessun morto e nessun ferito e ho incontrato nel mio isterico cambiare frequenze radiofoniche tante di quelle stazioni radio che secondo me io ero l’unico all’ascolto. Tipo, chi se la sente radio Azzurra alle 3 di notte che dopo Montesilvano già non si prendeva più? Questo mi dà un non so che di onnipotente e anche di generoso appagamento perché ho dato senso alle parole di quel povero dj che altrimenti sarebbero rimaste inascoltate, e parlare da soli è il primo sintomo della follia. Ti ho salvato dj, capisci? Comunque ho guidato più io ieri notte che un camionista coatto di quelli coi nomi scritti sul camion, e Autostrade per l’Italia dovrebbe conferirmi un consistente premio in denaro per la fedeltà accordatale. Ho rivisto la mia casetta alle 4 e 37 e anche L’Aquila aveva subito, nel frattempo, l’ira funesta del bianco candor, e io, non pago della lezione, ma esausto davvero, svolto nella mia stradina un po’ troppo bruscamente e la macchina si va ad appiccicare al cancello che, come il guardrail, ha preso vita e s’è aperto da solo evitandomi l’impatto. Meno male che oggi non lavoro, non esco di casa neanche se mi pagano (oddio, dipende pure dalla cifra).

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  • Ricordate le crostatine che sembravano del Mulino Bianco, ma non erano (pensavo), che sto assumendo come un antibiotico 2 volte al giorno dopo i pasti, per curare non so ancora bene cosa, l’importante è che facciano effetto? No?! Poco male, basta che pensiate a delle merendine al cioccolato che hanno tutta l’aria di essere le tanto amate dai bimbi Crostatine Mulino Bianco, ma io, che conosco i miei polli, so che mia madre va a sottomarche che è una meraviglia e quindi certo, lo sembravano, ma non potevano esserlo. Ebbene, devo informarvi che le suddette crostatine nascoste nella credenza bassa in salotto, dove mia madre tiene pure le scorte di latte, erano davvero del Mulino Bianco. Nel momento stesso in cui mi sono scontrato con questa scioccante consapevolezza un senso di smarrimento e vuoto ha preso a farsi strada dentro il mio animo per l’ennesima volta pugnalato. E allora fatemi dire a questi signori che mi hanno molto amareggiato, sì, e ora andateli a raccogliere voi i pezzetti del mio fanciullesco cuore trascinati sull’asfalto dal vento della delusione. Ma che fine hanno fatto le crostatine di una volta? Le avete rapite e torturate? Le tenete in cattività in qualche antro buio e senza cielo? Le avete dimenticate a centrifugare in lavatrice a 90 gradi? No, perché queste non sono neanche la metà e costano appena più del doppio di quelle di una volta. Io ben comprendo l’aumento dei prezzi che nel tempo procede inarrestabile, ma non comprendo per nulla il rimpicciolimento dei prodotti. Tra qualche anno si saranno ridotte a creaturine microscopiche sempre fedeli alla loro forma originale, per carità, ma delle dimensioni di una monetaccia da 5 centesimi che alla lunga diventa nera e secondo me anche tossica, la moneta, ma pure la merendina. E poi quelle fantastiche confezioni di una volta che ritagliavi lungo le linee tratteggiate e infilavi le linguette dentro le giuste fessure a incastro e venivano fuori fattorie e barchette e grattacieli di cartoncino colorato che ti facevano sognare e che poi appoggiavi solo per qualche istante su una mensola o sul termosifone per poter serenamente assentarti e trovare riparo nella stanza da bagno, e qualcuno, che passava di lì, li appallottolava e li gettava nel secchio, dove sono finite? Esigo una risposta: Dove sono finite le linee tratteggiate? Dove (maledizione, e non fatemi inalberare che è ancora un po’ Natale)?
    Una malinconia grattacielesca mi avvolge alle 3 mentre azzanno la seconda crostatina della notte, nel letto, da poco tornato dalla serata lavoro+giocata a casa di Vale (a conti fatti ho perso solo un euro, evviva). Le coperte stasera non scaldano e io starnutisco e capisco Anna Karénina e pure Levin che vivono le loro esistenze un po’ sfigate, ma mancano ancora 800 pagine quindi nulla è perduto (almeno per Levin, visto che lo sanno tutti che la Karénina alla fine si suicida). Parentesi (quadra) metereologica non richiesta: [il cielo su L’Aquila è color foglio Fabriano A4, quelli delle tavole di disegno delle superiori]. Stanotte scarica, e con tante notti, proprio questa.

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  • Oh che bel Natale marcondiro ndiro ndello, oh che bel Natale marcondiro ndiro ndà. Fare a gara a chi urla e offende e umilia di più per l’intera durata dell’antipasto e dei 2 primi e dell’agnello alla brace, non è bello. Son discorsi che riusciamo a soffocare per gran parte dell’anno; perché uno debba esplodere a Natale coi parenti, io mica l’ho capito. Le conclusioni sono sempre le stesse che si radicano, e fine. Poi ci s’è messa pure la Pavesini a farmi andare di traverso la lasagna bianca che, con le lardelle penzolanti alle braccia, si agitava sul palco di San Siro sotto il diluvio universale implorando con la raucedine: Tu non lasciarmi mai, tu non lasciarmi-iii. Incancellabile tu sei… Io da mo’ che me n’ero andato. Secondo me, una mattina di queste mi sveglio e mi prende un colpo di quelli violenti perché sto in un altro letto di un’altra città e magari pure di un’altra dimensione che non preveda la mia famiglia. Uno stravolgimento potente e pure parecchio traumatico e non certo indolore, come la celebre martellata della dolce infermierina di Misery non deve morire ai piedi dello scrittore segregato in casa e costretto a riscrivere l’ultimo capitolo della saga, che la psicopatica adora, e quindi giustamente s’incazza un attimo e decide che Misery, la protagonista, non morirà. Ogni volta, a quella scena, devo coprirmi gli occhi con le mani come fanno i bambini al cinema e chiedere al vicino di avvertirmi appena è cambiata l’inquadratura. La vita cambia di botto non inteso come tempi, ma come quantità di cose che si trasformano contemporaneamente; come un’inquadratura che d’improvviso si focalizza su tutt’altro e in quel tutt’altro ci sei tu. Arriva un momento, dopo anni di ristagno, che tutti gli abiti sono logori, che il cellulare non funziona più, che le voci che senti tutti i giorni non sono quelle che vorresti sentire, che cominci ad aver paura che il lavoro che fai non sia più così temporaneo perché in quest’anno alla fin fine non hai tagliato quasi nessun traguardo e concederti un anno in più è davvero troppo. Addirittura non ti piace più l’aria (come può piacerti d’altronde?) e continui a ripensare a quella di aria, e quindi l’alternativa esiste. Quasi quasi ‘ste frasi le scrivo sul mio primo e nuovissimo moleskine (pensavo fosse femminile e invece pare di no). Ce l’avevano pure Picasso van Gogh ed Hemingway, così dice il fogliettino che ne narra la storia. Io un taccuino moleskine originale non l’ho avuto mai, però ho un quaderno fidato in cui libero e catturo allo stesso tempo i flash che mi abbagliano nei momenti più improbabili. Molto devo a quel quaderno. Qualche poesia selezionata, il racconto Cemento presente anche in Non farmi male che ha vinto un concorso nazionale e che ho visto nascere in un incubo 4 o 5 giorni prima del termine per parteciparvi, a cui continuo a ripensare di tanto in tanto e che poi ho appuntato sul quaderno prima di riaddormentarmi. La fine di Supermarket24 che tanto m’ha fatto tribolare perché non riuscivo a vedere come si potessero concludere le vicende. Continuavo a rileggere e aggiustare e a vivere con quei personaggi senza aggiungere parole nuove, a chiedermi come loro avrebbero agito, finché una notte di parecchi mesi dopo, è arrivata come un treno ad attraversarmi il volto. È uno strumento magico il quadernetto, e ora che ho il moleskine dovranno aggiungere anche Matteo Grimaldi dopo Hemingway su quel foglietto (e precipitarono le vendite drasticamente). Cose che capitano.    
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  • Ieri sera a cena dagli zii e oggi a pranzo a casa, è così che va più o meno da 27 anni a questa parte. Tutto buono e gustoso e sotto controllo finché mi è andato un attimo di traverso un gamberetto quando mio zio alla mia risposta: “Non farmi male ha venduto 1200 copie” ha esultato esclamando: “Cavolo, allora un 20mila euro te li sarai intascati”. Che a me poi non è che vada tanto di parlare dei miei libri quando non sono costretto, o in ambienti poco affini a tale scopo. Quello che mi ha sempre sorpreso è l’idea purtroppo diffusa che vede uno, che pubblica un libro, ricoperto di soldi. Non è così, e parlo anche per chi ha dietro Mondadori o Feltrinelli o Bompiani. Il discorso non è riferito al libro, alla casa editrice, o al fatto che lo vediate o no nelle librerie. Il guadagno di uno scrittore è legato al numero di omini che per un motivo o per un altro vanno in libreria e pagano per portarselo a casa. Se quel numero è grande, ma tanto grande che quel libro poi si parcheggia un po’ in classifica, allora forse l’autore vive coi proventi del libro, altrimenti proprio per una ceppa. Ho avuto modo di conoscere e chiacchierare con autori Bompiani o Fazi che pubblicano regolarmente, ma che non superano le 5 o 6mila copie vendute a libro. E se i tempi sono più o meno quelli di un libro ogni 2 anni e se le percentuali dei diritti d’autore si aggirano intono al 10 per cento, facciamo che un libro costa 15 euro, quindi un euro e 50 a copia moltiplicato per 5mila fa 7500. Voi ditemi se si può vivere con 7500 euro ogni 2 anni. Ed è così che va per il 90 per cento degli scrittori. Quindi smentisco l’immagine dello scrittore milionario che fa la bella vita in giro per il mondo. Certo che esistono, è questione di numeri. Saviano, Giordano e compagnia bella che superano il milione di copie per esempio; in tal caso un euro e cinquanta va moltiplicato per un milione e viene fuori una cifra un po’ diversa. Ma non è sulle schegge impazzite che si può fare un discorso generale. Poi lui (sempre mio zio) dice che il secondo venderà il doppio del primo e se questa cosa è vera, evviva evviva, perché al decimo romanzo venderò 120mila copie. Ho deciso che per festeggiare cotale somma di denaro che mi piomberà presto sulla testa comprerò a mia madre una scopa rotante. Una roba che è leggera come una scopa e ha delle spazzole rotonde che girano vorticosamente e raccolgono la polvere, ma non aspira, diciamo che: “aspira in un certo senso”, come dice mia zia. Non so se per via dei litri di spumante che non era proprio Champagne Moet&Chandon 75cl da 45 euro, o per il potere ipnotico delle setole, mia madre, appena ha scorto l’elettrodomestico dalla misteriosa forma a lei ignota, le è zompata sopra come un falco con un piccolo criceto che corre, e ha cominciato a farne un uso smodato ripulendo tutta la casa di mia zia. Non riuscivamo più a fermarla. Rideva che le uscivano le lacrime, e continuava ad aggirarsi e a sbattere contro le pareti e il mobiletto delle conserve e la poltrona e i piedi del tavolo e i piedi delle persone che lentamente provavano ad accerchiarla come un toro infuriato da catturare. Tutto questo sotto gli occhi di mia zia che continuava a maledire il momento in cui ha deciso di mostrarle la sua scopa rotante.
    Beh, fate tutti un buon Natale. Grazie a chi ne ha augurato uno speciale a me e, come dice la mia collega Federica, che è speciale per tanti motivi: “Oggi è Natale, poi… si vedrà!” Ciao Stanza, e sempre e comunque evviva le stelle, non soltanto quelle del cielo.

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  • Me lo sono ricordato e sembravo anche discretamente deficiente mentre scrivevo su un foglio di carta marrone per fare i toast fissando l’Albero del Mc carico di letterine. E, come la vicedirettrice non abbia chiamato la neuro deliri per farmi caricare, ancora non me lo spiego, ma ce l’abbiamo fatta e allora via a Caro Babbo, mentre mi strafogo un Big Mc, penso che per Natale potresti portarmi…  Cominciamo da Giulia e Debora che scrivono:
    Caro Babbo Natale,
    quest’anno siamo state molto più bravissime dell’anno scorso. E quindi, visto che l’anno scorso quello che t’avevamo chiesto non ce l’hai portato, te lo richiediamo quest’anno. Se possibile vorremmo più soldi e felicità, soprattutto soldi.
    Beh, vogliono i soldi e non si può certo dire che non siano ostinate. Credeteci, ragazze. Prima o poi vi arricchirete. E sempre più bravissime, mi raccomando. A quanto pare la crisi si fa sentire e alla richiesta di danaro di Giulia e Debora si associa Jacopo che scrive:
    Caro Babbo Natale,
    sono Jacopo. Per quest’anno voglio tante cose, però qua non c’entrano tutte. Allora intanto mi accontento di solo tanta fortuna, felicità e soldi. Poi le altre le scrivo alla lettera di casa. Ciao.
    Spero che i genitori del piccolo Jacopo lo abbiano dotato di un papiro di 9 km su cui riversare l’elenco completo dei suoi desideri altrimenti se li ritroveranno scritti pure sulle tende del cesso. Intanto complimenti alla capacità di sintesi acquisita nonostante la tenera età. Visto il poco spazio a disposizione ha ben pensato di puntare tutto sui soldi, male che va gli altri doni se li compra da sé. Bravo Jacopo! Chiudiamo coi sensi di colpa della povera Lucia.
    Caro Babbo Natale,
    quest’anno non mi è andata tanto bene. Per niente proprio, mannaggia. Spero che ti ricordi di me perché io di te mi ricordo sempre. Ti chiedo soltanto di farmi stare più calma quando mia sorella mi si ruba le mie cose e io gli meno. Poi pure tutto quello che ti pare, se è in più. Grazie.
    Lucia, ma tu fai bene a gonfiarla di botte tua sorella, sono pur sempre le tue cose insomma. E fai anche bene a non mettere limiti al grande Babbo. Tutto quello che arriva è bene accetto, basta che sia in più. Quindi sentiti orgogliosa di te. Caro Babbo… vi saluta e vi dà appuntamento a domani con nuove fantastiche letterine. Ah, e domani, per chi non se ne fosse accorto, è pure Vigilia. Cioè oggi, visto che è l’una e 51. Auguri e, mi raccomando, il vostro presepe è di gran lunga più bello di quello di vostra zia. Insistete con lei finché non si troverà ad ammetterlo. Mettetele pure le mani addosso, se necessario. ‘Sti parenti devono capire il vero spirito del Natale.
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sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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