Oggi è un giorno triste per l’Italia intera, e la Stanza non può che abbracciare con sensibilità tutte quelle famiglie già colpite da tale tragedia che sa logorare lasciando un indelebile graffio nell’anima (che era un film, mi pare). Mi associo al dolore e indico il lutto mondiale (perché tanto si estenderà oltre i confini, lo so già) e il minuto (l’ora, il giorno, il mese, l’anno, fate voi) di silenzio, perché il morbo Moccia è tornato (uh mamma saura!) e sta contaminando il paese con la sua nuova letale epidemia: questa. Amore 14 non è solo un libro, ma tutta una serie di robette tipo penne, segnalibri, pupazzini, diari, astucci, zainetti, cartoline coi cuori, è anche una specie di fiction, insomma Moccia sta tentando davvero di ridurre i nostri cervelli a una poltiglia rincretinita, qual è il suo.
In questo filmato, gentilmente segnalatomi da Amelia, sono racchiuse allarmanti testimonianze direttamente dalla voce di chi vive ormai la fase acuta, irrecuperabile. Degna di nota la citazione della giovane e già devastata mocciosa intervistata, di un passaggio di Tre metri sopra il cielo che l’ha particolarmente colpita: "Cioè fa: i tuoi occhi so diamanti, poi lei fa: io ti vedo nei miei sogni, poi lui fa: il tuo nome luccica, poi lei fa: io e te tre metri sopra ar cielo".
Io mi chiudo in casa, voi fate come credete. Che la guerra dei mondi abbia inizio (e se qualcuno si azzarda ad andare in libreria a comprarlo giuro che gli tolgo il saluto)!
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Il morbo è tornato
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Julia, se vengo a Los Angeles me lo dici ‘sto segreto?
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Scrivi un commento →: Julia, se vengo a Los Angeles me lo dici ‘sto segreto?Aspetta e spera che la telefonata (non) si avvera, e non è un problema di campo, o di credito, o di batteria; se uno non compone il numero e non preme sulla cornetta verde, ti puoi sbattere per terra, ma la telefonata non arriva, e non c’è santo che tenga. Al cinema ci vado lo stesso (non è che una telefonata mi cambia la vita, sia chiaro, né la giornata), a vedere un altro film (quindi qualcosa l’ha cambiata, però). Un segreto tra di noi, il grande (?) ritorno di Julia Roberts. Visto che a me la Julia piace proprio tanto, pure se qua e là voci mi suggerivano di evitare, io e la mia testardaggine masochistica abbiamo deciso di non lasciarci abbattere dai due flop di Un giorno perfetto e Decameron pie e siamo andati, peraltro alla multisala Garden, a diciamo 20 km (forse più) da casa mia, perché né il Movieplex né il Massimo hanno apprezzato, e quindi immediatamente tolto dalle sale. Sarà stato per via degli incassi, ma neanche questo interessa a me e alla mia testardaggine masochistica; noi vogliamo Julia boccalarga a tutti i costi, e Julia boccalarga avremo. Piove, nell’ampio parcheggio non più di 10 automobili (lontani i tempi in cui bisognava girarselo 2 o 3 volte per trovare un posto). Tra un po’ i ragazzi della biglietteria cominceranno a travestirsi da clienti e a pagare il biglietto per pagarsi gli stipendi. Come dice Franco, fosse stato per gli incassi aquilani Julia Roberts sarebbe morta di fame. 4 persone in sala per un totale di 16 euro, un sucCESSOne, insomma. Il film ha tutta l’aria di essere carino, giusto l’aria; con quelle enigmatiche inquadrature iniziali sui volti, sugli orologi, sulla pioggia, i primi dialoghi d’impatto. Poi comincia a snodarsi la trama che io avevo letto e che sulla locandina recitava più o meno così: una famiglia all’apparenza perfetta che custodisce un segreto. Perfetta? Ma se è una famiglia di disadattati psicotici, ed è chiaro fin da subito. Chi scrive recensioni, locandine, realizza trailer, mi chiedo: ma il film lo guarda prima o va a caso? Riassumiamo la trama. Julia è la moglie di uno scrittore di successo, un uomo freddo che maltratta il figlio che poi cresce e diventa scrittore pure lui. Julia ha una sorella più piccola che si affeziona molto al ragazzino, cresceranno insieme diventando grandi amici. Julia rimane incinta dell’uomo cattivo scrittore di successo e nasce Rayne sorella del ragazzino disadattato che poi diventa scrittore pure lui. Fin qui ci siamo? Questo ragazzino è costretto a vivere un’infanzia sotto tortura, perché il papà cattivo pretende un rigore estremo e gli riserva penitenze dolorose, come restare immobile a braccia spalancate con due barattoli di vernice, uno per mano, per un tempo indefinito, in garage. Ogni tanto compare un orologio digitale che segna ore e minuti uguali. 11.11 10.10 22.22 per capirci, che io mi ricordo che quando uno becca ore e minuti uguali vuol dire che qualcuno nel mondo lo ama, ed è una bella consolazione questa, ma non c’entra una ceppa col film. La svolta si ha quando arriva il giorno della laurea in lettere di Julia, ormai anzianotta. Il figlio maschio, scrittore affermato, torna da New York per l’occasione, Rayne, sua sorella, lo va a prendere all’aeroporto, intanto Julia e marito cattivo procedono in macchina e succede che il figlio di Jane che è la sorella di Julia, quella che era diventata amica col figlio poi grande scrittore (non vi perdete, eh) fa rimbalzare la palla da baseball prima su un tavolo, poi su una sedia, poi da qualche altra parte, insomma ‘sta palla finisce per strada. Lui va per raccoglierla proprio nel momento sbagliato, perché sta passando l’automobile a gran velocità di padre cattivo che per evitare il figlio di Jane, sorella di Julia, sterza violentemente e si appiccica a un albero. Julia muore. Non dovevo dirvelo? Va be’ che tanto è una cosa che succede quasi subito. Seguita una valanga di flashback per ricostruire la storia di questa famiglia, e tutto il mistero ruota attorno a un libro, che è il nuovo libro di ragazzino cresciuto e divenuto scrittore di successo, che si appresta a pubblicare, ma che a quanto pare conterrebbe un segreto capace di far morire il padre cattivo di crepacuore. È la rivalsa che quel bambino cresciuto aspettava da sempre nei confronti di un padre che non ha mai dimostrato di amarlo. Sì, ma che ci sta scritto dentro ‘sto libro? L’avete capito voi? Io no, perché nessuno lo dice, però una vaga idea alla fine del film ti viene, e ha a che fare con un po’ di corna sparse. Il film nella sua interezza non è granché, ma il finale fa veramente schifo. Il giovane scrittore, figlio del vecchio scrittore cattivo, decide di non pubblicare più il manoscritto, lo brucia addirittura. Che romantico, ma che cazzata. Uno scrittore per una buona storia calpesterebbe padre, madre, sorelle, amici e ovviamente nemici. In fondo è sempre una storia, non è detto che sia realtà.
Da un po’ di tempo a questa parte vanno di moda i film criptici che non finiscono, che ti fanno sentire un idiota perché partono i titoli di coda e tu non c’hai capito niente. Ma dove sono finiti i vecchi film di una volta, quelli con 3 personaggi: uno buono, uno cattivo e l’amico di quello buono che uccide il cattivo nella scena finale? La prossima volta il film lo lascio scegliere da qualcun altro. Magari dopo quella certa telefonata, se arriva.
Qua ha smesso di diluviare e si vede persino un po’ d’azzurro; buon week end.
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Gustosi i marfonuggets!
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Scrivi un commento →: Gustosi i marfonuggets!Quel che resta dell’after di 8 ore al Mc è un orribile segno maori sull’avambraccio destro dovuto più che alla sbadataggine nel recuperare la griglia, e quindi sfiorarla con la suddetta parte del (mio) corpo, all’incazzatura che mi stavo prendendo con uno che tutto stava facendo tranne che il suo lavoro, che poi ho aspettato fuori casa sua e ho prima legato a una colonna del portico e poi ucciso bruciacchiandolo con i cerini (33 confezioni). Nella pausa di 2 ore gentilmente concessami tra il primo turno di 5 ore e il secondo di 3 ho pensato bene di mettermi a studiare là fuori anche perché, solo tornare a casa a mangiare e ripartire significava starci pelo pelo coi tempi, e considerate le agghiaccianti oscillazioni della borsa e la considerevole distanza casa-Mc (che tra poco diventa la mia prima abitazione e quindi pagherò meno tasse visto che ogni mese mi trattengono in busta tra i 300 e i 500 euro di contributi, che non è proprio una bazzecolina) io con la macchina se permettete ci cammino il meno possibile, e a piedi non è un percorso umanamente praticabile. Tutte buone motivazioni per restare là. La sera ero stravolto, trattavo tutti male, manager compresi, non sopportavo più quegli assillanti suoni di friggitrici e toaster e griglie e lavaggio mani e friggitrici e griglie e toaster e toaster e toaster (ci siamo capiti, era per ricreare l’ansia da ripetizione suoni) e mi è venuto anche il raffreddore. Ho starnutito roboante sopra a una confezione di nuggets da 6 aperta, dubito che il mio sterco nasale sia peggiore di quello che c’è dentro quei polletti bomba; posso averli soltanto purificati. Sì, poi alla signora gliel’ho dati lo stesso, figuriamoci.
Ho ritrovato due chiamate anonime alle 12.28 e alle 12.36. Ho come la sensazione che fosse il famigerato tecnico Telecom; se era la Mondadori è pregata di richiamare, grazie.
Oggi che è il mio giorno libero provo a riprendermi. Mezza giornata a casa di un amico che molto gentilmente tra un caffè e un caffè mi raserà la testa che ‘sti capelli non si possono più vedere e a me la testa rasata piace tanto, e mezza giornata provo a imparare quelle cavolicchio di formule con e elevato a lamda che, se qualcuno sa cos’è, è pregato di farmelo sapere al più presto, prima che io impazzisca e uccida il professore a colpi di lamda. E tanto che c’è, se mi riassume le regole di integrazione e risoluzione derivate (e va a farmi l’esame), rigrazie. Io intanto aspetto una certa telefonata.
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Messaggio preregistrato
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Scrivi un commento →: Messaggio preregistratoSalve, risponde la segreteria telefonica della Stanza del Matto. Il Matto è momentaneamente assente (proprio momentaneamente eh) perché oggi ha deciso di spararsi (il significato stesso della parola decisione implicherebbe una qualche seppur labile forma di volontà propria, cosa che qua non è) un così gradevole doppio turno da 8 ore al Mc Donald’s. Se vi va, pensatelo, travolto da puzze, suoni e fumi tossici, magari vi sente e sono certa (io, la segreteria) che apprezzerà. Se invece volete compatirlo o anche fargli dei complimenti gratuiti e immotivati, che sono sempre ben accetti, o anche raccontare la vostra, di giornata, lasciate pure un messaggio dopo il segnale acustico. Vi risponderà (se vi risponderà) al suo ritorno (se mai tornerà).
BIP!
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Dio ti ringrazio! Se fosse stato per la Telecom…
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Scrivi un commento →: Dio ti ringrazio! Se fosse stato per la Telecom…Ieri l’altro è morta la connessione. Qualcuno avrà notato che avrò risposto a mezzo commento in tutto. La lucetta del modem continuava a lampeggiare e a un certo punto, io e la mia ben nota eterna pazienza ci siamo rotti e abbiamo deciso di chiamare il 187, anche parecchio innervositi. L’operatore mi chiede se sono sicuro di aver mai posseduto un’ADSL visto che la mia zona, da un rapido controllo, risulta scoperta. Io gli rispondo che intanto non sono pazzo (e mi pare una precisazione doverosa) e che da 2 anni a questa parte navigo libero e felice (mica tanto) e che solo dal giorno prima la lucetta del modem non si decideva a stabilizzarsi. E quindi lo prego gentilmente (ho anche usato la parola gentilmente) di fare un controllo un attimino meno rapido, ecco. Torna dopo un po’ e mi dice che avevo ragione, che c’era un guasto, di tenere il modem acceso fino a mercoledì sera e tutto sarebbe andato a posto. Stupito dalla magia a cui avrei assistito, un operatore della Telecom più efficace del dito di E.T. telefono (appunto) casa, chi l’avrebbe mai detto, riaggancio gaudente, vado in cucina urlando e minacciando chiunque che se avesse spento il modem l’avrei lanciato nella vasca delle mie tartasaure con tanto di coltellino seghettato alla gola di mia madre che troppo spesso pecca di non saper resistere alla tentazione di mettere in off qualunque elettrodomestico, in virtù della sua innata indole al risparmio energetico. Quando ho avuto la conferma che tutti avessero capito, sono tornato in camera, mi sono vestito con la solita felpa azzurrina con la zip, della nike e i jeans (con la zip pure loro), scarpe e giaccone pesante, perché tra pochi giorni qua nevica, e sono uscito, dopo avere naturalmente spento il modem io stesso.
La mattina dopo la suoneria del cellulare mi sveglia, e io odio quando il cellulare mi sveglia, a meno che non sia una voce amata a farlo, ma è da troppo che non accade, so (sempre inglese) sapevo che avrei odiato chiunque e infatti l’ho odiata, la tipa che si qualifica come operatrice di un’agenzia esterna che lavora per Telecom, che mi comunica che sulla mia linea è tutto a posto, non ci sono guasti.
“Ah, che bella notizia. Avete già sistemato tutto?” “Sì, no, cioè, non abbiamo sistemato niente, perché era già tutto in ordine.” “Guardi non è così perché internet non va.” “Ma lei è sicuro di avere l’ADSL?” “Ancora?” “Ancora cosa?” “Ieri l’operatore della Telecom mi ha chiesto la stessa cosa. Se vi chiamo per segnalare dei guasti sulla linea forse è perché prima funzionava, non crede?” “Allora è un miracolo!” “Eh, io ora rivoglio il mio miracolo!” “Facciamo così, do il suo numero di cellulare a un tecnico che la chiama e vi mettete d’accordo, poi se la vede con lui!” “Va be’!”
Mi alzo, faccio pipì, vado a fare colazione, accendo il PC e la luce non lampeggia, resto a guardarla fisso e non lampeggia, le dico: “Mbè?! Mo devi lampeggia’, ho chiamato il tecnico!” E la luce non lampeggia. Tutta ieri ha lampeggiato soltanto una volta, ma poi la linea è tornata subito. Ora che mi chiama il tecnico mi toccherà fingere che abbia sbagliato numero.
Ringrazio sentitamente il cielo per l’immediata restituzione del miracolo, ora sì che credo in Dio.
Vi ricordo che Diletta cerca casa, quindi continuate a far circolare la voce e provate a convincere qualcuno che può, a prendersi cura di lei, è così bella.
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Troviamo una famiglia alla piccola Diletta
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Scrivi un commento →: Troviamo una famiglia alla piccola DilettaC’è un appello urgente da fare (mi sento un po’ la Sciarelli di Chi l’ha visto, ma fate attenzione perché questa è una cosa seria, non che Chi l’ha visto non lo sia, per carità) e allora, visto che siete tanti a entrare ogni giorno nella Stanza, se per una volta, invece di parlare di stronzate, come ci piace tanto, possiamo aiutare qualcuno, ben venga. Mi ha scritto Elena, una ragazza aquilana che ha trovato per strada una micina sotto la pioggia, infreddolita e un po’ terrorizzata, che per ora si chiama Diletta. È dolcissima, dovrebbe avere sui 3 mesi, è stata sverminata, mangia da sola, e usa la lettiera. Elena non può tenerla perché ne ha già 3 in casa e un figlio allergico. Mi sono impegnato ad aiutarla a trovare una famiglia che le voglia bene. Sto spargendo la voce a L’Aquila, stasera lo dirò al lavoro e lascerò questo post in vista per un paio di giorni, nella speranza che qualcuno che mi legge e che non ha proprio la residenza islandese, decida di dare un’occhiata a Diletta e magari adottarla.
Intanto quella che vedete è una sua foto.
Chi volesse avere qualunque informazione o vederla live, può contattarmi nei modi che preferisce: commentando il post, oppure scrivendomi a matteo1077@gmail.com oppure può chiedere direttamente a Elena tramite PVT, che vi saprà dire certamente di più. Anche se non siete aquilani voi chiedete, dite, fate, diffondete, mi raccomando. Io lo so che posso contare su di voi, perché i lettori della Stanza sanno essere grandi, e Moccia se li sogna lettori così. È vero o no?!
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Suor ElisaTetta Canalis, che attrice!
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Scrivi un commento →: Suor ElisaTetta Canalis, che attrice!Quando il week end uno non sa che fare va al cinema, tanto per dire di aver passato una serata diversa (diversa da che poi, che è quanto di più banale si possa pensare; ma dico io: fatti una bella trombata, quella sì che è una serata diversa, eccheccavolo!) e allora permettetemi di salvarvi con qualche dritta in merito ai film in programmazione visto che, intanto, non è che ci spalanchino proprio gratis le porte delle sale, e visto anche che dopo lo straziante Un giorno perfetto di cui ho già parlato qua, ne ho beccato un altro da farsi strappare le palle a morsi. Stavolta della nefasta scelta è abbondantemente responsabile Luca, perché io non è che fossi proprio convintissimo di Decameron Pie, anzi. Trasportato dal desiderio nostalgico di rivedere all’opera Mulder e Scully, tentavo di spingere verso X-Files, per rivivere l’eccitazione del mistero e dell’inspiegabile, poi abbiamo pensato che non era stato proprio un gran successo, che Mulder e Scully non erano più quelli di una volta, invecchiati e anche un po’ ridicoli, debilitati dall’Alzheimer, ancora appresso agli alieni, e che quella sera avevamo voglia di qualcosa di leggero, la demenza di un film comico senza pretese e così, tra il poco accreditato Kung Fu Panda (scusate se ho la nausea di tutti quei ributtanti animaletti di plastica in regalo con gli Happy Meal) e Decameron Pie, trionfa il (molto) liberamente tratto dal Decamerone di Boccaccio che, all’apparire di quella scritta sul megaschermo della sala 12, si sarà rivoltato nella tomba come un involtino primavera. Era tanto che non andavo al cinese e, per chi non sa mai che scegliere e continua imperterrito a ordinare il pollo alle mandorle, consiglio la squisita variante: gatto in salsa piccante, oddio scusate, volevo dire pollo. È che quella carne è così tenera che non riesco a convincermi che sia pollo, sembra più coniglio, e quindi gatto. Dicevamo… La trama non è di certo delle più articolate. A Firenze a metà del ‘300 c’è la peste, e c’è un tipo che fa lo stronzetto coi potenti a cavallo di un caval, finché qualcuno non si incazza e decide di farlo fuori. Lui, durante l’ennesimo inseguimento alla Zorro, incappa in un convento di suore ninfomani che lo accolgono solo perché fa finta di essere sordomuto e quindi non può raccontare al mondo ciò che accade tra quelle mura. E indovinate un po’ chi vestiva i panni (pochi) di una di cotali suore puttane, recitando ben 2 battute per un totale di circa 12 parole (di cui 4 erano articoli e 3 preposizioni semplici)? Il nostro orgoglio italiano Elisabetta Canalis che, a dire della neoeletta velina Costanza (non chiedetemi qual è delle due) sarebbe stata una delle poche a dimostrare di avere stoffa e quindi suo esempio da seguire (a me non sembrava ne avesse molta di stoffa, addosso almeno). Era lì a pretendere di essere trombata perché aveva beccato l’aitante sordomuto impostore intrattenersi amorevolmente con un’altra suora dietro una fratta selvatica. Comunque la parte l’ha interpretata bene, aveva una tetta (l’altra non s’è vista) e un culo molto espressivi. All’inizio del secondo tempo ero così trasportato che mi sono addormentato e, quando ho riaperto gli occhi, era la fine del film e si baciavano tutti (ma va?!).
Veramente un filmetto che neanche fa ridere, mannaggia. 600 e passa pagine di Decamerone ridotte a porno-pellicola da seconda serata di Rete4. Io, se fossi il povero Giovanni Boccaccio, vi giuro mi reincarnerei nel letale morbo (che non è fatto di carne, lo so) per far morire di peste chi ha prodotto Decameron Pie e, tanto che ci sono, anche la Canalis.
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Caro editore… tiè!
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Scrivi un commento →: Caro editore… tiè!Gentilissimo Matteo Grimaldi,
qualche tempo fa Le abbiamo inviato una lettera relativa alla sua opera "Supermarket 24", con una nostra proposta per l’eventuale pubblicazione in volume.
In queste settimane stiamo approntando i progetti editoriali per i prossimi mesi e avremmo piacere di poter avere un suo parere in merito a quella nostra proposta, che resta tuttora valida, oppure informazione se l’opera ha già trovato altra collocazione e quindi è già stata pubblicata.
Restiamo pertanto a disposizione, ai recapiti sotto indicati, per avere informazioni in merito. In attesa di riscontro, porgo i migliori saluti.Questa e-mail mi è stata inviata qualche giorno fa da una buonissima casa editrice che mi rispose che era disponibile a pubblicare Supermarket24 a costo che io acquistassi un centinaio di copie a prezzo leggermente ridotto. Visto che io ritengo che lo scrittore non solo non debba pagare per essere pubblicato, ma debba essere pagato, a proposte di questo tipo, anche se da ottimi editori, non ho neanche risposto. Ma loro ci tengono a sapere che ne penso e allora, con educazione, glielo dico.Gentile XXX,
mi scuso per non aver risposto alla vostra proposta editoriale e la ringrazio intanto per la decisione di pubblicare Supermarket24. Inviai il manoscritto a molte case editrici contemporaneamente. Fin dalla prima poesia, racconto e poi il primo libro Non farmi male, ho sempre scelto di non pagare per le mie pubblicazioni, che si tratti di soldi o copie da dover acquistare. Purtroppo o per fortuna, direi, una casa editrice con un distributore nazionale mi ha offerto di pubblicare Supermarket24 senza spesa alcuna e senza dover acquistare copie del libro, anzi parecchie me le regalano, e quindi ho accettato. Ora stiamo lavorando all’editing e Supermarket24 uscirà a marzo (per la serie: tiè!).
Io comunque la ringrazio ancora per la proposta e le faccio un grosso in bocca al lupo per i futuri progetti editoriali.Di solito sono loro che non rispondono e, se lo fanno, è tramite anonime lettere di rifiuto che sanno di prestampato. Si prova una certa goduria ad essere tu a rifiutare un editore, come quando affondi i denti in una fetta di pane e tanta nutella sopra, come quando sei a letto con una bella donna (o un bell’uomo), quello che vi pare, e fuori piove, e la mattina dopo non ci sarà sveglia a costringerti ad alzarti, e ti piace tanto, ma così tanto che non riesci proprio a staccargli braccia e occhi di dosso, come un polipo col suo scoglio (le similitudini sono sempre state il mio forte).
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Per una volta feedatevi del Matto
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Scrivi un commento →: Per una volta feedatevi del MattoVisto che c’ho impiegato anche un tempo piuttosto rilevante (un’intera giornata, incluse le 5 ore di lavoro in cui continuavo a incarognirmi cerebralmente sul perché non funzionava niente, giungendo più volte alla nefasta e definitiva conclusione, per fortuna mai portata a termine, di distruggere il blog, cancellare quel maledetto codice del template riga dopo riga, parola dopo parola, carattere dopo carattere, virgoletta dopo virgoletta), scusate se mi permetto di segnalarvi la novità della Stanza. Il feed.
Notate il pulsantone nella sezione del bugiardino con tanto di faretti stile camerino tronista di Maria De Filippi, fatti istallare dal sottoscritto perché possiate vederlo anche nella notte? Gli espertoni blogger da una vita sapranno di cosa sto parlando; mi sembra comunque opportuno spiegare a tutti a che serve, per chi come me di ‘ste robe non ci capisce una mezza sega. Capita che voi, oh lettori, vi affezioniate a un blog. Capita che non vi va di perdere neanche una soltanto delle avventure del suo scapestrato autore. Capita che però vi rompa anche parecchio le pallucce il fatto di entrare e rientrare sperando sempre che lo stronzo abbia scritto qualcosa di nuovo e magari, voi non lo sapete, ma lo stronzo, colpito da una colite fulminante giace (momentaneamente) esanime su un cesso, impossibilitato ad aggiornare, e voi, nel corso della giornata, continuate a maledirlo perché non si muove a creare. Ebbene amici, se il mio blog vi fa quest’effetto (non fatemi preoccupare ché poi mi sento in colpa), il feed è quello che fa per voi. È un meccanismo semplicissimo che vi segnala quali tra i blog a cui vi siete feedati ha aggiornato, così voi andate lì e trovate il nuovo post evitando inutili perdite di tempo e di improperi, e anche di post stessi, perché potete così seguirlo post dopo post senza che nessuno si perda per strada. Feedarvi alla Stanza è semplicissimo, basta cliccare su quel discreto, quasi invisibile pulsantone farettato, e il gioco è fatto. Per i più tradizionalisti vale ancora il vecchio metodo dei preferiti o, per chi pensa che il PC sia un’alternativa al WC, non mi offendo se tiene incollato sul monitor un post-it con appuntato l’URL della Stanza e ogni volta lo digita da capo. E poi c’è sempre l’intramontabile Google per i dispersi e confusi, che vi riporta sulla retta via.
Per una volta provate a feedarvi. Non dico di farlo per voi, ma almeno per me che mi volete bene, e vi faccio pena, e mi fate contento, e poi feedarvi alla Stanza porta soldi, molto più delle lenticchie a Capodanno. Infatti, solo per oggi, chi si feeda, avrà in omaggio un terno da giocare su Bari e tutte (che ovviamente uscirà sabato).
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Il Matto animale
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Scrivi un commento →: Il Matto animaleDopo la punturina del vaccino, a cui Iker miracolosamente non si è in alcun modo opposto, spinto da uno spirito (un po’ troppo) ottimistico, ho chiesto alla veterinaria di dargli un’occhiata alle orecchie, perché ho notato che negli ultimi giorni scuote la testa in modo strano. Lei (idem per l’ottimismo) ha provato a infilargli nell’orecchio uno strumento oblungo (non ripensate a male perché non vibrava) dotato di lente, lui l’ha guardata come per dire: mi fai pena baby! e ha girato la testa dall’altra parte, lei c’ha riprovato, lui ha rigirato la testa, lei mi ha chiesto di tenergli la testa ferma, io le ho risposto che, se Iker viene forzato a fare qualcosa, poi si arrabbia, lei mi ha chiesto se era un cane buono, io le ho risposto che non mordeva, lei ha detto che per sicurezza era opportuno mettergli una museruola, io le ho detto che Iker non aveva mai visto una museruola in vita sua, lei mi ha risposto che era una questione di sicurezza, se non l’avevo capito, io la parola sicurezza l’avevo sentita, ma le ho ribadito che tanto non mordeva e lei mi ha risposto che se si fosse innervosito avrebbe potuto mordere, io le ho detto che secondo me invece si sarebbe innervosito proprio per la museruola, lei ha fatto un gesto di noncuranza e le ha messo la museruola. Iker non ha potuto staccarle un braccio a morsi, ma le ha dato una zampata in faccia che a momenti l’ammazzava, e non aveva tutti i torti.
Comunque ha una leggera otite; la veterinaria ha usato le sue ultime energie per farmi la ricetta. Devo mettergli delle gocce nelle orecchie due volte al giorno. Stamattina ci sono riuscito e Iker, dopo aver guaito per il dolore, ha avuto pietà di me. Morale della favola:
– richiamo del vaccino+visita+ricetta euro 25.
– gocce magiche euro 13.
– tot 38 euro (potevate arrivarci anche da soli visto che è una somma elementare). Stamattina ho ritirato un libro alle poste 16 euro e 50. Oggi pomeriggio devo mettere 10 euro per la cena di compleanno di una ragazza che non abbiamo neanche capito se ‘sta pizza la offre oppure no, e non è un dettaglio da niente, se siete d’accordo. Domani arriva l’ennesima lampada per le tartarughe altre 10 e passa euro. E va bene che, come dice Franco, i soldi per gli animali sono sempre ben spesi, però, santo cazzo, sono un animale anch’io in fondo, no?!