• Exeunt mi ha intervistato a proposito di Non farmi male, e non solo. È stato divertente e inusuale. Non è stata la solita intervista di quelle che ti inviano le domande in uno scarno file Word, tu quando hai tempo rispondi, e a posto così. No, lui mi ha intervistato a suon di PVT botta e risposta. Il tutto è nato e si è concluso nella serata di sabato, accompagnato dalle dolci note dei lamenti dei poveri disgraziati piagnucolosi della De Filippi che, devo dire, non aiutano.

    Potete leggere l’intervista sul suo blog Titolando, cioè QUA.

    Io ringrazio Exeunt, che seguo da tempo, per aver pensato a me.
    Oggi altra lunga giornata.
    Dopo le 5 ore di lavoro, che inizieranno alle 12.30, devo portare Iker al veterinario per il richiamo annuale del vaccino. È un cagnone un po’ (troppo) esuberante lui, e in queste circostanze gli sale l’agitazione per la punturina. Mi auguro solo che stavolta non faccia crollare tutto l’espositore di bocconcini e ossi e biscotti a terra, come un anno fa.

    Scrivi un commento →: Il Matto intervistato su Titolando
  • Ieri, subito dopo aver detto ad uno, al telefono, che portavo fortuna e che quindi, se fossi stato in lui, mi sarei recato immediatamente nella più vicina tabaccheria (per non permettere al positivo fluido emesso dalla mia voce di disperdersi nell’aria a causa della troppa distanza) a comprarmi un Gratta e Vinci, ebbene, lui ha riagganciato, è andato a comprarsi un Gratta e Vinci e ha vinto 5 euro. Io sono anni che gratto gratto e non vinco mai, tranne qualche mese fa che con Luca e Niccolò abbiamo vinto 5 euro con un Miliardario da 5 euro, che poi abbiamo cambiato in un altro Miliardario e abbiamo perso tutto, e non venite a dirmi che in quell’occasione siamo stati ingordi perché, se avessimo deciso di incassare i 5 euro sarebbero stati equivalenti ai 5 spesi e quindi comunque vincita zero. Fossi in voi, dopo aver letto questo post, correrei in tabaccheria, non si sa mai (e qualunque cifra vinciate, ricordatevi di me (basta anche la solita caciotta casereccia) che vi ho portato fortuna). Stanotte ho sognato che arrivavo al lavoro con un’ora di ritardo e tutti mi sorridevano, anche i manager, e lì ho capito che era il sogno più cazzaro della mia vita, mi è venuto da ridere e credo di averlo anche fatto, pensando a che razza di sogno stessi facendo. Ma parliamo un po’ di devastanti trashate televisive. Ieri c’era Paris Hilton a Verissimo. Non sono sicuro che fosse l’originale, secondo me era una bambola gonfiabile platinata. Mi piace la Toffanin e, anche se le è concesso presentare Verissimo solo perché compagna del Berlusca junior, ben venga! Nelle interviste sembra sempre che prenda per il culo a ogni domanda, e mai come ieri ho apprezzato quel suo modo di fare con l’ereditiera più famosa del mondo che, se dovesse avere la fortuna di ereditare anche solo un grammo di cervello, sarebbe almeno paragonabile a una gallina, per ora ci limitiamo a considerarla il vuoto, una sorta di buco nero, anzi biondo. Quando poi le ha chiesto se conosceva Debora Caprioglio e se sapeva che s’era sposata, e Paris ha manifestato un’espressione schifata neanche le avesse proposto di ingurgitare feci di cavallo, è stato il top.

    Ieri è tornata Maria con C’è posta per te in una prima puntata densa di luoghi comuni e storie pietose di quelle che piacciono tanto alla gente. Non mi ha stupito Totti che, poveretto, più di tanto non ce la fa, ma Raoul Bova che osa dire a una giovane donna a cui è appena morto il marito perché gli hanno sparato, che non esce più di casa e vive a lutto, che non ne vuole sapere di altri uomini o altre storie, che continua a vedere negli occhi del figlioletto l’immagine del suo sposo: “Su, dai, la vita continua!”. Chi è che domani spara alla moglie di Raoul Bova? Sono curioso di vedere se, dopo, la penserà ancora allo stesso modo.

    Conclusione a sorpresa con la cagnolina Ether che Maria fa finta di saper addomesticare con le sue crocchette tirate fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni, dove stanno pure le caramelle alla menta che succhia di tanto in tanto. E invece Ether se ne sbatte degli ordini e più volte tenta di aggredirla per impadronirsi delle crocchette. Maria fa la voce grossa, inizia a latrare e a sbavare, e la povera Ether, intimorita, fa due inchini e una giravolta. Ad un certo punto ho temuto che potesse sbranarla davanti ai quasi 6 milioni di spettatori che all’1.00 di notte erano sintonizzati su Canale5; Maria a Ether, chiaramente.

    Scrivi un commento →: Maria De Filippi sbrana la cagnolina Ether in diretta
  • Che sarà, che sarà, che sarà-à-à, che sarà del mio giorno libero chi lo sa-a-a so far tutto, o forse niente, da oggi si vedrà, e sarà, sarà quel che sarà!

     

    (Matte’, studia!)

    Poi, se fosse stato un sabato di qualche mese fa, sarei andato a cena fuori e sarebbe stato pieno di risate. Stasera non penso che andrò a cena fuori e non so se riderò, certo non come allora. Ieri qualcuno mi ha detto che invidiava la mia vita sempre allegra. Io ho risposto che non è detto che vi sia allegria dietro un sorriso. Lui ha detto che allora invidiava la mia capacità di mostrarmi sempre allegro. Io ho risposto che sì, era vero. Effettivamente ho questa tendenza a ridere sempre, a evidenziare l’ironia nelle cose, per non pensare troppo, e ingigantire col pensiero (che è come elio in un palloncino) la tristezza, o anche solo per vedere qualcuno ridere. Quando un sorriso ti entra negli occhi, scava fino a toccare il cuore, quando il canale possono essere solo le orecchie, ti fa piacere sì, ma poi diventa malinconia, di non poterlo vedere quel sorriso. Non credevo di soffrire così tanto la distanza. Me la caverò, ci mancherebbe, però quel vuoto, seppur provvisorio, è  immenso, e far finta di non vederlo è solo un palliativo per poter continuare in silenzio a costruire la mia chance.

    Scrivi un commento →: Zero pizza, e risate non come allora
  • Un giorno perfetto mi è piaciuto e non mi è piaciuto. I film di Ozpetek, si sa, sono un po’ così, però hanno quasi sempre la particolarità di destabilizzarti e confonderti, lasciarti dentro degli interrogativi; questo mi pare il tentativo meno riuscito. Sarà che già trasformare un capolavoro della letteratura in un film è complicato, e alla fine il film ci perde sempre, figuriamoci se il romanzo da cui è tratto è un libro così così (non venite a dirmi che Melania Mazzucco sa scrivere perché se no vi consiglio di ricominciare a leggere letteratura di qualità a partire da Topolino e Paperoga). È una giornata in cui si decidono i destini di alcune vite, ironicamente definita perfetta nella sua tragicità. Tipico inizio ozpetekiano (neologismo neoconiato da me) in cui ti spiattella tutta una serie di personaggi che gradualmente legano i loro destini, e che tu all’inizio non capisci chi è questo e chi è quello. Il fatto è che stavolta, anche dopo averlo guardato tutto, ti viene da domandarti il perché di tanti personaggi, cosa c’entra la storia di questo con la storia di quello e di quell’altro. I legami appaiono un po’ troppo leggeri, quasi forzati, e quella capacità che ha Ozpetek di far quadrare tutto nell’ultima scena, stavolta puffete! film finito e tu aspetti che smettano di scorrere i titoli di coda perché sei certo che ci sarà la scena che chiarisce tutto, e invece la scena che chiarisce tutto non c’è. Quindi, un consiglio per chi andrà a vederlo, appena partono i titoli di coda tornate pure a casa ché tanto non succede più niente. Isabella Ferrari continua a farmi ridere. A me quell’attrice provoca un’ilarità spontanea che si manifesta nei momenti e nelle scene più inopportune. Lei vorrebbe risultare drammatica con quella sua camminata sbilenca, stanca, quegli sguardi, il sangue che le cola dalle labbra, a me fa ridere. Sarà un problema mio, ma io la Ferrari la vedrei bene a vendere le pentole di rame in piazza, oppure, che so, a Zelig (sarebbe la prima comica di quella trasmissione a divertirmi davvero). Va detto anche che il bambino protagonista all’inizio l’ho odiato, con quella sua faccia da schiaffi, poi invece mi è stato simpatico e mi è dispiaciuto quando il padre ha caricato la pistola e… Oddio, che sbadato. Stavo quasi per svelarvi il finale (l’ha ucciso, non l’ha ucciso, l’ha ucciso e s’è ucciso, chissa!) un po’ banale, sì. E questa donna che lascia che i propri figli passino un week end con l’ex marito che s’era abbondantemente dimostrato fuori di testa avendola malmenata (anch’io la Ferrari la malmenerei, per svegliarla da quel suo patetico torpore, per il suo bene insomma) prima di tentare di violentarla. Il film finisce che non si capisce chi è vivo, chi è morto, chi parte, chi resta. E poi un’altra cosa. Nei titoli di coda, dopo i nomi degli attori appare la scritta: con la partecipazione di Stefania Sandrelli; perché il suo nome non è mischiato agli altri? Ma l’hanno pagata, sì? Comincio a preoccuparmi. Stefania hai bisogno di contante? Chiedi pure, noi siam sempre pronti ad aiutarti.
    Ieri hanno scelto le veline. Quando ho visto le 4 coppie ho pensato che la mora (che poi ha vinto) era stata un po’ sfortunata ad essere accoppiata alla bionda (che poi ha vinto, visto che vincevano in coppia) che mia madre ha definito vagamente simile alla bambina dell’Esorcista, e se lo dice mia madre ci crediamo. Lei è un’esperta di Veline, non s’è persa una sola puntata; strano che Greggio non l’abbia chiamata in giuria per la finalissima. La coppia seconda classificata sembrava presa dal vicolaccio delle bruttone grezze. Spero che la riccia stia bene perché durante le selezioni continuava a piangere e a esultare smodatamente. Mi auguro non si sia suicidata dopo la trasmissione per essere diventata quasi velina.  

    “Mamma, su La7 stanno intervistando De Gregori.”
    “Togli ‘ste cazzate! Metti a Canale5 che c’è Veline!”
    “Mamma, c’è la partita dell’Italia!”
    “No, io devo vedermi Veline!”

    Lei deve, capite?
    Scrivi un commento →: Perché Isabella Ferrari non va a Zelig?
  • L’incontro col professore (vedi post precedente) è andato molto meglio del previsto (vi ricordo che il previsto era che io scoppiassi in lacrime per poi buttarmi dal primo ponte più alto di 2 metri (questo l’ho aggiunto ora) e, se sono qui ad aggiornarvi, almeno non mi sono buttato, e non è poco). Il professore non mi regala l’esame (scherzavo quando dicevo che era quello il mio obiettivo, lo dico per chi ha interpretato la mia ironia come reale intenzione di implorarlo affinché mi facesse verbalizzare all’istante) però ha deciso di aiutarmi a superarlo, di prendersi me come accollo per il prossimo periodo, sostanzialmente. Io andrò da lui a seconda della disponibilità mia e sua, anche fuori dagli orari di ricevimento, lui mi assegnerà una parte del programma da studiare e mi interrogherà su quello che avrò studiato fino a quel momento, mi rispiegherà quello che non avrò capito e via dicendo, finché forse un giorno arriverà il momento in cui l’esame potrà dirsi superato. È stato molto gentile scegliendo di fare per me qualcosa che non era obbligato a fare; avrebbe potuto benissimo rispondermi: “Guardi, l’appello è il giorno X, il programma sta sul sito, le dispense idem, in bocca al lupo!” e invece ha deciso di accogliere la mia richiesta di aiuto. Per non sentire storie avrebbe potuto anche farmi verbalizzare seduta stante, come fanno in molti (in cambio di soldi…), tanto un esame in più chissà cosa cambiava, e sarebbe stato più semplice anche per lui che invece ha scelto la via più complicata per entrambi, ma la più ammirevole. Ora c’è da mettersi sotto sul serio e l’idea non mi dispiace.

    Intanto la giornata di oggi non è proprio iniziata nel migliore dei modi. La sveglia presto è come una bastonata sui preziosi gingilli infra gambe. Vado in bagno e ritrovo nell’immagine del mio dolce pancino nello specchio, una bolla di zanzara che io ho sentito, non pizzicarmi (anche se sicuramente è stata lei), attenzione, io ho sentito la sua voce nella notte che mi sibilava nelle orecchie (che fastidio). E allora la ritroverò fra centinaia e, come insegna la giusta legge del contrappasso, la obbligherò ad autopizzicarsi. Sbadigliando, accendo la lampada alle tartarughe. Ricordate la lampadina che ho comprato l’altro ieri perché quella che avevo comprato in previsione che quella che avevano già si fulminasse, era già fulminata; sì proprio quella, sapete che fine ha fatto quando stamattina ho premuto l’interruttore? Per effetto di una fusione si stacca e crolla nell’acqua della vasca. Loro stanno bene, io no, visto che è la terza lampadina da 10 e passa euro (perché quelle per i rettili costano) che compro in una settimana. Almeno ho scoperto la causa: se sulla lampada, vicino all’attacco, c’è scritto: massimo 40 watt, un motivo ci sarà, 60 è più grande di 40 quindi non andava bene, ecco (a leggerle prima certe etichette no, eh?). Dopo 5 ore di lavoro riprendo a girare per i negozi alla ricerca di una lampada per rettili da 40 watt. Qua a L’Aquila, se vuoi una lampada per rettili, devi ipotecare la casa a garanzia che quella lampada poi la pagherai. Una addirittura m’ha detto: “Io le prendo solo su ordinazione ché non si vendono” e io: “Signora, pure se ne prende due o tre e le tiene qua, mica scadono. Ha un negozio che si chiama L’acquario mica Pizzeria da Gino!”.

    Stasera cinema. Vado a vedere Un giorno perfetto, il nuovo film di Ozpetek, tratto dall’omonimo libro di Melania G. Mazzucco che all’uscita non s’era cagato nessuno e che adesso è nella top ten dei più venduti. Ferzan, che ne dici di aggiudicarti fin da subito (sono molte le richieste, ma io ho pensato a te) i diritti del mio nuovo libro Supermarket24? Se vuoi, anche a pochi spiccioli, non sono avido io. Se non disponi di denaro contante, vanno bene anche due caciotte + il pupazzo della tigre di Kung Fu Panda, ma pure regalati, guarda! Che ne dici simpatico (mica tanto) Ferzan, eh?

    Scrivi un commento →: Ferzan, amico mio, come butta?
  • And now the situation is very very hard. Ho un altro grande problema e stavolta sono cazzi amari (traduzione, sempre per gli amici). Oggi pomeriggio devo (sì, ce la posso fare) andare a parlare col mio professore di Gestione della Produzione e Logistica Aziendale (solo a pronunciare il nome dell’esame mi sale un conato di vomito, come quando ho avuto la malsana illuminazione di assaggiare un’aletta del Mc Donald’s, che stava al caldo da un po’ troppo tempo) per convincerlo a farmi la grazia. Sì perché certi professori hanno tra le mani più potere della Madonna + Gesù Cristo messi insieme, e lui è uno di quelli. Non so come, ma sono arrivato al punto che mi manca soltanto il suo esame e la tesi. È vero, sono un po’ indietro con gli anni (pure se sembro giovane), ma, considerato che l’informatica mi fa ribrezzo (come i nomi degli esami che la compongono, e le alette scadute), considerato che l’ho abbandonata e ripresa almeno 7 volte, che sono andato via di casa e tornato, che ho cominciato a lavorare ovunque e a qualunque orario e salario, che intanto ho pubblicato un libro e che quando scadrà quello splendido (e un po’ agghiacciante, a dire di qualcuno) conto alla rovescia in alto del blog, i libri pubblicati saranno 2, che i miei progetti (perché i sogni sono altri, ma comunque anche solo realizzare quelli sarebbe un sogno) non prevedono l’informatica, né una qualunque di quelle riluttanti righe di codice, né un solo tag da ricordare, stare in piedi qui, sul culmine della disumana montagna che ho scalato, senza ancora essermi buttato di sotto, è già una gran fortuna. È chiaro che, finché avrò l’università aggrappata alla schiena come un carico di incudini, resterò legato a una realtà che sento estranea da troppo, poi da qualche mese a questa parte non mi appartiene più per niente. E allora, visto che non riesco a studiare, per via del tempo, della voglia, dei conati, ho deciso di rivolgermi al professore con quelle che da molti sono definite scene pietose, tipiche del classico caso umano, che ho deciso di interpretare. Così gli ho scritto un’e-mail terrificante dal punto di vista dell’autostima a cui lui ha risposto (miracolo!) con un’e-mail terrificante dal punto di vista delle speranze, bacchettandomi un po’, ma dal finale incoraggiante in cui mi invitava a recarmi in facoltà nel suo orario di ricevimento, ma dopo il 17 perché prima era impegnato in convegni (ai Caraibi). Oggi è mercoledì 17 (lo so che avete anche voi uno straccio di calendario appeso al muro e che non è proprio una data propizia, però è la prima utile) e il suo giorno di ricevimento è il mercoledì, ne consegue che oggi pomeriggio vado.

    Non so bene come si evolverà la discussione. I bookmakers americani quotano a 500 la possibilità che lui mi stenda con un ebete sorriso il blocco per verbalizzare un generoso e regalato 18, mentre a 0.2 quella che io a metà della informale chiacchierata esploda in un pianto disperato inzuppando di lacrime scrivania, carte, tastiera e costringendolo a chiamare i pompieri per salvare il salvabile del suo studio. Voi incrociate le dita perché io non sono proprio bravissimo in queste cose, ma ‘sta storia deve finire! (come diceva la vecchina, ex vicina di casa (ex per due motivi: primo mi sono trasferito, secondo è morta) quando da piccoli facevamo baccano nel piazzale e, vi giuro, ci tirava i secchi d’acqua bollente dalla finestra).

    Scrivi un commento →: I have another big problem
  • Ho un problema (traduzione, per gli amici).
    Oggi devo farmi la barba. Perché per lavorare al Mc Donald’s oltre a palesare inenarrabili qualità umanistiche/scientifiche/intellettuali ecc. bisogna attenersi ad alcune fondamentali regole igieniche/fisiche/sanitarie ecc. tra le quali figura quella di presentarsi sempre con un viso pulito con barba più o meno a livello 0. Allora, considerato il mio equilibrio ormonale, mi basta farmi la barba ogni due giorni per passare inosservato. Ieri non me la sono fatta, quindi oggi devo farmela. Argomentiamo la questione dicendo anche che farmi la barba non è proprio una passeggiata. Rischio ogni volta il dissanguamento. Mia madre l’altro ieri, dopo aver osservato l’asciugamano, prima bianco, ha esclamato: “Sembra il telo di Olindo Romano, l’assassino di Erba!” questo perché, ahimè, Madre Natura mi ha dotato di una pelle ultrasensibile (al contrario del cuore), che piange sangue non appena subisce lo sfioramento di una lametta. A questo aggiungiamo che non potendo permettermi Gillette Sensor No Limits Gel Ultra e tutte ‘ste cazzate qua, che ogni ricambio costa 5 euro, devo accontentarmi delle Bic Bilama (fin troppa grazia) Slalom, che corrispondono, come precisione e delicatezza, a un’ascia boscimana. Il problema sta nel fatto che io oggi pomeriggio devo uscire e non riesco a tornare in tempo per tutto il rituale della barba che prevede doccia di almeno venti minuti tra i vapori che ammorbidiscono la pelle e, a seguire, l’atto del recidere il pelo che va compiuto con estrema professionalità e pretende massima attenzione, perché al lavoro attacco alle 20.00 e devo pure mangiare (arrivateci voi all’1.00 di notte senza nulla nello stomaco). È chiaro che avrei potuto farmela stamattina, però ora subentra lo scientifico calcolo delle conseguenze, del futuro, del guardare sempre al domani, la sostanziale differenza tra l’uomo e la gallina, insomma. Domani ho un’altra mezza chiusura, esco alle 23.30 e ok che domani è il giorno dopo di oggi e quindi domani non servirebbe rifarmela, però, essendomela fatta la mattina del giorno prima, poi domani sera un po’ si vede, e allora qualcuno potrebbe rompicchiare. Mentre voi risolvete il problema facendo uso di grafi orientati e di quante più teorie conoscete sul calcolo delle probabilità (che il manager si accorga del livello della mia barba leggermente superiore al consentito), io penso a dove poter comprare una lampada nuova alle mie tartasaure che da qualche giorno vivono al buio perché la vecchia s’è fulminata e quella che avevo tre mesi fa acquistato, avendo già sentore dell’addio della vecchia (sono un tipo previdente io), me l’hanno data già fulminata e l’ho chiaramente scoperto quando sono andato ad avvitarla per sostituire la vecchia, cioè due tre giorni fa, appunto (provarla il giorno stesso pareva brutto). Insomma, qual è la giusta ora per l’omicidio perfetto della mia faccia?  
    Scrivi un commento →: I have a problem
  • Avete seguito Miss Italia? Io no perché tutte le serate sono capitato a fare chiusura e la cosa non è che mi sia dispiaciuta poi molto. Quella trasmissione la stanno allungando fino all’inverosimile; tra qualche anno diventerà peggio di Sanremo e le ragazze in gara alla finalissima saranno 1000. Quest’anno addirittura hanno aggiunto “Per te Miss Italia… è rimandata!” quando, a settembre con gli esami di riparazione? Che amarezza! Comunque sabato sera la manager fa: “Stanno eleggendo Miss Italia venite, venite!” tutti alla tv (perché al Mc Donald’s abbiamo una tv) e tutti: “Vince la 20, vince la 20!”. “Miss Italia 2008 è la numero 97 Miriam Leone!” che, diciamocelo, tutta questa bellezza a parte il solito fisico mozzafiato, non ce l’ha. Io le altre non le ho viste, ma già la seconda mi pareva un po’ più caruccetta, poi, quando ha parlato, ho ringraziato Dio per non averla fatta vincere.  Ma ‘sta Miriam proprio non mi piace. Primo perché ha il nome di una cartomante che stimo moltissimo, e di Miriam ce n’è una tutte le altre son nessuna. Secondo perché s’è tatuata un megalitico giglio colorato di rosso perché per lei passione e purezza nella vita vanno a braccetto. Non che i tatuaggi non mi piacciano, sono il primo ad averne uno piccolo piccolo sul polso, ma mica voglio diventare Miss Italia io. Una Miss Italia tatuata, dai! E non venite a dirmi che Miss Italia deve rappresentare le mode, le nuove generazioni perché se no l’anno prossimo pretendo vinca mia sorella diventando la prima Miss Italia dark. Ma questa del tatuaggio non è l’unica stranezza-record stabilita da Miriam, infatti lei, se non erro (ma potrei tranquillamente errare, so (inglese), correggetemi se sbaglio) è anche la prima che vince dopo essere stata ripescata (godiamoci l’eliminazione) e questo, se da una parte accende le speranze delle future miss mostre cacciate alla prima selezione, quando da 1000 diventano 998, dall’altra avvalora evidentemente la mia tesi che tanto bella ‘sta Miriam, non era. È giunta al concorso in quanto prima miss dell’anno. Cioè, non ho capito. Se organizzo Miss Preturo e la faccio proclamare il 1 gennaio quella di diritto va a Miss Italia perché prima miss dell’anno? Stesso percorso fece la Carfagna, e ho detto tutto. Comunque ha vinto lei e quindi l’hanno fatta parlare. Avete sentito che odiosa? Sembra provenga da 10 anni di televisione. Ma dove sono finite quelle timide ragazze indifese che quando le inquadrano diventano rosse e non azzeccano un congiuntivo? Questa è la stronza della porta accanto, altro che la ragazza della porta accanto. Miriam era stata scelta anche per Miss Cinema che prevede un corso di recitazione gratuito a New York all’Actor’s Studio di Anna Strasberg. Poi ha vinto Miss Italia e, come da regolamento, ha dovuto cedere la fascia; quindi due sono le cose: il corso a New York o se lo paga o se lo sogna. In complesso comunque un ottimo risultato per la rete prima della RAI che ha superato di poco i 3 milioni di spettatori. Complimenti a Conti che è riuscito quasi a fare peggio di Facchinetti col suo X-Factor; e non era facile eh! Faccio un appello a Del Noce: che ne dice, caro direttore, di far riempire il palinsensto delle prossime prime serate con le nuove puntate di È quasi magia Johnny?
    Scrivi un commento →: La stronza della porta accanto
  • La bimba che hanno ritrovato in Grecia non è Denise. Stavolta un po’ c’avevo sperato. Tante coincidenze sembravano poter finalmente restituire la felicità a Piera Maggio. Ieri l’ho vista a Pomeriggio5, con negli occhi la speranza, ma con l’ammirevole proposito di spegnere qualunque entusiasmo, perché era molto probabile che quella si sarebbe rivelata l’ennesima segnalazione vana. Però la bimba conosce qualche parola d’italiano, ha 8 anni, l’età che avrebbe adesso Denise, il taglio degli occhi e un segno sotto l’occhio sinistro che hanno fatto sussultare Piera Maggio al momento in cui le hanno mostrato la foto. E allora, quando Brachino le ha domandato cosa avrebbe fatto se l’esame del DNA fosse risultato positivo (domanda ingiusta), lei ha acceso un sorriso e in quell’istante, sono certo, ha immaginato sarebbe andata davvero così, e ha detto che si sarebbe catapultata in Grecia a riprendersi sua figlia. Piera Maggio continuerà a cercare Denise come ha fatto in questi 4 anni, e se Denise è viva sono certo che prima o poi la troveranno, perché ha una madre che non riesce ad arrendersi, tramutando il ritrovamento di sua figlia nell’unico scopo degli anni che le restano da vivere. Tanti sono i bambini che scompaiono, rapiti e venduti; tutti i genitori piangono, molti nel tempo si arrendono. Non li sto giudicando, anzi. Penso che dopo un po’ sopraggiunga una stanchezza che ti debilita e ti costringe a valutare la possibilità che non rivedrai più tuo figlio, e che nel tempo questa possibilità si faccia abitudine. Così le televisioni smettono di occuparsi del caso, i giornali si concentrano su notizie più fresche e negli anni la scomparsa di quei bambini cade nell’oblio della dimenticanza. Piera Maggio non so dove trovi la forza per tenere i riflettori accesi su sua figlia. È stanca anche lei, è esausta, ma se qualcuno si azzarda a chiederle di riposare lei lo sbrana come una leonessa. Tante sono le ombre nella famiglia Pipitone, però nella mia visione semplice delle cose vedo una disperazione e una forza che non è fisica, ma interiore, perché fisicamente quella donna sta crollando, ma non molla mai. Spero che Denise un giorno possa sapere di avere una madre così.

    Scrivi un commento →: Adesso si continui a cercare Denise
  • Poi ieri Toni ha giocato e quindi, come promesso, ho cambiato canale. A canale5 c’era il Memorial Battisti che io speravo fosse qualcosa del tipo: vi facciamo rivedere un po’ (magari tutte) delle sue esibizioni e ne parliamo insieme accompagnati dalle sfumature della sua voce eterna, e invece era un baraccone di pseudo cantanti riciclati per l’occasione che, su un palchetto di una piazza romana, guidati dall’eleganza caprina di Loretta Goggi, stavano ammucchiati a canticchiare le sue canzoni con Vandelli in prima linea, che non lo reggo più perché continua a fare soldi in memoria dell’amico Lucio morto. E quindi ho ricambiato, e poi ho ri-ricambiato e poi ho ri-rimesso la partita, e così via fino a quando sono finiti entrambi e ho trovato pace. L’Italia ha vinto, doppietta (non di Toni, ma) di De Rossi e, come dice Lippi, 6 punti in 2 partite, e avanti così senza troppi entusiasmi. Se sta bene a lui! Io non vorrei insistere più di tanto perché poi qualcuno potrebbe accusarmi di portare sfiga a Toni e cose così, ma quand’è che quel palo scoordinato ha segnato l’ultimo gol in nazionale? Se qualcuno ricorda tale momento, grazie. Intanto aspettiamo fiduciosi che la Madonna decida di fare il miracolo concedendo alla palla di rimbalzare su una parte qualunque del corpo di Toni prima di finire in porta, visto che pare che neanche Lippi voglia privarsene. Una cosa positiva o drammatica, a seconda dei punti di vista, dal Memorial Battisti è venuta fuori. Silvia Salemi è ancora viva e, dopo l’esecuzione vomitevole a cui ho assistito, persino fischiata (a ragione) dal pubblico, aggiungerei un sottolineato purtroppo.

    Io non so che pensate voi di Battisti, chi ha vissuto la sua musica sulla pelle e chi l’ha amato nonostante non appartenesse a quegli anni. Io penso che uno come lui non tornerà più. Sarà pure un pensiero banale, ma non trovo molte parole per definire quello che è stato e che continuerà ad essere per sempre. E mai e sempre non sono termini che uso spesso.

    Scrivi un commento →: Solo, credevo di volare e non volo

sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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