• Lo so che ho scritto che il Trash week end di questa settimana sarebbe stato veramente trashissimo. E vi giuro che è vero. Sarebbe stato, se fosse esistito. Il fatto è che, vuoi per il caldo (è la scusa cult, va bene per tutto, prendete nota. Non vi va di stirare, di portare da mangiare alla vostra bisnonna in fin di vita, di andare a riprendere all’ospedale il vostro fratellino col piede ingessato? Dite semplicemente: "Fa caldo!" e sospirate straziati) vuoi perché io dopo un po’, che sia presto o tardi, mi stufo degli appuntamenti fissi (non riesco a seguire una serie televisiva neanche se m’incatenate davanti alla tv), sarà pure perché sinceramente a me non è che freghi poi molto di quello che fanno i VIP, e quindi se 1 o 3 o 70mila week end non mi va, non lo faccio, anche perché, sia chiaro, qua nessuno mi paga per scrivere (questo lo sapevate, no? Non è che qualcuno pensa che io percepisca uno stipendio da Splinder, per esempio per portare avanti la Stanza, i Trash week end e le varie più o meno puttanate mie? Anche se, devo dire, l’idea non mi dispiacerebbe mica eh!). Avevo pensato su consiglio di Niccolò di fare degli speciali sull’estate dei biggoni, ma, se non ho voglia, che vi devo dire?

    Sarà pure per l’umore, sicuramente. Capite bene che se non sono al top, o comunque molto su, mi viene difficile trovare quella giusta ironia. Sarà anche per la scrivania che era piena di carte ammucchiate. Sarà per le urla di poco fa. Quelle sì che sfiancano. Come una quercia mi lascio colpire e, a ogni accettata, è più difficile restare in piedi. Rispondo alle prime provocazioni sentendomi invincibile e poi smetto aspettando di salvarmi, come al solito. Ho fatto un po’ d’ordine, ho riempito un bustone nero lasciando solo quello di cui ho bisogno. Ho cercato su internet materiale, sono riuscito a istallare e a trovare l’icona del risolutore di Excel dentro Excel, che detto così sembra una cazzata, ma, dovete credermi, per me è tutto difficilissimo, a partire dal sedermi e decidermi a non staccare gli occhi da quelle pagine. È stata una sorta di piccola reazione, quella di fare piazza pulita di tutto l’inutile in mezzo al quale nuotavo senza trovare nulla. Ci voleva un punto di partenza, presto vi saprò dire se e quanto camminerò. Certo è che quest’estate è la più dura della mia vita.

    Scrivi un commento →: Odio l’estate, ma potrei adorarla, se e solo se…
  • Facciamo un gioco semplice semplice e veloce veloce, anche perché è estate, il pc vomita calore e meno ci stiamo davanti e meglio è, e bevete almeno un litro e mezzo d’acqua al minuto, Guizza per risparmiare (i consigli del Matto). Pronti? Allora lasciatevi trasportare dalle (un po’ troppo) familiari (direi) note di questo vecchio video spagnolo, e indovinate quale grandissimo successo italiano degli ultimi mesi, come dire, ci assomiglia vagamente (?).

    (Cioè, quello ha copiato pure il titolo!)

    Domani/domenica torna il Trash week end che questa settimana sarà un po’ diverso, ma sempre trashissimo. Se avete segnalazioni non esitate e, chi indovina la canzone e l’artista ricopione, vince un Calippo fritz slinguazzato e che non frizzica più.

    Scrivi un commento →: A la primera persona (sì, va be’!)
  • Cos’è che ci muove?
    Che ci consente di stare insieme?
    Cos’è che fa male, quando qualcuno ti delude?

    Cos’è – L’Aura

    Si muove la lava e io getto acqua a secchiate copiose, ma la lava avanza mangiandosi l’acqua, e io getto altra acqua, risorsa che spero infinita. E la lava si pietrifica, e pietrifica la strada che ha compiuto fino a me, senza raggiungermi, uccidendo ogni cosa, rendendola eterna, intrappolata senza movimento nella pietra grigia. Pure il respiro è un movimento, impercettibile se attorno vi sono rumori, spostamenti ingombranti, animali, bambini e uomini che corrono e si rincorrono urlandosi contro cose che cambiano nella corsa stessa, ma la corsa resta. Un fiore respira sotto la lava, e sopravvive non so come.
    Niente e nessuno potranno ucciderlo perché di quel fiore il mondo ignora l’esistenza, perché non si vede, non è colorato, non è alto nel suo stelo, non è circondato da api giocherellone; quel fiore vive non so come sotto la pietra del fuoco. Vive, e non si vede. 10 coincidenze fanno un fatto, ma restano pur sempre coincidenze. Per questo continuo a osservare ridendo, e tutta la confusa delusione, che respira in silenzio dentro al petto, non si fa notare. È una scelta non mostrarla. È una scelta nasconderla, col sorriso. Come la lava col suo fiore.

    Scrivi un commento →: 10 coincidenze
  • Ho pensato (eccome se ho pensato!) di inventare (che idee!) una nuova rubrica che vi terrà compagnia tutti e dico tutti i lunedì da qui a quando mi andrà, chiaramente, come tutto ciò che scaturisce dalla mia testa. La continuità mi appartiene soltanto finché è legata al divertimento nello scrivere quello che scrivo, quindi non vi stupite se da un giorno all’altro, che so, smetterò di aggiornare la Stanza e deciderò di dedicarmi anima e (soprattutto) corpo al Bungee jumping. In attesa di conquistare il mio primo oro olimpico per il salto con l’elastico dai ponti aquilani, la rubrica si chiamerà Stop al televoto! e sarà una fedele riproduzione della classifica ufficiale dei CD (con un saltello ai libri) più venduti della settimana, ovviamente vista (ma che ve lo dico a fare) attraverso il ben noto (al mondo) sguardo ironico che m’appartiene. Quindi, signore e signori, sono lieto di darvi il benvenuto alla prima puntata (che emozzziòne!) di Stop al televoto!
    Partiamo dai dischi. Ci soffermeremo soltanto sui casi, come definirli, più interessanti (non vi aspettate che stia lì a spadellarvi 100 posizioni perché se no facciamo peggio di Miss Italia, e poi mi dite che sono prolisso, e non va bene). In 15esima posizione c’è Bonanno Roberta che, dopo aver associato per un quarto d’ora ad una mia compagna di classe delle elementari, invece scopro essere la Roberta di Amici, che vedrei volentieri a vendere i formaggi in piazza. Visto che la mia mente non riesce a figurarsi un solo individuo procedere verso un negozio di CD qualunque e chiedere quello di Bonanno Roberta mi tocca fare un appello. Se qualcuno l’ha acquistato alzi la mano e tiri fuori le palle, senza vergognarsene; noi vogliamo sapere perché l’ha fatto. Perché, eh?! Alla 11 leggo Gigi e mi si ferma il cuore, poi leggo D’Agostino e mi sento subito meglio. Per un istante ho tremato. Ma saliamo alla 9 (il best of di Biagio Antonacci lo salto a piè pari, sarò libero di fare come mi pare no?) e troviamo i vincitori di X-Factor, gli Aram Quartet che domenica scorsa sono stati avvistati al santuario di Medjugorje a ringraziare la Madonna. È inspiegabile infatti la loro ottima posizione in classifica dopo che la Sony ha deciso di lanciarli col, devo dire nuovissimo, singolo Per Elisa. L’hanno cantata 497,6 periodico volte a X-Factor; un inedito era chiedere troppo? Alla 8 un altro prodotto di Amici, dal punto di vista delle vendite e della popolarità come nessuno prima di lui aveva saputo fare, Marco Carta che, dopo aver esordito direttamente alla numero 3 è rimasto per 7 settimane in top ten. Sì, sta venducchiando il ragazzo. Tralasciamo i sei grandi vecchi che lo precedono nell’ordine: Vasco Rossi, Giovanni Allevi, Madonna, Coldplay, Jovanotti e Ligabue per soffermarci sulla regina della classifica da oltre 5 settimane. Voi direte: Whitney Houston? No. Mariah Carey? No. Karina Cascella? No. Al primo posto c’è Giusy Ferreri col suo ep (6 canzoni) Non ti scordar mai di me, che non avrà vinto X-Factor, ma, signori miei, ha venduto 150mila copie in poco più di un mese, disco di platino, e la vita è cambiata. Le sue ex colleghe dell’Oviesse la ricordano sempre allegra e canterina mentre in cassa batteva abitini scadenti e dai brutti colori, chissà perché invece lei le sue ex colleghe non le ricorda più. Brava Giusy! Chiudiamo con qualche caso umano sparso qua e là. Continua a dominare (?) Anna Tatangelo che col suo Mai dire mai – Sanremo edition rientra al 58esimo posto. Farà vomitare, ma una cosa è certa, vende più lei di Gigggi suo. Povera Anna, accusata per tutto questo tempo di essere un’approfittatrice quando in realtà è lui che se l’è incollata per la gloria. Fatemi chiudere col vero Re di tutte le classifiche, grande successo infatti per il nuovo album di Luca Dirisio, 300 all’ora, che dalla 64esima posizione dopo una settimana crolla alla 99esima. Andate tutti immediatamente nei negozi ad acquistare il CD di Dirisio, forza! Quanto è vero che mi chiamo Matteo sosterrò il cantautore vastese con tutti i mezzi che posseggo. Io ne ho acquistate 52 copie, ed è grazie a me che occupa quel posto. Forza, facciamolo salire! Luca, 300 all’ora sì, ma in retromarcia!
    Passiamo ai libri, ma facciamo presto. Primo Paolo Giordano, l’ormai arcinoto 26enne prodigio della narrativa italiana, vincitore del Campiello opera prima e dello Strega col suo La solitudine dei numeri primi. Lo sto leggendo in questi giorni, scorre che è una meraviglia, forse pure troppo, come l’acqua sotto la doccia; non è male comunque. Secondo L’eleganza del riccio, che io voglio e dico voglio e voglio leggere. Gomorra scende al quinto posto (in classifica da 2 anni), scende anche Faletti alla 10 con la sua ultima cagata. Mozzategli le mani, tappategli la bocca, impeditegli di scrivere ancora, vi prego! Continua a vendere tantissimo Fabio Volo alla 15 e alla 20, un giorno forse mi deciderò a leggere qualcosa di suo, per ora proprio non ce la faccio. Soffermiamoci sulla narrativa italiana in cui troviamo al 9no posto Andrea De Carlo, col suo splendido Durante (sì, sono di parte, però è bello davvero). Dacia Maraini alla 10 mi perdonerà se non la leggerò mai più dopo l’indigestione che mi ha provocato il suo orribile Bagheria, che ho dovuto ingurgitarmi come compito a casa. Poi va be’ c’è Camilleri con 25 libri in classifica. Da notare il non ripetuto successo di Pulsatilla che probabilmente si aspettava molto, ma molto di più dopo il successone della sua Ballata delle prugne secche e invece Giulietta Squeenz bazzica le zone torbide della classifica, 129esima in quella generale e 24esima in quella italiana. Sarà che quell’italiano su 10 che legge più di un libro all’anno (gli altri 9 meno di zero) si sarà finalmente rotto i maroni di spendere quei tanti soldini per ritrovarsi tra le mani un rilegato di puttanate che non fanno ridere?! Con questo psicosociologico interrogativo chiudo Stop al televoto! (1), spengo il jingle del Trash week end, e vado a bermi 2 litri di acqua Guizza (dio quante cose che devo fare!). Se avete qualcosa da aggiungere fate vobis; Stop al televoto! torna (se torna) lunedì prossimo. Ciao!

    Scrivi un commento →: Stop al televoto! (1) (Che rubrica ragazzi!)
  • Ieri giornata fuori. Alex si è fatto duecento milioni di chilometri per venirmi a trovare e queste sono cose che mi commuovono. Ho aiutato Luca e Niccolò a riempire il gran furgone di tutto quello che c’era nella loro casa, perché vanno via. E questa è un’altra cosa che mi commuove, però è malinconica stavolta la sensazione. Oggi è tornato il sole, ma tanto nel pomeriggio tuonerà, si sa; e poi è un sole silenzioso e io comincio a tentennare, come al solito. Comunque oggi è sabato e domani non si va a scuola… e allora, ci siamo. Signore e signori Trash week end (11), vai col jingle!
    Cominciamo con una news di MrPixel che ho ritrovato tra vecchi PVT e che, ahimè, per mia sbadataggine, la settimana scorsa non ho inserito. Cristiano Ronaldo sta tentando di emulare Michael Jackson, però all’inverso. Guardate (alla fine del post) come è diventato nero, nero, nero, è diventato nero, come un carbon. Che qualcuno lo schiodi da quel lettino perché se no tra poco si sgretolerà al sole come un biscotto dimenticato nel fornetto.
    Miya, che vi ricordo essere il nostro vicedirettore, si lamenta un po’ per via del fatto che l’estate sembrerebbe boicottare il TWE, considerata la penuria di trash news, però lui, che è uno che lavora a un certo livello, me n’ha segnalate comunque 569. Tranquilli, ho fatto una selezione cattivissima.
    Cominciamo con Paola di Uomini e Donne. La prorompente tronista napoletana (ma poi ha scelto? Se sì, le ha detto di sì? Se sì (ma anche se no) chi? Qualcuno mi aggiorni, ché da notti non chiudo occhio) denuncia un furto in casa. A quanto pare un ladruncolo si sarebbe introdotto nell’abitazione dell’artista partenopea, tra l’altro in un momento in cui era piena zeppa di amici e parenti, e avrebbe sottratto dallo stendibiancheria un paio di mutandoni slargati di quando era grassa. Miya, però, prega il suo pubblico di andarci coi piedi per terra perché lui, che è attento conoscitore della trash tv defilippiana, sa bene che Paola abita al terzo piano (ci puoi dare anche l’indirizzo per favore, così suoniamo al campanello e, quando apre, le scaraventiamo con gran violenza una cesta di fichi d’india in faccia?) e quindi, a meno che un folle abbia deciso di arrampicarsi al terzo piano per fregarsi le mutande di Paola con tutta la famiglia in casa, la sua sembrerebbe solo una trovata pubblicitaria nel tentativo di far parlare nuovamente di sé, quando gli occhi di tutti, da mesi ormai, sono puntati sulla storia di Karina e dell’oblungo oggetto rimastole incastrato nel didietro, sua acerrima nemica nonché abilissima a fregarlesi il fidanzato Sasi.
    Katie Holmes, la piccola e ingenua, dal visino dolce e candido Joy Potter di Dowson’s Creek, da quando è diventata la signora Cruise, si è rovinata la vita. Dopo aver dovuto sopportare gustose degustazioni di placenta, interminabili seminari di Scientology, ecco che arriva la botta finale, costretta a convivere sotto lo stesso tetto con la madre di Tom, Mary Lee, la sorella Cass e figli, i due figli adottati con Nicole Kidman durante il loro infertile matrimonio, Isabella di 15 anni e Connor di 13, e altre due sorelle di Tom. Stufa di questa situazione e approfittando dell’imminente trasloco nell’iperlussuosa villa sulle colline di Beverly Hills (quella vicino alla mia, così, per orientarvi), la mansueta Katie, col consenso del nano Tom, ha messo tutti alla porta. Ora mamma Cruise e la famiglia della sorella vivono in un appartamento sull’Hollywood Boulevard. Un’altra famiglia finita per strada. Mi sento così vicino al loro dolore. Katie, sei stata persino più terribile di quando hai lasciato Pacey sul ponte della baia, e sei corsa via.
    Hadrien e Camomille sono partiti ieri per un viaggio a piedi di 1200 km, della durata di quattro mesi, che attraverserà la Francia. Hadrien è un ragazzo di appena 17 anni, diplomatosi lo scorso luglio. Camomille è la sua migliore amica, una mucca di 18 mesi. Hanno in comune l’amore per la vita all’aria aperta e il piacere di gustare l’erba che cresce nei campi. Hadrien ha deciso di partire con soli 2 chili di riso, senza cellulare, ma con una carta di credito in caso di emergenza. I due troveranno comunque ristoro presso artigiani e fattori, amici dei genitori di Hadrien. Che carini, loro. Una sorta di Belle e Sebastien del 2000. Io li odiavo, m’innervosivano, lui e quel canaccio bianco, Miya a quanto pare invece era loro grande fan, e starebbe pensando di scrivere un saggio comparativo sulle due storie, al punto da intimarmi di non copiargli l’idea: “Quasi quasi ci scrivo un libro. IO ci scrivo un libro… non rubare le idee te! Va be’ che tanto avrai da fare con negozi alimentari numerati…” (per chi non lo sa il mio nuovo libro si chiamerà Supermarket24. Simpatico il ragazzo, eh?!)
    Chiudiamo le news di Miya con un’asta di beneficenza di quelle che ci fanno tanto ridere. Infatti a Derby, nell’Inghilterra centrale, alla modica cifra di 4.500 sterline, circa 5.700 euro, sono state battute un paio di culotte appartenute alla regina Vittoria e datate 1890. L’acquirente è un anonimo signore canadese, che ha fatto sapere di aver da sempre adorato la sovrana. A volersi sbarazzare delle culotte è stata una famiglia britannica che ha dichiarato: “Stiamo rimodernando il salotto e abbiamo intenzione di eliminare il camino, dove per tutti questi anni sono state appese”. Dev’essere stato eccitante per la Befana scaricare dolciumi nelle sexy mutandine della regina Vittoria.
    Ma avete visto com’è ridotta Madonna? C’è chi parla di accumulo di stress in vista del nuovo tour mondiale, chi dell’ennesima delusione amorosa che ha beccato dal rapporto con Guy, chi addirittura di malattia. Così, venerdì notte, è stata avvistata dai paparazzi nelle strade di New York mentre si recava ad un meeting di Kabbalah. Ragazzi, fatevene una ragione, è umana anche lei e, anche se non lo fosse, quel che è certo è che si sta disfacendo. Tutto si distrugge. Il tempo agisce sulla materia e lentamente, che si tratti di anni, secoli o millenni, s’impadronisce di ogni molecola, la modifica e la rende parte della natura, della terra, del mare, dell’aria. Ecco che delle sue iniziali fattezze non c’è più traccia. Probabilmente ci metterà più di un blocco di 3 metri per 6 di plastica, però a questo punto mi sento di dire che anche Madonna è biodegradabile. Maddy, 50 anni sono fifty e cominciano a pesare, comunque va detto che in quella foto non è che sia uscita proprio benissimo!
    Trash week end vi saluta e vi dà appuntamento a settimana prossima. Voi godetevi il sole e il mare anche al posto mio, che pure quest’anno neanche col binocolo giocattolo con le diapositive finte dentro. Tornate a trovarmi belli neri neri da far invidia a Cristiano Ronaldo e, se avvistate qualche vip supertrash, non esitate a scrivermi. Ciao!

    Scrivi un commento →: Trash week end (11) (Ridate le mutande a Paola!)
  • Ieri avrei voluto aggiornare, e lo desideravo con tutto me stesso, più d’ogni altra cosa al mondo (persino più della fine di tutte le guerre), aggiornare. Però non ce l’ho fatta, fisicamente intendo. Il mio corpo giaceva morto sulla sedia mentre l’anima aggiornava il blog coi pensieri, che però non riuscivano a raggiungere il pannello di controllo di Splinder, perché quelli da soli non vanno da nessuna parte, o meglio, possono andare molto lontano, ma senza le mani a digitare, sul blog no. È stata una mattinata tanto stancante da trasformare la mia giornata in un trascinarmi nei luoghi che dovevo, e poi in casa, dalla sedia al letto, poi alla sedia (perché volevo aggiornare, cavolo!) e poi di nuovo al letto (la resa finale). In due ore ho scaricato e messo a posto 5 bancali di roba (formaggi, salse (e sono tante eh!), pomodori, insalate, coca cola zero, coca cola light (non lasciatevi fregare e controllate gli ingredienti, sono identiche) mozzarelle, smarties, latte sundae, latte shake (e quanto pesano già l’ho detto da qualche altra parte) cartoni d’acqua liscia e frizzante, prosciutto cotto, feta, carni, patate (qualcosa come 40 cartoni), gamberetti, polli, polletti, alette di pollo, dolcetti congelati, file e file di pane congelato, tutto congelato e poi il magazzino con tutti gli incarti, i bicchieri le coppette, i cartoni d’olio, le salsette, i cetrioli, la cipolla disidratata, gli Happy Meal con tutti i giochini, i cucchiaini, il cioccolato per i Flurry nuovi, il sale, lo zucchero, i fustoni di birra che la schiena tira ad ogni sollevamento, finché, secondo me, prima o poi si spezzerà, per non parlare dei bicchieri, quei maledettissimi bicchieri colorati che diamo in omaggio con ogni menù grande, ai quali la gente si sta attaccando come a un’ossessione. È solo un pezzo di vetro a forma di lattina e con scritto Coca Cola, cazzo!). Quando ho finito, all’una e dieci, sono andato in sala a pulire tavoli, vassoietti, svuotare i secchi, pulire i cessi con lo scarico dei maschi che è difettoso e se non sai come prenderlo non fa il suo dovere, che è quello di scaricare appunto, neanche se lo prendi a calci, e allora ogni pisciata resta lì a ristagnare, e io a pulirla. Poi è arrivata dall’Inferno, suppongo, un’indefinita quantità di gente tutta insieme. Il manager mi ha pregato gentilmente di tornare in cucina ad aiutare un ragazzo che da solo non riusciva a stare al passo coi panini della sua postazione. Arrivo e trovo 4 pani bacon che all’aria si stanno raffreddando con nessuna carne in cottura. Suona il toaster ed escono altri 8 pani hamburger e nessuna carne, mi giro al tipo, che per la privacy chiameremo Mangu, e gli faccio: “Ma che cazzo stai facendo?!”. Mi faccio un culo tanto per mettere a posto la situazione dei panini e poi torno in sala che, abbandonata a se stessa, grondava di spazzatura, vassoietti gocciolanti, roba appiccicata per terra. Pulisco tutto e torno in cucina. E avanti così fino alla fine dell’inferno. Quando ho staccato, alle 15.00, il manager e il direttore mi hanno detto grazie. Io non ho avuto la forza di rispondere, ma, considerato quello che avrei voluto esternare, meglio così. A casa ho persino messo la sveglia per non rischiare di appisolarmi a tempo indeterminato, solo che, quando dormi tre quarti d’ora aprendo gli occhi ogni 7 minuti per vedere che ora è, tutto è tranne che riposarsi.
    Comunque, visto che qualcuno mi ha rimproverato di non aver aggiornato, chiedo scusa a chi dovesse aver provato risentimento nei miei confronti, a chi afflitto dalla disperazione è scoppiato a piangere quando la pagina ha nuovamente caricato lo stesso medesimo e tale e quale post del giorno prima. A chi ha dovuto per forza di cose rivolgersi ad uno psichiatra che provasse a seguire e reindirizzare il suo improbabile, ma tutto è possibile, percorso di recupero e disintossicazione dalla Stanza. A chi ieri mi cercava per la città per chiedermi in anteprima anticipazioni sul nuovo post, che tardava ad arrivare. A chi costringe amici, genitori, parenti e persino i propri animali domestici, ogni santissimo giorno, davanti al PC e gli legge ad alta voce i miei altissimi prodotti letterari di cazzate quotidiane, e si sente meglio, e la giornata è diversa, e la felicità è di nuovo nell’aria e l’atmosfera è fresca brezza mattutina che aggiusta tutto.
    Scusatemi, se potete. Io mi sono molto pentito per ciò che ho fatto. Ho provveduto anche ad impartirmi punizioni corporali degne del tradimento che ho osato perpetrare nei vostri confronti. Un giorno di silenzio. Oh mio Dio, come ho potuto?
    Sulla schiena porto i segni delle scudisciate che ho deciso di farmi assestare dal mio cane per dimostrarvi quanto io ci stia male per questa cosa e lui ci godeva, ululava e un filo di bava calava incollato alle sue gengive giganti e mollicce. Basta tutto ciò perché voi possiate donarmi la vostra inestimabile carezza del perdono, e decidere di non tradirmi col blog di Melissa P o Federico Moccia?

    Scrivi un commento →: Perdonatemi, vi prego!
  • Oggi voglio rendervi partecipi degli strabilianti risultati ottenuti in mesi e mesi di sperimentazioni scientifiche sul mio organismo. Io, cavia a servizio dell’umanità. In realtà è solo una breve e non difficile constatazione. Se bevi ti vengono le parole. È questa la conclusione a tutti i miei studi (capite bene quanto abbia potuto studiare io nella mia vita). E non c’entra niente la storia del vino veritas; qua non è di verità che si parla, ma di un paio di bicchieri di vino o di un cocktail alla frutta alcolico, che è la nuova fissa delle mie (poche a dire il vero) recenti uscite notturne. Avete presente la sgradevole sensazione che si prova quando 2, 10, 40, 300 persone vi seguono, con gli occhi puntati nei vostri, catturate dal discorso che portate avanti con saggezza e ottime argomentazioni da più di 6 minuti senza tentennare, finché poi, all’improvviso, TAC, vi manca la parola? Fareste di tutto perché quella parola giunga a collegare come un anello il prima e il dopo della vostra catena, ma il silenzio, che vi augurate possa convincerla a tornare, non serve, e voi rimanete muti finché non decidete di sostituirla con cosa. Se prima di quella malaugurata discussione aveste ingollato un bel bicchiere, nulla avrebbe potuto fermare il vostro notevole favellare, statene certi. Ammutolitevi, oh voi che state già saltando dalla sedia per etichettarmi come cattivo dispensatore di messaggi diseducativi, capace addirittura di incitare all’ubriachezza. Già vi sento con la storia degli incidenti del sabato sera e compagnia bella. No, no e no.
    È chiaro che se vi ubriacate le parole vi vengono sì, ma di certo non quelle che cercate, altre di cui fareste volentieri a meno e che non riuscite a tenere dentro per via dell’umore alticcio che vi fa fare brutte figure (oltre che convincervi che quel palo luminoso a pochi passi sia una bella gnocca, e voi, bramosi di raggiungerla, decidete di zomparci sopra, a bordo o no della vostra o di qualcun altro automobile). Il mio messaggio è più sottile. Un bicchiere. Un cocktail. Uno soltanto e vi sentirete oratori professionisti, non avvertirete più l’ansia da prestazione (orale. E meno male che la parentesi mi serviva a fugare facili doppisensi) e immagino che la pompetta dell’alcol test vi risparmierà il ritiro della patente per 6 mesi e, se non dovesse essere così, riuscireste comunque ad annebbiare la mente dell’agente con i vostri inarrestabili discorsi fumosi al punto da lasciarvi andar via, prima di fare lui stesso l’alcol test.
    Ora che l’ho scoperto, prima delle presentazioni un bicchierino non me lo toglie nessuno. Voi, provate. (Sex on the beach, ecco come si chiama il cocktail alcolico alla frutta, che non ho bevuto prima di scrivere questo post, altrimenti il nome mi sarebbe rivenuto una trentina di righe fa.) (Il titolo l’ho scritto alla fine.)

    Scrivi un commento →: Sex on the beach
  • Fuori diluvia, tuona, lampa, e quando tuona e lampa l’ADSL c’ha paura, la lucina del modem trema, e internet non va. Office stamattina mi ha accolto dicendomi che tra 14 giorni sarò etichettato definitivamente come non originale (maledetti razzisti!). Ho provato a fregarli con la patch, che non riesce, però, a cancellare i file spia mandati dalla Microsoft, che si sono insinuati dentro la cartella System32 travestiti da aggiornamenti, forse perché il mio PC è stato addestrato a non permettermi di eliminare file importanti. L’ho implorato, ho provato persino a tentarlo promettendogli un’espansione di memoria. Nulla da fare, è irremovibile. Non mi resta che aspettare la fine del count down. Fra 14 giorni vi saprò dire cosa sarà accaduto, intanto… Trash week end (10)! Jingle!
    Miki ci fa sapere che Lenny Kravitz è puro e casto da oltre 3 anni. È stato proprio lui a rivelarlo in un’intervista di qualche giorno fa (spero che qualcuno gliel’abbia chiesto, almeno). In questi giorni passeggia e fotografa Firenze insieme ad un amico e alle sue due figlie. "Non sono un playboy, seguo la volontà di Dio e non la mia" quindi sarebbe Dio a volere che adesso Lenny Kravitz non trombi?! It is time for a love revolution, il suo ultimo album, è stato un mezzo (per non dire totale) flop mondiale. Lenny, penso che per te it is time to play trumpet (tromba)!
    Prima che Amy Winehouse metta al mondo una popolazione di bambini qualcuno le regali (o le venda) due gemelli identici. Secondo la cantante è arrivato il momento di creare una famiglia numerosa, accanto ad un meraviglioso compagno. "Blake sarebbe un papà fantastico" ha dichiarato Amy. "Ci piacerebbe avere una coppia di gemelli identici. Blake ha sognato che avevamo una femminuccia con i capelli neri come i miei. Io invece ho sognato un maschietto di 18 mesi, scuro come me, e due gemelli uguali. Voglio dei gemelli e ci proverò finché non li avrò". Amy credo che dovresti smetterla di assumere sostanze allucinogene, ché poi fai gli incubi.
    Dopo una settimana di assenza (ingiustificata) torna il TWE di Miya. Cominciamo con Lapo Elkann che è stato sorpreso a Capri a rubare un taxi. A raccontarlo è un tassista dell’isola azzurra, Luigi De Martino: "Ho visto un gruppetto di ragazzi che spingeva un taxi a motore spento. Volevo salvaguardare quel taxi di proprietà di un mio collega e sono rimasto assolutamente sbalordito quando mi sono accorto che il giovane al volante era Lapo Elkann". Alla richiesta di lasciare il veicolo nelle sue mani, De Martino riferisce di aver subito la violenta reazione di Elkann che ha cominciato a inveire contro di lui e tutti i capresi, dicendo che mai più sarebbe ritornato sull’isola e rifiutandosi di abbandonare il volante, sostenendo che l’auto era di sua proprietà dato che si trattava di una Fiat. Appurato che tutte le Fiat del mondo sono di Lapo Elkann, e che i 13mila euro che cinque anni fa mia madre ha speso per la Bravo le valgono a questo punto solo l’usufrutto, io e la mia famiglia tutta abbiamo optato per nascondere l’automobile in taverna. Fate qualcosa anche voi prima che giunga Lapo a riprendersi la non vostra (ma sua) Fiat.
    Naomi Campbell di nuovo protagonista del nostro Trash week con l’ennesimo inconveniente avvenuto in un lussuoso albergo di Mosca. Sembra che la venere nera si sia rifiutata di pagare un supplemento di 260 euro per delle lenzuola di seta trovate bruciacchiate nella suite presidenziale dove ha alloggiato. Nei giorni scorsi infatti, la regina delle passerelle ha fatto visita al suo nuovo partner, l’oligarca russo Vladislav Doronin (patrimonio stimato intorno ai 2 miliardi di euro). Secondo il tabloid Daily Mail la bizzosa supermodella inglese ha detto allo staff dell’hotel Ritz Carlton che lei non ha rovinato nessun lenzuolo e che eventuali danni andavano comunque considerati coperti dall’esorbitante prezzo della stanza (13mila euro a notte. Non ha tutti i torti però!). La sua portavoce ha negato: ”Naomi non va a letto con le candele”. E chi ha parlato di candele?!
    Beppe Convertini sciupafemmine col vizio del flirt? Macché! Le tante fan dovranno arrendersi all’evidenza: il moraccione è fidanzato da circa cinque anni con un altro uomo, il tenore Giovanni Cavarretta. A svelarlo è proprio il compagno che, trovandosi su Excite un servizio fotografico che ritrae Beppe vicino vicino a Sabina Vento, sorella della più nota Flavia, si sente colpito nel profondo e, infuriato, decide di scrivere alla redazione e svelare l’arcano: "Sono offeso dalla pubblicazione delle foto, la mia relazione con Beppe dura da quasi cinque anni. Fino a questa sera (23/07/2008) il Convertini mi si dichiara innamorato". Cavarretta, per confermare la relazione gay, ha pure inviato alcuni scatti privati che la testimoniano. Facciamo tanti auguri a Beppe, che sarà certamente al settimo cielo, ora. Beppe non ti arrabbiare, e vacci piANO con Giovanni!
    Ed ora le trash news di Franco, mio collega e ormai affezionatissimo fan del TWE (queste me l’ha date mentre confezionavo dei gustosi (?) nuggets da 6). All’aeroporto di Atene l’allarme è durato pochissimo: non era una cintura esplosiva, ma di castità, quella indossata da un’inappuntabile signora inglese di 40 anni. Al suo passaggio è scattato il metal detector e, quando gli agenti della sicurezza hanno controllato più approfonditamente con il rilevatore manuale, e hanno scoperto la cintura, alla domanda: “Signora, ma perché?” lei ha risposto che il marito l’aveva costretta ad indossarla perché temeva l’impeto sessuale del popolo greco, e che l’avrebbe riaperta e quindi liberata al suo ritorno, prima di tirar fuori dalla tasca il duplicato della chiave ed esclamare: “Mica so scema io!”.
    Un giorno qualsiasi di scuola, a Taiwan, classe prima superiore. La professoressa a fine lezione assegna i compiti a casa: "Per la prossima settimana dovete portarmi il disegno della vostra vagina". L’insolita richiesta fa scatenare i genitori delle alunne. La professoressa si difende: “Era un modo come un altro per far conoscere il corpo umano alle mie studentesse”. Sì, più che altro era un modo come un altro per far conoscere il corpo delle tue studentesse a te!
    Ed ora chiudiamo con la mia trash news. Un calciatore appena 17enne del Limite e Capraia, club dell’empolese,  è stato squalificato per quattro mesi perché dopo che la sua squadra era uscita sconfitta dalla finale del VI Memorial Trapassi per Allievi A, uno dei tornei giovanili di calcio più importanti della provincia, ha ben pensato di fare pipì nella coppa che spettava ai vincitori. Sì, ma se gli scappava, poverino, dove doveva farla se non proprio lì? Lui è il mio mito della settimana e poi dai, basta una sciacquatina e la coppa è come nuova, quante storie!
    Trash week end (10) finisce qua. Buona domenica a tutti, ci risentiamo prossima settimana e, se vi scappa la pipì, mi raccomando, fatela nel luogo più idoneo e giusto, che non è quasi mai il cesso.
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  • Oggi la Stanza si fa luogo di pensiero, e già questo dovrebbe preoccuparvi. Comunque, dove altro, meglio che in un vero luogo di pensiero, (perché io valgo, e anche voi! (molto più di Raz Degan. La Barale la penserà diversamente, oppure no, chissà, ma a noi di cosa pensa la Barale poco ce ne sbatte)) possiamo trovar risposta all’interrogativo: tutti pensano? Tutti sanno, possono, sono in grado di (mettetela come volete) pensare?
    Ignoro il motivo che ha spinto i miei piccoli e stremati neuroni (ieri notte un’altra chiusura e stasera idem con patate) a porsi cotale domanda. Forse perché vivo ogni giorno, un po’ come tutti (quelli che vivono, chiaramente) a contatto con persone e realtà multicolori, multiformi, tipologie di essere umano variegate (basso e grasso va per la maggiore, ma non è dell’aspetto fisico che parliamo) tra le quali, sempre più spesso, osservo spiccare vite avvezze a comportamenti insensati, risposte insensate, manifestazioni quasi animalesche, e non manifestazioni di emozioni e problemi personali da condividere, eccezion fatta per impellenti bisogni quotidiani necessari, come sfamarsi o andare a cagare. Visto e considerato che esistono individui così: che non piangono mai, non tentennano mai, che non sono neanche forti di carattere, quella sarebbe una spiegazione, almeno. Che esistono individui che non raggiungono neanche un obbiettivo e questo non li preoccupa. Che gravano su chiunque, a partire dal microcosmo più vicino fino all’idea più generale di società, senza riuscire a ricambiare una sola di quelle donazioni non troppo spontanee, finalizzate unicamente alla loro sopravvivenza parassitaria.  Sembra quasi che procedano la vita come se al di là dell’esistere non vi sia altro, o altre persone da ringraziare in qualche modo, dubbi da valutare, ipotesi di fallimento da metabolizzare. Mi chiedo allora se questi individui soffrano, non dico spesso, qualche volta almeno: una lacrima, un dolore interiore, una riflessione, un senso di mancanza, di tristezza, di malinconia. Mi chiedo se questi individui pensino.
    Mi viene spontaneo accostare il pensare al soffrire. Il pensare, inteso come porsi delle domande, percorrere strade mentali, valutare problemi personali, ascoltare il rumore dei dubbi e delle paure, ti induce ad andare oltre, a guardare dentro la tua anima, a leggerla e, se non ti piace, a provare a ripulirla, cambiarla, o a disprezzarla per sempre, disperarsi sul letto o davanti allo specchio.  Accosto il pensare al soffrire perché sono convinto che chi non pensa, o chi riesce a non pensare (che poi è l’elevazione necessaria alla probabile tesi dell’impossibilità dell’esistenza di esseri umani non pensanti, che va comunque considerata), e a vivere e basta, respirare, nutrirsi, dormire abbastanza, e basta, non soffra. Tranne che se si punge con un ago o si morde la lingua.
    Quindi, da un certo punto di vista, è anche una condizione privilegiata, e non poco, quella dell’essere non pensante. Sì, perché a lui (o esso, come ci si rivolge parlando di un oggetto, o di un vegetale, al massimo) nulla può essere rimproverato, perché nulla di male ha fatto ragionandoci, decidendolo, per scelta. Va compatito, o evitato. Il rovescio della medaglia è la solitudine.
    Io ho come l’impressione che vi sia molta astuzia dietro una quasi perfetta finzione di demenza. La pietà non mi appartiene, l’indifferenza sì, così mi allontano senza mai essermi avvicinato troppo, e dimentico. Però, camminando nella direzione opposta, mi chiedo: possibile che non si renda conto? Possibile che non sia in grado di pensare?
    Domani Trash week end. Aspetto le vostre trash segnalazioni sui VIP, che siano copiose come neri schifosi semi d’anguria sfatta.
    Scrivi un commento →: Che so fesso, io che (il quale) penso?
  • Mi chiama la mia casa editrice e mi dice che il nuovo romanzo non potrà chiamarsi Supermarket24 (che è come l’ho chiamato io), ma Agenzia matrimoniale. Io chiedo perché (Agenzia matrimoniale cos’è, il nuovo libro di Marta Flavi?  Dai, dev’essere uno scherzo!), loro mi rispondono che è così che dovrà chiamarsi perché funziona di più, perché un colosso ha deciso di distribuirlo soltanto a certe condizioni e il titolo è una di quelle e, comunque, o ‘sta minestra o ‘sta finestra. Se dico di no, non mi pubblicano. Respiro rubando qualche istante di silenzio, e continuo a domandarmi come possa essere possibile che qualcuno ritenga il nuovo titolo migliore del mio, quando invece a me sembra di una banalità sconcertante e poi… ma che c’entra con la storia che racconta?!

    “C’entra che non serve che un titolo c’entri più di tanto, l’importante è che sia un titolo da boom.” “Allora chiamiamolo Strappami le mutande adesso! sicuramente attira di più.” “Dai Matteo, non scherzare!” “Non scherzo.” “Quindi sei d’accordo o no?” “No che non sono d’accordo!” “Matteo pensaci, perché c’è in ballo una cosa grossa!”

    Mi viene da piangere. Comincio a sentire caldo, comincio a sentirmi pazzo con lei che, così calma, mi spiega le dinamiche senza tentennare un istante, mentre io sto imbufalendo. Sì, perché le sue dinamiche si basano su presupposti assurdi ed io non ho più parole per fargli capire che stanno sbagliando tutto. “Allora mi dispiace, non possiamo pubblicarti.” “Ma abbiamo firmato un contratto!” “Sul contratto c’è scritto che possiamo riservarci il dirtto di cambiare il titolo, pena l’annullamento.” “Sì, è scritto in tutti i contratti, poi però non lo cambia mai nessuno!” “Quasi mai…” “Va be’, mai però con uno più brutto!” “Matteo mi dispiace.” “No, senti, cioè, è del mio libro che si sta parlando. Il libro che per trovare un editore c’ho impiegato due anni. E voi siete fantastici, e che significa questa cosa?” “Significa quello che significa. Il mercato ha le sue condizioni e questo mondo, lo sai, non è un bel mondo, quindi ti facciamo avere presto la copia dell’annullamento, e in bocca al lupo!”

    Scaglio il cellulare contro la parete, ma la voce della tipa resta immutata nell’aria. Non possiamo pubblicarti se non lo chiami Agenzia matrimoniale, sarà la quarta o quinta volta che lo ripete ed io scoppio a piangere. Vorrei strapparmi i capelli, lo faccio, ma non sento dolore. Ho sete e non riesco a parlare per via della bocca impastata. Gli occhi chiusi, quasi sigillati che trovano la luce del giorno. Una notte di merda. Oddio ragazzi che incubo, e che sollievo al risveglio! Perché il mio romanzo uscirà a fine anno e si chiamerà Supermarket24, come piace a me e alla mia CE (Casa Editrice).

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sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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