• La mente malata di Godeliano ha trasformato Non farmi male in un meme (catena). Sono tanti i motivi che rendono questo meme diverso dagli altri, ma uno mi pare più rilevante ed è il seguente: per portarlo a compimento è prevista una quota in denaro.
    Allora, Gody caro, io capisco che Non farmi male ti è piaciuto e che ti sei affezionato alla Stanza e a me (pure io eh!), e capisco pure che facendo uso di sostanze stupefacenti ti ritrovi con qualche rotellina fusa, però riflettiamo un attimo assieme. È evidente che la gente ha le palle piene di ‘sta robaccia, ormai la cancella, fa finta di non aver letto il proprio nome tra i nominati (come faccio io, tra l’altro) e va avanti, e tu che fai? Ne crei una in cui tra le regole figura il dover acquistare il mio libro? Immagino che frotte di lettori si stiano precipitando in libreria ansiosi di sborsare dieci euro pur di portare a termine il proprio dovere di bloggers incatenati. Immagino male, vero?
    A parte gli scherzi, Godeliano sei stato carinissimo, veramente. Intanto perché hai speso i tuoi soldi per il mio libro e questo è il più grande attestato di stima nei miei confronti, e poi perché ti sei inventato un modo simpatico per parlarne, che è forse ancor più importante. Quando non hai dietro Mondadori, Feltrinelli e i soliti nomi, devi cavartela da solo, ed è grazie a piccole iniziative come la tua che Non farmi male ha venduto tanto arrivando alla ristampa. Che poi ho capito che non è tanto il grande nome che conta quanto tutte le persone che in un modo o nell’altro vengono a contatto con te e il tuo libro e decidono di restare: sono capaci di fare miracoli.
    Quindi grazie con tutto il cuore anche per lo splendido acrostico che hai creato e che ovviamente qui posto:
     
    Libro
    Affascinante
    Con
    Realtà,
    Ingiustizie.
    Matteo
    Eccezionale.
     
    Visto che il meme, ahinoi, ormai esiste, e date le regole che sono:
     
    0-Linkare la pagina dove avete letto la catena. (E io l’ho linkata lassù!)
    1-Comprare il libro e vi suggerisco di ordinarlo da questo link. (Io il libro ce l’ho. Ora, che sia comprato o no, poco conta!)
    2-Leggere il libro. (E direi che anche qua ci sono dentro!)
    3-Lasciare un commento su
    IBS. (Beh, capirete che autocommentarsi non è carino.)
    4-Eventualmente diffondere, come ho fatto io, la lettura di questo testo. (Come l’ho diffuso io nessuno mai! Grazie, sono l’autore!)
     
    direi che ho piena facoltà di proseguirlo, però mi concederà Godeliano di trasformarlo un attimo per alleggerire un po’ i lettori dall’obbligo di sborsare i money. Il link che ha inserito Godeliano è il modo migliore per averlo a casa nel più breve tempo possibile, però non siete obbligati, ecco. Non vi accadrà nulla di malefico se non doveste farlo (no perché se no qua arriva Striscia che come niente apre un caso e mi denuncia per estorsione). Però, se deciderete di acquistarlo, avrete il merito di far parte di quel grande puzzle che mi sta permettendo pezzo dopo pezzo di veder comporsi il mio sogno, e quindi tutta la mia gratitudine (solita birra offerta, nel solito pub peggiore che conosciate). Parlarne nel vostro blog è un ulteriore immenso regalo. Quindi mettiamola così: chi l’ha letto, se ne ha voglia, ne parli nel suo blog sempre sotto forma di catena, perché ricordiamoci che questa è una catena, e magari lasci un commento su IBS. Chi non l’ha letto, sempre se ne ha voglia, lo legga, e poi a seguire come sopra. Gli altri… va bene uguale eh!
    E pure ‘sto meme è andato!
    Scrivi un commento →: Non farmi male diventa un meme
  • Ieri in aula studio sono stato costretto a salutare due mummie a cui avevo tolto il saluto immemore tempo fa. Costretto perché ci sono andato a sbattere. Tolto il saluto è un’espressione forte, diciamo: evitato le loro rotte per non sprecare parole. Loro non mi hanno mai fatto niente, sono tanto bravi per carità, però questo non basta perché io trasformi ogni volta il mio viso in una maschera di gioia mentre sorrido e dico: “Ciao!” (va be’, come salutate voi?), perché io ho a disposizione un quantitativo limitato di energie e oltre quello non si va, e allora devo gestirle con accuratezza. Poi, man mano che il tempo passa (signori, ventisette (quasi) non son pochetti eh!) le energie si affievoliscono e allora saluto solo chi dico io, quindi loro no. Perché? Beh, per un po’ di motivi dei quali uno è paradossalmente proprio che non m’hanno mai fatto niente. Come posso salutare individui che scivolano nella mia vita senza lasciare un segno, un cazzotto, una vomitata sulla giacca, o uno sputo in faccia, che ne so. Niente. Sono ventimila anni che procedono mano nella mano con quelle facce cretine e sorridono tutti ninninininini a tutto il mondo. Fidanzatini, modello: Che palle! (è il nome del modello, pertanto vuole la maiuscola) noiosi, banali, ripetitivi, stancanti, indifferenti, amorino, tesorino, sì piccola mia, sì amore, no amore, amore amore amore. Lui digita al PC ultima generazione, e io ridotto a scrivere i post su un block notes a quadretti grandi con la penna nera dieci pezzi a un euro e cinquantanove (di cui sei nere tre rosse e una verde, perfetta per scrivere le centinaia alle elementari) e lei che evidenzia con i suoi trentasei colori diversi e scrive la g e la o e la l con i tondini e gli arzigogolini, sui suoi appunti che per copiare una pagina in quel modo ci vuole un pomeriggio. Io l’avevo individuati nella stanza, mica no. Stavano all’estremo del mio tavolo, figuriamoci. Però con garbo, raffinatezza e il talento eccelso che mi contraddistingue, mai e poi mai avevo permesso ai miei occhi di incrociare i loro, così da evitare il patetico moment. Solo che, di ritorno dalla pausa studio (una delle tante), nel raggiungere il mio posto, non mi son reso conto che la traiettoria che andavo a percorrere avrebbe cozzato alla metà esatta della sua evoluzione contro il corpo della mummia femmina. “Ahia!” fa lei. “Ma ahia tu!” faccio io. (Sarà stato per via di una naturale forma di difesa inconsapevole, tipo quando dici a uno “Fanculo!” e lui ti risponde: “Ma fanculo tu!”; lo so che ahia non è come fanculo!)
    “Ah, ciao!” fa la mummia maschio. “Ah, ciao!” faccio io. “Oh, ciao!” fa la mummia femmina. “Oh ciao!” rifaccio io.
    Ecco, e ora chi me la ridà la linfa vitale buttata in quei due inutili ciao?
    Scrivi un commento →: Sì amore, no amore, amore amore amore
  • Mi sveglio con una strana sensazione di ovattamento generale, come se avessi la faccia intrappolata dentro una busta di plastica insonorizzata (lo so che è difficile immaginare la plastica insonorizzata, però provate a fare un piccolo sforzo, e andiamo!). È ciò che accade da qualche giorno a questa parte. Si tratta di una specie di anteprima ad un’esplosione cosmica che ormai riesco a prevedere con facilità. Faccio colazione con la consapevolezza che ho ancora a disposizione qualche minuto di pace prima della detonazione multipla. Riesco ad andare in bagno, faccio quello che devo fare (anche qua non è che occorra troppa fantasia ad intuire), raggiungo la mia stanza, apro le persiane in legno e saluto il mondo: “Bonjour a tout le monde!” ed è in questo preciso istante che s’innesca il meccanismo esplosivo, quasi impossibile da arrestare. Una sequenza incontrollabile di starnuti potentissimi che mi tolgono il respiro. Vi giuro che ad un certo punto ho temuto di lasciarci le penne come un gallo asfissiato dalla mano di un uomo sadico. Che poi sono anche pericoloso, perché mentre starnutisco, è tanta la violenza dell’atto che il rinculo (oh, c’è poco da scandalizzarsi!) dello starnuto mi spara contro ogni cosa; sbatto agli spigoli dei tavoli, al vetro della finestra, contro le porcellane di mia madre (CRASH!), e se passa un bambino lo travolgo tipo Taz provocandogli conseguenze psicofisiche credo non trascurabili. (È chiaro che risulta abbastanza improbabile che un bambino si trovi a passeggiare in casa mia, però impossibile is nothing (cos’era, lo spot dell’Adidas?) e quindi uno si deve anche preoccupare.)
    Appena riesco a recuperare lucidità e controllo sui movimenti, procedo verso l’armadietto dei medicinali. Scolo trenta gocce di Tinset in un mezzo bicchiere d’acqua e, tempo di far effetto, mi sento meglio.
    Torno al PC e, quando ormai sono certo di aver dominato e annientato la crisi, almeno per oggi, in alto, a caratteri cubitali, tra l’altro in un orrido giallo senape andata a male, leggo: scarica Gigi D’Alessio gratis sul tuo cell!
    Mentre un conato di vomito prende vita nel profondo e inizia a salire piano piano piano (ci manca che uno debba pure pagare per inquinare il proprio cellulare!), la miccia si riaccende, e vai col valzer degli sparamuco impazziti! Neanche Tinset può nulla contro il quarantunenne fidanzatino de A Ciambellara de Sora. Maledetto Gigggi!
    Scrivi un commento →: Scarica D’Alessio gratis nel tuo cess (altro che cell)!
  • Niccolò è uno dei miei amici più cari, ha quasi ventidue anni e vuole un gatto. Che sia: cucciolo, a pelo lungo o semilungo, colorazione non banale, possibilmente sul panna o al massimo nero, da escludersi assolutamente il rosso e lo sputtanatissimo  tigrato, con gli occhi belli (magari blu) poi, se di razza, ancora meglio, segni particolari: stupendo; e lo vuole subito. Ma non subito fra un mese, o subito domani. Subito = adesso.
    Quindi, chiunque avesse sentore di cucciolate recenti o in arrivo, è pregato di farsi vivo al più presto. Niccolò sta impazzendo, ha bisogno di spazzolare qualcosa o qualcuno. Lo stiamo tenendo a bada con il pupazzo di Rex a grandezza naturale, ma lui già ha cominciato a borbottare perché intanto Rex è un cane e lui vuole un gatto, e poi impiegherà pochissimo a capire che è solo un ammasso di stoffe e peli sintetici (tempo di strapparglieli tutti con la spazzolina con le punte in acciaio). Quello che vi garantisco è che Niccolò è molto affettuoso e saprà prendersi cura del gattino al meglio, e poi qualche coccola gliela vado a fare pure io.
    Non ho molto tempo, altrimenti giuro che mi sarei messo in viaggio in direzione delle vostre casette sparse per l’Italia per prendere visione dei felini da voi proposti, ma non posso, così ho pensato ad un modo economico, sicuro, e soprattutto velocissimo.
    Prendete il vostro gatto, compattatelo con WinZip, e inviatemelo via e-mail a matteo1077@gmail.com; non abbiate paura, ché Gmail è nata proprio per trasferire roba pesante. Lo valuteremo e, se non dovesse andar bene il casting, ve lo rimandiamo indietro immediatamente, non prima di avergli dato tre o quattro crocchette di Eurospin. Allora, se volete fare del bene una volta tanto nella vita, non perdete tempo. Niccolò ha bisogno di voi.
    Ah, visto che oggi è la festa della mamma, stavo pensando ad un modo efficace per farle la festa definitivamente, così, sempre pour parler (se no m’arrestano!). Ebbene ho dedotto che l’unica possibilità sarebbe cremarla a vivo, ingabbiare le sue ceneri in un blocco di cemento, e gettarlo nel Triangolo delle Bermude, ma temo risorgerebbe anche da lì, quindi tocca tenersela. Auguri mamma.
    Scrivi un commento →: Tutti insieme per Niccolò!
  • Che poi a me di Beppe Grillo frega un cazzo. Quello che dice mi scivola addosso, sarò entrato nel suo blog tre o quattro volte in tutto, e neanche mi fa ridere. Lo trovo un gran parachiul e così mi son messo qua a spettegolare, come si fa nei baretti di periferia in compagnia di cinque o sei amici alle sette della sera. Un discorso innocente e senza pretesa alcuna, se non quella di esprimere un’opinione che, sia chiaro, non vuole avere valore di nessun tipo. Una sparata come un’altra di uno come un altro perché, grazie a Dio, non ho potere di fomentare le masse, non sono pericoloso. Un pour parler, tanto per capirci. Bene, chiarito questo, visto che  sparare sulla Croce Rossa mi dà gusto, voglio presentarvi ufficialmente i nostri nuovi ministri:

    Ministri con portafoglio

    Esteri: Franco Frattini (FI)
    Interno: Roberto Maroni (Lega)
    Giustizia: Angelino Alfano (FI)
    Economia: Giulio Tremonti (FI)
    Difesa: Ignazio La Russa (AN)
    Sviluppo economico: Claudio Scajola (FI)
    Pubblica istruzione: Maria Stella Gelmini (FI)
    Politiche agricole: Luca Zaia (Lega)
    Ambiente: Stefania Prestigiacomo (FI)
    Infrastrutture: Altero Matteoli (AN)
    Welfare: Maurizio Sacconi (FI)
    Beni culturali: Sandro Bondi (FI)

    Ministri senza portafoglio (per la serie: se volete vi presto il mio!)

    Riforme: Umberto Bossi (Lega)
    Semplificazione: Roberto Calderoli (Lega)
    Attuazione Programma: Gianfranco Rotondi (DC)
    Politiche Comunitarie: Andrea Ronchi (AN)
    Pari Opportunità: Mara Carfagna (FI)
    Affari regionali: Raffaele Fitto (FI)
    Politiche giovanili: Giorgia Meloni (AN)
    Rapporti con parlamento: Elio Vito (FI)
    Innovazione: Renato Brunetta (FI)
     
    Quando mia madre ha sentito del Ministero della Semplificazione: “Devono pagare Calderoli per semplificare le leggi, non le possono scrivere già semplici?”.
    Complimenti alla neo ministra Mara Carfagna (sì, va be’, laureata in legge. Se no mi si rivoltano tutti gli amici della ex valletta di Piazza Italia) che si occuperà delle Pari Opportunità. Mai scelta di ministero fu più azzeccata. Tutti possono fare politica, a tutti viene data una opportunità, infatti lei ora è ministro. Se anche voi volete diventare ministri due sono le strade che potete percorrere: o arrivate tra la prime sei a Miss Italia, oppure fate come Bondi, e dedicate una poesia (?) al Cavaliere.
    Scrivi un commento →: Silvio, rimembri ancor quel tempo…
  • Beppe Grillo ha fatto un tonfo che forse non si rende conto neanche lui. Tutte le sue ammirevoli campagne contro le ingiustizie, a favore dei poveri, del popolo, della chiarezza e della limpidezza ad ogni costo. Questa mania di voler pubblicare sul suo blog questo mondo e quell’altro, ci manca la ripresa video delle volte che va a cagare in una media giornata d’Autunno, e avrà completato lo scibile umano. È arrivato a costruirsi un blog che per contatti è al primo posto in Italia e credo nono nel mondo; solo che, prima si oppone alla proposta di rendere pubbliche le dichiarazione dei redditi (ma come, smascheri le ingiustizie, e i redditi li vuoi tenere segreti?) e poi, quando la cosa va in porto (perché non è che, se Beppe dice No, allora è legge, anche se ci manca poco eh) si viene a scoprire che il nostro Grillo parlante nazionale, nel 2005, ha dichiarato la bellezza di quattro milioni di euro. I suoi lettori che non sono due, tre, o cento, ma milioni, si sono giusto un tantinello imbizzarriti, sentendosi probabilmente traditi da quel comico ometto dall’angelica missione di salvare l’Italia e gli italiani e, con toni anche poco carini, gl’hanno rivolto una comune domanda che recita più o meno così: Come cazzo l’hai accumulati quattro milioni? Con le tue chiacchiere, brutto stronzo, grasso nullafacente? Lui ha risposto: “Con le vendite dei libri”. Ho riso come non mai ritenendolo il suo sketch più riuscito, poi, quando ho capito che diceva sul serio, mi è sorto naturale un ulteriore piccolo piccolo interrogativo: No, dimmi, ma vuoi prendere per il culo all over the world?
    Per chi non sa come funzionano i diritti d’autore diciamo che un autore, che sia Baricco o Poggicazzutti (nome inventato per l’occasione. Caro Poggi, se esisti, non denunciarmi, perché non era di te che parlavo) prende in media il 10% delle vendite del proprio libro. Il resto va all’editore. Facciamo insieme un rapido calcolo. Grillo ha scritto due o tre libretti di cui uno soltanto ha venduto cifre considerevoli che è Tutto il Grillo che conta, una specie di sintesi della sua carriera artistica, costo: 13 euro. Diciamo uno virgola cinque euro a copia a lui, avrebbe avuto bisogno di vendere, oddio non ho una calcolatrice a portata di mano, va be’ due milioni e mezzo di copie? E invece quel libro ne ha vendute scarse trecentomila. E allora, i quattro milioni di euro? La verità è un’altra. Il blog di Grillo vanta duecentomila contatti al giorno. (Porco cazzo!) E sapete che vuol dire? Che quel blog è un mezzo di comunicazione molto più potente della TV e di Benedect XVI (il nuovo terrificante e indistruttibile Pokemon del terzo millennio) che si affaccia dalla sua bella finestra e spara l’Angelus domenicale. E questo significa tanti danari che, direttamente o per riflesso, il blog gli porta. Così mi sono messo a fare una ricerca neanche tanto complicata e ho trovato le stime esatte.
    Aldo Marangoni è il manager dell’agenzia che lo segue da trent’anni e dice: “Da quando è partito il blog è stato un successo crescente. Una media di cinquemila spettatori per ottanta date a tournèe, quasi mezzo milione di persone pronte a pagare dai venti ai trenta euro per ascoltarlo nei palasport.” E questo signore nel 2005 ha versato a Grillo 3.942.038 euro. (Eccoli i quattro milioni, caro Grillo!) E nella dichiarazione del 2006 512.132 provengono dalla Siae; 69.784 dalla Casaleggio associati, l’agenzia che gestisce il suo blog (quell’anno all’esordio); 45.000 dalla Feltrinelli (con cui ha pubblicato Tutto il Grillo che conta, appunto); 15.500 dal settimanale Internazionale, per cui scrive.
    Quindi, signor Grillo, non è esatto dichiarare che i quattro milioni di euro l’ha maturati grazie ai suoi libri, no no. I quattro milioni di euro glieli hanno versati i suoi (non so se così) amati lettori rendendola una celebre macchina da soldi, però lei questo non può dichiararlo perché sa bene che il meccanismo è reversibile, e ci vuol poco ad invertire la rotta, fino al crollo.
    Io vorrei dire un sacco di cose sui personaggi arcinoti di cui sono riuscito (non è che ci volesse poi molto) a trovare le rispettive dichiarazioni dei redditi, solo che non so se posso farlo. Considerato che vanto, grazie a Dio, lettori intelligenti, chiedo a voi. Secondo voi, ho facoltà di dire, che so, che Maria De Filippi ha dichiarato quasi quattro milioni, la Ventura uno e mezzo e Costanzo cinque e passa, e cose così? O rischio una denuncia?
    No, perché avverto l’urgenza di rivelare (soprattutto alla Finanza) quanto ha dichiarato Moccia Federico. Non ce la faccio più, è peggio di quando trattieni la pipì da quattordici ore. Aiutatemi!
    Scrivi un commento →: Beppe Grillo è uno sparacazzate (parere mio eh!)
  • Già che il prete si sia degnato finalmente di suonare al nostro campanello è un miracolo. Sono sei anni che ci siamo trasferiti qua avesse mosso il culo una volta. Eppure la chiesa sta a cinquanta metri, ho capito che è in salita, però che cazzo, tu sei pagato pure per benedire le case, o no? Accogliamo la sua venuta tutti un po’ spaesati.
    “Mamma, è il prete!” “Oddio, il prete? Che qualcuno gli apra mentre io mi pettino!” “Papà, gli apri tu?” “A chi?” “Al prete!” “Veramente?” “Va be’ gli apro io!” prima che se ne va.
    Si blocca in salotto, come scosso dalla presenza di una forza a lui nemica, tira fuori la sua arma e inizia a spruzzare acqua benedetta qua e là cogliendomi tra l’altro in un occhio: “Cazzo!” esclamo, mentre col dito cerco di riacquistare la vista. Lo so che non è bello, però non è bello neanche se ti sparano l’acqua negli occhi. Il paradisiaco fluido, al contatto con la pelle di mia madre, evapora all’istante, producendo piccole e costanti nuvolette, che svaniscono nell’aria. I due seguaci del prete, nanerottoli appena usciti dal catechismo con tanto di quadernone Monocromo, si danno la mano, che a me poi i quadernoni servono non poco, e allora provo la sottile tentazione di sottrarglieli; mi induce a desistere il pensiero che così facendo tradirei il settimo comandamento (non rubare) proprio davanti ai suoi occhi.
    “Recitiamo insieme il Padre Nostro.” “Padre Nostro che sei nei cieli…” In camera di mia sorella, al piano di sopra, riecheggia Marilyn Manson a palla.
    Col procedere della preghiera, avverto la voce di mio padre, a fianco a me, farsi gradualmente più soffusa fino a trasformarsi in una specie di bisbiglio. Tendo l’orecchio e riesco a distinguere poche parole in mezzo a quei versi. Sta facendo finta di recitare il Padre Nostro? Avete presente quelle risate che nascono da dentro e tutto puoi in una situazione del genere tranne che scoppiare a ridere, però sono talmente spontanee, improvvise, sentite, viscerali che proprio non ce la fai? Ebbene, riesco a controllarla riducendola ad una specie di anomalo colpo di tosse accompagnato dal labbro superiore in leggera tensione (e piccola pera da dietro) e gli occhi con due lacrime che scendono fino alle guance e rimangono là. Mia madre, che ci tiene a ‘ste cose, mi fulmina con lo sguardo e le mani giunte. Il prete avrà pensato che mi sono commosso, che sono proprio un’anima candida, magari tornerà a chiedermi se voglio entrare in seminario.
    Prima di salutarci: “Dovreste venire più spesso in parrocchia.” Più spesso è un po’ più di mai? Nessuno c’ha mai messo piede tanto che il prete chiede a mio padre se è mio fratello, così per fargli un complimento, senza sapere che io intanto lo sto maledicendo. “Beh, sì padre, il tempo per le cose importanti va sempre trovato.” Tipo cominciare ad imparare il Padre Nostro ad esempio? La sagra dell’apparenza. Tre minuti di silenzio, nessuno dice più niente, io mi chiedo: Perché non se ne va? mia madre s’illumina e va in cucina, torna e gli fa: “Padre questi sono per lei!” e gl’ammolla venti euro. (‘Ngulo!) “Non per me, per la parrocchia!” Sì, va be’, vai va!
    Pure io voglio fare il prete e intascare venti euro a benedizione. Per la parrocchia, certo!
    Scrivi un commento →: Il prete benedice casa Matto
  • Ieri, quando mia madre ha visto questi

     
    che si chiamano Dari, dopo essere rimasta per discreti e lunghi minuti in silenzio tombale, come a dimostrare la solidarietà per la definitiva morte della musica italiana, ha rivangato e raccontato per l’ennesima volta di quanto ai suoi tempi amasse il bambino prodigio Gianni Morandi, che poi, alla luce di due o tre elementari calcoli, secondo me era già vecchio. Comunque la mia povera genitrice faceva i salti mortali per mettersi da parte poche lire al giorno, sottraendole a mia nonna e alla spesa, per arrivare a potersi comprare un vinile del Gianni.
    Ma i prezzi dei vinili aumentavano in modo vertiginoso (un po’ come la benzina adesso. Io ho optato per non uscire più di casa, mi nutro con un sondino collegato all’alimentari all’angolo) e lei non riusciva a stargli dietro e allora, un giorno, decise di trovare il coraggio per scrivere al suo idolo. Gli raccontò della sua triste situazione economica, nei toni tagliavene di cui solo lei è capace, della totale devozione nei suoi confronti. Gli disse che lo amava; amava le sue canzoni, amava la sua voce, amava il suo corpo e persino quelle oggettivamente orrende mani deformi (magari questo no) per arrivare a supplicarlo di inviargli una copia del suo ultimo disco. In fondo cos’era una copia per uno che ne vendeva milioni e milioni e miliardi (come dice lei)?
    Ebbene, Gianni fu molto cordiale e rispose qualcosa del genere:
    “Cara, il mio disco è in vendita in tutti i negozi di dischi. Continua a seguirmi. Con affetto. Gianni.”
    Da quel momento mia madre sviluppa un odio incontenibile per il Banane e Lamponi boy, e lo shock di non aver più una rockstar da venerare è lacerante (psicofarmaci a manetta). Io ho provato a spiegarle che magari non era stato lui a risponderle, che non era giusto disprezzarlo per questo, che, se si fosse messo a regalare dischi a chiunque, a questo punto si ritroverebbe a dover passare il suo tempo sotto il ponte di casa sua a canticchiare fatti mandare dalla mamma, a prendere il latte… ma lei non ce la faceva ad uscirne. Si comincia a riprendere da otto anni a questa parte, da quando cioè ritrova i suoi punti di riferimento nel talento sconfinato degli Amici di Maria, ché come loro nessuno mai. Non vi dico la sua reazione quando Maria ebbe la malsana idea di invitare il Morandi in studio. Non ha più parlato per tutta la settimana. In casa si respirava una tensione raccapricciante. Poi Gianni Morandi è dovuto partire per il suo tour e mia madre s’è ripresa, e ha ricominciato a cucinare la carbonara.
    Vorrei lanciare un appello a chi, forse appartenente alle nuove generazioni, può aiutarmi ad afferrare che cazzo dicono ‘sti Dari. A prescindere dal fatto che sia o no musica di qualità, che lingua parlano? No perché, vi giuro, che non c’ho capito niente. Ma è Italiano? Confortatemi con un sicuro, deciso, cinico, violento e incazzato NO, vi prego!
    Scrivi un commento →: Mia madre e la musica
  • Radio Studio A (che spero non stia per: Studio Aperto) mi ha intervistato. Il pezzo è andato in onda in diretta ieri sera sulle loro frequenze, e sarà trasmesso per tutta la prossima settimana da molte FM locali in tutta Italia. Quindi potete fare due cose: o vi piazzate sulla vostra radio locale preferita e pregate che sia una di quelle, oppure cliccate su questo link e seguite attentamente le istruzioni che sto per darvi.
    Al centro della pagina c’è una tendina sul rosa con una faccetta arancione con le cuffie e gli occhiali da sole, che vi permette di scegliere un programma da riascoltare, cliccate su Via col Vento e parte la puntata. (Grazie a Hector Belial, che non è un cuccuruccù qualunque, ma è uno dei finalisti del Campiello Giovani oltre che giovanissimo scrittore della scuderia di Las Vegas Edizioni, per avermi suggerito un link più umano di quello che avevo messo io, e naturalmente gli faccio millemila in bocca al lupo per tutto!)
    Ad un certo punto stavo per dire a tutti come finisce Cemento, il primo dei sette racconti, poi mi sono reso conto. Leggete il libro per scoprirlo. E poi orecchie tese, ché nell’intervista c’è un’anticipazione mica male.
    Il primo tentativo di registrazione non è andato proprio benissimo. La chiamata era un po’ disturbata e più parlavano e meno sentivo, finché non ho sentito più niente e allora ho detto: “Scusate, ma io non sento niente.” poi qualcosa l’ho sentito, una specie di urlo da lontano: “Stiamo registrandooo!”. “Eh, ho capito, ma se non sento niente cosa devo dire?” Una delle due: “Matteo, se dovesse riaccadere, tu parla del libro per tutto il tempo, poi la montiamo noi, ok?”. Ho vissuto con terrore l’eventualità di dover parlare a vanvera per un quarto d’ora, fortuna che poi è andata liscia.
    Io e Non farmi male ringraziamo di cuore le due tipette e radio Studio A per essersi interessate a noi. Quella sera poi sono andato a giocare a pallavolo, a dire di qualcuno sembravo dopato.
    Scrivi un commento →: Nuova intervista in radio
  • (ANSA) – NAPOLI, 2 MAG – Un ragazzino di 12 anni si e’ lanciato dal quinto piano di un’abitazione di via Tagliamento nel pieno centro ad Avellino ed e’ morto. Secondo una prima ricostruzione della polizia, il tragico gesto sarebbe avvenuto dopo un rimprovero che il 12enne avrebbe avuto dai genitori. Il fatto e’ accaduto a pochi passi dal Tribunale di Avellino.
     
    Sembra che l’andare avanti dei tempi accentui l’insicurezza nelle persone. Se ci pensate è un paradosso. Con lo scorrere degli anni dovremmo acquisire sempre nuove certezze dateci dal conoscere un po’ di più la realtà, l’ecosistema in cui viviamo, il nostro pianeta, le possibilità del corpo e della mente, e invece ad un’apparente crescita scientifico/tecnologica corrisponde una terrificante involuzione interiore. Nasciamo deboli, come tutti gli esseri che trovano la vita, soltanto che adesso la crescita naturale dell’individuo è sempre più soltanto apparente, riguarda aspetti superficiali e visibili; pare contare solo quello: l’esteriorità. Manca l’educazione dell’Io, il nutrimento all’anima e al carattere, aspetti che non si palesano agli occhi, ma custodiscono un’importanza fondamentale: sono l’essenza della persona, saranno giudici nel percorso della vita. Siamo d’accordo che la vita non è sempre semplice, che esistono ingiustizie tali da abbattere chiunque, anche dotato di una forza interiore straordinaria, però insomma, io mi ricordo di quando mia madre e mio padre me le davano di santa ragione. Mi ricordo le urla, mi ricordo gli schiaffi, mi ricordo che mia madre usava la paletta di legno per girare la pasta, o il battipanni, e faceva veramente male. Non si limitavano a sgridarmi, ecco. Piangevo, sì, però quelle lacrime avevano già in sé uno spirito di ribellione, di rivincita. Quelle lacrime arrabbiate erano vita. Questo per dirvi che non mi è mai saltato in mente di buttarmi dal balcone dopo una sgridata.
    Allora mi chiedo: stiamo davvero diventando così fragili?
    Scrivi un commento →: Anime di cristallo

sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

Restiamo in contatto?