• Lidl. Decido di entrare. Voglio risparmiare sulla spesa senza rinunciare alla qualità.
    Il carrello non mi serve, tanto prendo solo due cose, mi dico.
    – Uh, le gallette di riso più economiche del mondo! – esclamo da solo prendendone due pacchi.
    – Uh, il misto di arrosto suino in una super offerta pasquale!
    Prendo la confezione e già mi accorgo che forse avevo dato alla capienza delle mie grandi mani più fiducia di quanta ne meritassero. Vado comunque avanti.
    – Ah, l’insalata che non scade mai! Questa la voglio. E pure la mortadellina piccola e il prosciutto crudo in un’altra clamorosa offerta pasquale!
    Sono un corpo brioso ed eccitato che vaga fra le corsie di moto casuale uniformemente accelerato. Al reparto dei formaggi, quando cerco di prelevare due mozzarelline sgocciolanti, capisco che non ce la posso fare. Così decido di attirare l’attenzione di un commesso.
    – Mi scusi! – dico da dietro la mia montagna di primizie.
    Lui, a 9 centimetri da me, non si gira neanche. Continua ad ammassare con estremo entusiasmo blocchi di formaggi vari ed eventuali sottovuoto.
    – Mi scusi ragazzo! – dico proprio così: ragazzo. – Vorrei chiederle un grande favore. Avrei adocchiato un cartone vuoto abbandonato in un angolo. Non è che potrei utilizzarlo per… fare la spesa? Tipo un carrello… sospeso. Come dire?!
    Non lo so come dire, comunque non così come ho fatto io, evidentemente.
    – Prego! – dice lui, e torna ai suoi formaggi.
    Arrivo in cassa e ribalto la spesa sul rullo in un unico gesto. E’ quasi il mio turno e io non so che fare, né che dire con questo cartone in mano di cui mi sono appropriato, che reca sul lato lungo la scritta “Un mondo di cioccolato”. Lo lascio cadere a terra con indifferenza? No, andrò fino in fondo.
    La cassiera passa la mia spesa. Io sollevo il cartone e sorrido. Lei mi guarda e non ricambia la mia giovialità. Sospende il passaggio dei prodotti. Rimane con la mortadellina rimbalzante in mano.
    – Vuole delle buste?
    – Mah, guardi, ho… trovato questo cartone e ho pensato di fare cosa utile… per me. Ma anche per voi! Così l’ho raccolto e… potrei utilizzarlo per portare la spesa a casa.
    – Se vuole le buste gliele do. Noi non le facciamo pagare come quelli dell’Esselunga!
    – …
    Cioè, questa gioia di vivere fatta persona sta insinuando che ho raccattato un cartone per non pagare le buste?
    – No grazie, non è per quello. E’ che io ho l’hobby dei cartoni.
    Ora è scioccata. In effetti non credo di essermi espresso benissimo.
    – Sì, li trasformo in… piccoli mobiletti. Mensoline, comodini… Ha presente Paint your life?!
    – Beato te che c’hai tutto ‘sto tempo da perde.
    -…

    Scrivi un commento →: Cassiera nuova, nemica nuova
  • In libreria. Sorridente. Occhialetto rosso. Sui 50. Donna.
    – Vorrei un libro.
    – Sì, è nel posto giusto, carissima signora! (-.-“)
    – Ecco, per fortuna! – esclama come se si sentisse davvero fortunata. Di lì a qualche istante avrei capito che di fortuna ce ne sarebbero volute tonnellate. – Rizzoli!
    – Sì… (Non le è stata insegnata la formulazione della frase classica: soggetto, verbo ed eventualmente complemento?)
    – Il libro di Rizzoli! Non mi chieda il titolo però che ho una memoria di ricotta.
    – E si ricorda qualche altro indizio? Tipo l’autore…
    – No no – dice attraversata da un brivido di ribrezzo. Come se gli autori le facessero schifo. Come persone.
    – La trama magari, così provo a fare una ricerca incrociata…
    – Sì! – chiude gli occhi. – Parla di una storia d’amore… d’altri tempi. Mi ricordo che è ambientato… ora non ricordo la città, ma era fuori Italia!
    – Signora, per individuarlo è un po’ poco sapere che l’ha pubblicato Rizzoli… e basta.
    – L’ha pubblicato?
    – (…) Sì, l’ha pubblicato. O almeno è ciò che mi sta dicendo lei! Che é un romanzo Rizzoli!
    – Ora mi sta facendo venire il dubbio. E se Rizzoli fosse l’autore? Può essere?
    – (…)(….. ….. .. …..) (Io non ce la posso fare!)

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  • Vedo Claudio Lippi davanti a una gelateria. Mi avvicino.
    – Ciao Claudio! – esclamo.
    Lui mi guarda. Nell’espressione ha un misto di gioia e stupore. Chiara sensazione di chi gode nell’essere riconosciuto.
    – Come va Claudio… Lippi?!
    Ok, lo so che non è, che ne so, Paolo Bonolis, ma solo Claudio Lippi. Però sono emozionato. È sempre Claudio Lippi, voglio dire.
    Lui non mi saluta. Continua a guardarmi con quella sua espressione da pesce lesso che è un po’ la caratteristica di Claudio Lippi; siete d’accordo?
    Poi all’improvviso parla. Quello che dice è, ma non sono sicuro:
    – Augh fiterdaughen???!!
    Ha cambiato espressione. Ora è arrabbiato e, evidentemente, non è Claudio Lippi.
    Ehm.

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  • In libreria. Ragazzino biondo, sugli otto anni, sguardo criminale.
    – Ciao senti, ce l’hai qualcosa di chimico? Tipo per fare delle robe in laboratorio?
    – Sì, c’è questo gioco che ti fa ricreare dei minerali attraverso la reazione chimica di alcune sostanze…
    – No, mi serve qualcosa di più potente. Non come la bomba atomica però, che è troppo.
    – E cosa ci devi fare?
    Nei miei occhi è evidente una certa preoccupazione. Questo bamboccio mi fa paura.
    – Ci devo far saltare in aria la maestra.
    -…

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  • Il frigo è vuoto. Io ho fame. Ora che ho un lavoro posso finalmente fare la spesa. Arrivo in cassa con un carrello pieno. La cassiera bionda, che chiameremo Nemica n.1, mi guarda con l’aria indispettita di chi ritrova dopo tanto un ex vecchio amico, che non l’ha più salutata perché ha vinto al Superenalotto e ora fa parte di un altro ceto sociale.
    – Pago tutto in contanti! – esclamo tirando fuori il mio portafogli di un certo marchio che non dirò per non influenzare il mercato italiano dei portafogli.
    Lei annuisce.
    – Vorrei anche fare la carta Fidaty – aggiungo animato da un entusiasmo nuovo. – Sa, ho visto che ci sono molti sconti riservati solo a…
    – Sì certo, vada pure che gliela fanno.
    – Ah grazie! Dove devo andare?
    – Là! – esclama lei senza fare un solo cenno rappresentativo di una direzione.
    Va be’. Vado al box informazioni e ci trovo Nemica n.2. Ho l’impressione che mi abbia riconosciuto.
    – Salve, dovrei fare la Fidaty – dico appoggiando con una incauta naturalezza, lo ammetto, una delle buste sul bancone. Fuoriesce un pomodoro che rotola, sbatte sulla penna che le scappa di mano tracciando una riga blu su una specie di bolla che stava compilando. Sbuffa. Gli esce qualcosa dalle narici.
    – Le parti gialle sono obbligatorie – dice senza staccare gli occhi dal suo compitino. Vedo un foglio decollare, alimentato dalla spinta propulsiva del suo lancio, e planare sotto ai carrelli. Mi accuccio e recupero il modulo della Fidaty. Lo compilo. Questo silenzio fra me e lei mi fa dispiacere. Voglio confortarla, starle accanto anche con le parole, esserle di compagnia.
    – Sembra molto conveniente questa carta. È davvero un’ottima trovata – dico per attaccare bottone.
    – La fanno tutti i supermercati, cambia solo il nome.
    – Sì, e Fidaty è un nome splendido. Rende molto l’idea di…
    – Ha fatto?
    – Sì, mi scusi.
    Le allungo il modulo.
    – Bene… – e fa un ghigno. Dall’iride si irradia una strana luce inquietante. La vedo molto distintamente perché, per la prima volta, mi fissa. Poi mi dice: – Peccato, le ho finite. Torni domani.
    Sai che ti dico, cara addetta alla compilazione delle bolle barra consegna carte Fidaty dell’Esselunga? Che sei cattiva. E il giorno in cui avrai bisogno di una straordinaria avventura di Peppa Pig, da me non l’avrai.

    Scrivi un commento →: Matteo e le sue due acerrime nemiche dell’Esselunga dietro l’angolo, sempre loro, sempre più acerrime
  • Drin drin. Telefono.
    – Matteo? Ma che ti è successo?!
    – Niente. Che mi è successo!?
    – Non ti è successo niente in questi giorni che non ci siamo sentiti?
    – Ah, la tua era una domanda generale. Pensavo tu pensassi che mi fosse successo qualcosa.
    – Smettila di parlare come se ti trovassi a Porta a Porta. Con tutti questi verbi. Senti. La stai mangiando la frutta?
    – Sì, Madre – rispondo buttando un occhio alla banana nera che sta da settimane nella fruttiera.
    Lei deve aver colto un tentennamento nella voce perché ripete la domanda con un tono inquisitorio e aggiunge: – Guarda Matteo che la frutta è importantissima!
    – Lo so Madre. Te lo ricordi quanta frutta mangiavo a casa, no? Ecco, ne mangio molta anche qua – dico, con il grigio della banana che incombe sullo sfondo.
    – Se va be’. Non mi freghi. Tanto lo so che c’avrai sì e no una banana… nera!
    -…
    Le madri, pure se non sanno tante cose di noi, ci conoscono meglio di chiunque altro.

    Scrivi un commento →: [Madre Black Banana]
  • In libreria. Do un’occhiata alle copertine dei quotidiani. Molte raccontano L’Aquila. Il 6 aprile ci vuole una risata, ma di quelle esplosive, penso. Ed è in quel momento, proprio in quello che entra il mio eroe settimanale. Il piccolo Antonio.
    – Mamma, me o compi?
    – No dai Antonio, ce l’hai già.
    – E questo me o compi? – domanda stendendole il diario di Violetta.
    – No Antonio, quello è per le bimbe. Le femmine!
    – E questo me o compi?
    Stavolta ci prova con la pallina antistress.
    – Antonio, non sei tu che sei stressato. Ma io! Appresso a te! – esclama la mamma alzando il tono di voce.
    – Dai Antonio, che ora andiamo al negozio di ieri e compriamo un’altra maglia colorata – interviene il padre.
    Ed è là che il piccolo Antonio dà il meglio di sé e mi fa dimenticare per un attimo L’Aquila, il 6 aprile e il terremoto.
    – Un’anta maglia?!? No papà compami un’anta mamma!!! Peffavore!!!

    Scrivi un commento →: Comprare un’altra mamma si può
  • I bambini rimettono i libri che i genitori non gli comprano al loro posto. Lo cercano e lo ritrovano. In ordine e allineati.
    I genitori invece, i libri che i figli rifiutano fra grida disperate, li nascondono fra gli altri, dove il libraio non possa vederli.

    Scrivi un commento →: Studi fenomenologici in libreria
  • In libreria.
    – Sa, anche mio figlio per un periodo lavorava in una libreria.
    – Ah davvero? Ed è stata una bella esperienza?
    – Mah… sì però lui… aveva altre aspirazioni.
    – Pensi che io invece ho sempre desiderato lavorarci in una libreria.
    – Sì, ma… mio figlio ha studiato. E allora sa…
    -…
    Potrei dirle che anch’io ho studiato e mi sono laureato, ma non mi interessa raggiungere questo livello di conversazione. Mi interessa un’altra cosa piuttosto.
    – E ora suo figlio ha trovato ciò che cercava?
    – Non ancora, sta mandando curriculum da un po’ ormai.
    Ecco. Questo mi interessava sapere.

    Scrivi un commento →: Le altre aspirazioni del figlio della donna
  • In libreria. Signora dall’aria preoccupata. Non è a suo agio. Teme che lì dentro possa accaderle qualcosa di terribile. Risponde al telefono.
    – Sì, sono in un… una… specie di negozio di giocattoli – e mi guarda inorridita. – Ora chiedo, ORA CHIEDO!
    Alza il tono di voce per farsi sentire da me.
    – Buongiorno senta, mio figlio cerca un libro… strano.
    – Sì, qual è il titolo?
    – Onde rock, di Jack Ketchup!
    Onde rock. Boh, sarà la biografia di qualche chitarrista, penso. Cerco e digito “onde rock” non mi esce niente. Digito Jack Ketchup, come la salsa. Niente.
    – È sicura che si chiami così?
    – Sì! Jack come quello di Titanic, per indenderci.
    -… Sì.
    Poi un lampo mi attraversa l’iride. Un flash, un un un… libro bellissimo.
    – Signora, non potrebbe essere ON THE ROAD di Jack CHERUAC? – glielo pronuncio proprio per bene. Cheruac.
    – Sì sì, quello è. Onde rotte di Chesuap!
    -…
    Sì, proprio quello, penso mentre le prendo il libro “strano” dallo scaffale.

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sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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