Me ne accorgo poco prima, di quanto bene possa farmi liberarmene. Quei due istanti che bastano. Tenere premuto il pulsante e guardare il vetro del finestrino tornare indietro fino a sparire nella guarnizione di gomma. Sentire l’aria gelida che a settanta all’ora mi arriva in faccia in direzione contraria a quella delle ruote. Tenere fra le mani la bustina d’oro che sta lì da un tempo così lontano che non sembra neanche di questa vita; tenerla quel poco in più che basta a contare: sono appena trecento giorni. Gettarla fuori assieme al cuore di pezza e a un pezzo del mio. Chiudere il finestrino con in faccia la soddisfazione di un sorriso che dura poco, però leggero.
Il macigno precipita a terra, ben più pesante dell’evidente sottile consistenza. Impacchettato c’è tutto l’amore che avevo. Non so cos’è che l’ha tenuto nella tasca dello sportello fino alla Vigilia di Natale. Rimane sulla strada senza muoversi di un solo millimetro, mentre io mi allontano da tutto quello che restava. Dal momento che nessuna promessa dev’essere a senso unico e nessuna promessa dovrebbe tradire chi la fa, preferisco rinunciarci inteso come vivere senza. Preferisco vivere senza il battito malato di quella parte abbandonata al gelo. Le piogge, la neve, la terra smossa, i vermi e il silenzio che l’ha ricoperta, tenendola al caldo, hanno permesso alle creature di star bene dove stavano, star bene e moltiplicarsi, un anno intero, fino a marcire a Natale. Come mi sono sentito bene un istante dopo averlo fatto. Un piccolo pacchetto dorato che non vale niente di niente. Un piccolo pacchetto dorato che ho cercato un giorno intero a piedi di una domenica di un anno fa. Mi piacerebbe sapere di cosa è fatto il tuo cuore, bellissimo alla vista. Rosso, luminoso, che al sole incanta di rubino. Intaccabile mentre del mio ritaglio gli angoli anneriti e mi convinco di aver così eliminato il male.
Questo è il mio augurio. Liberati del passato, non dei dolci ricordi, ma dei sassi, dei pugnali alle spalle, delle promesse tradite prima ancora di essere recitate da occhi teneri. Liberati di tutto quello che ti tiene ancorato al tempo tuo, che desideravi potesse durare per sempre. Tu, mentre qualcun altro si preoccupava di tagliare i ponti e sparire. Getta via tutto e fallo nel modo meno delicato, fallo e basta. Ammirevole lo sforzo per non impazzire, con i piccoli oggetti della memoria a un passo da ogni cosa che fai. Ma basta! È il tuo turno, ovunque ti trovi. Adesso tocca a te sparire, capisci? Fallo come faresti con un fazzoletto di carta usato, e ti sentirai prima meglio e poi bene.
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