Ieri sera sono andato al cinema, quello brutto brutto che m’è parso un po’ più bello. È l’unica multisala rimasta e mica per colpa del terremoto. L’Aquila, nonostante la promettente Accademia dell’Immagine, non si è mai dimostrata ghiotta di cinema e cinematografia. Ci accontentiamo di quello che passa il convento, che son sempre i soliti 4 o 5 film delle classifiche e tiriamo avanti con quelli. Ero indeciso fra Com’è bello far l’amore, per farmi 2 risate di quelle stupide che ogni tanto ci vuole, e Quasi Amici, anch’esso una commedia con promessa lacrimuccia malinconica per il tema trattato. Da una parte questo pensiero, dall’altra il 3D che applicato a un film e non a un’animazione mi pare tanto una forzatura. Poi sinceramente indossare i grandi occhiali di plastica nera, da quando ho letto che favoriscono il diffondersi della congiuntivite, mi fa schifo, come pure i 10 euro del biglietto. Questa serie di valutazioni, unita al consiglio spassionato della fanciulla bigliettaia: Andate a vedere Quasi Amici! È meraviglioso e me ne prendo tutta la responsabilità, mi ha convinto a preferire la sensazionale commedia divenuta, con 20 milioni di spettatori, il film più visto di tutti i tempi in Francia.
Il ricchissimo aristocratico Philippe, reso paraplegico da un drammatico incidente col parapendio, ha bisogno di una persona che si occupi di lui in tutto e per tutto, che sia per lui braccia e gambe: che lo lavi; lo vesta; lo faccia passeggiare sulla sua sedia a rotelle; lo imbocchi; lo aiuti a superare le frequenti crisi di dolore che lo sorprendono nella notte; legga e risponda per lui alle lettere di una donna che non ha visto né sentito mai, con la quale da mesi intrattiene una poetica corrispondenza, terrorizzato dall’eventualità che incontrandolo possa disprezzarlo per la sua condizione. Assume Driss, un ragazzo di colore della periferia appena uscito di prigione con una storia alle spalle difficilissima fatta di responsabilità troppo grandi; una famiglia piena di bimbi cresciuti in un buco con un filo d’acqua per lavarsi; bocche che hanno fame e sua zia, la donna che l’ha adottato e su di lui ripone aspettative non ricambiate, che da sola deve sobbarcarsi tutto il peso e l’impotenza dati dalla consapevolezza di non potercela fare a costruire un futuro felice per tutti loro, già dalla nascita condannati a una vita di strada. Driss non è pratico del mestiere, anzi sembra la persona meno adatta a occuparsi dell’aristocratico, eppure giorno dopo giorno lo strano connubio si trasforma in un’amicizia solidissima che va oltre il dovere e diventa complicità, nella scoperta per entrambi della vita vera nonostante tutto. Quasi Amici (il titolo originale è Intouchables) racconta l’incontro di 2 mondi lontanissimi ribadito continuamente da elementi in totale contrapposizione: l’eleganza di Philippe e i suoi abiti sartoriali contro le tute sportive di Driss; il linguaggio, un perfetto incontro e scontro tra dizione impeccabile e slang da periferia; così come i gusti musicali, in bilico tra Vivaldi e gli Earth.
Quello che voglio dire e scrivere e ribadire e sottolineare ed evidenziare è che Quasi Amici fa ridere fino alle lacrime. È una commedia semplice, ariosa, fatta di contrasti esilaranti efficacissimi. Ridi per tutto il film senza storcere il naso mai. Ridi tanto che t’innamori delle loro vicende. La lacrimuccia finale non è di dispiacere o di compassione, ma di gioia per la bellezza di una storia vera raccontata nel libro autobiografico Il diavolo custode, che leggerò, di Philippe Pozzo di Borgo, uomo d’affari francese diventato tetraplegico nel 1993 in seguito a un incidente col parapendio. Immobile e senza sensibilità dal collo in giù, a salvarlo dalla morte dell’anima è stato Abdel, strano badante di colore, tutt’altro che gentile e affidabile, proveniente dalla periferia degradata di Parigi. Scrive Philippe:
È insopportabile, vanitoso, orgoglioso, brutale, superficiale, umano. Senza di lui sarei morto di decomposizione.
E poi la colonna sonora firmata dal nostro Ludovico Einaudi è un brividino continuo che fa drizzare tutti quei peletti rimasti a dormire sulle braccia per troppo tempo. Ha risvegliato il tessuto epidermico emozionale che non risentivo da un po’ e sono felice di aver potuto constatare il suo ottimo stato di salute. Ascoltate Fly e Una mattina e capirete perché sono così entusiasta di aver scelto Quasi Amici.
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