Sabato notte, fuori la discoteca Guernica di Pizzoli, nell’immediata periferia aquilana, una ragazza di 20 anni è stata aggredita e stuprata. Luigi Marronaro, il gestore del locale, faceva il consueto giro di chiusura e si è accorto di lei in gravissime condizioni, stesa sulla neve, al gelo di queste temperature artiche. È fuori pericolo, comunque sotto shock, tuttora ricoverata all’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Ha subìto diversi interventi chirurgici, con punti di sutura nell’area genitale. Presenta numerosi lividi; durante l’abuso è stata anche picchiata. Non è aquilana, è nata a Tivoli; L’Aquila l’aveva scelta per i suoi studi.
Per il momento non si hanno informazioni ufficiali sul responsabile o sui responsabili; voci interne alla procura parlano di 3 militari. Il Sindaco di Pizzoli Angela D’Andrea ha dichiarato: Da quanto in mio possesso non risulta che le persone coinvolte siano di Pizzoli.
Questo mi fa intuire e sperare che gli inquirenti siano vicini all’individuazione precisa e all’arresto di chi ha commesso uno scempio di tale ferocia, e che ci sia una condanna esemplare. Un giovane militare, in zona al momento del ritrovamento della ragazza, è stato a lungo sentito. Avrebbe negato lo stupro, parlando ai carabinieri di un rapporto sessuale consenziente. Il condizionale per ora è d’obbligo.
Questo episodio drammatico capita a poche settimane dalla sentenza della Cassazione che ha stabilito non essere obbligatorio il carcere in presenza di reato per stupro di gruppo. La sentenza è disponibile per intero in Internet (clicca qua). In sostanza va a capovolgere quella del 2009, quando si stabilì che per i reati sessuali, al pari dei reati di mafia, fosse obbligatoria la custodia cautelare in carcere. Quindi, chiunque era gravemente indiziato di aver commesso un reato sessuale doveva aspettare il processo in carcere. Nel 2010 la Corte Costituzionale ha ritenuto che tra i reati di mafia e i reati sessuali non poteva esserci comparazione, perché i primi sono riconducibili ad associazioni criminali e i secondi di solito vengono eseguiti individualmente. Sempre la stessa Corte aveva ritenuto che l’obbligatorietà del carcere agli imputati di reati sessuali fosse incompatibile con l’art.3 della Costituzione (tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge). Pertanto i colpevoli di questa ennesima violenza aspetteranno il loro giorno del giudizio probabilmente in stato di libertà o semi-libertà, ma non in carcere.
Vi lascio con le parole di Simona Giannangeli, avvocato aquilano del Centro Antiviolenza per le Donne, che parla anche a nome delle sue colleghe, ma direi delle donne tutte.
Siamo piene di rabbia, di quella rabbia antica e familiare che si scatena quotidianamente dentro di noi che accogliamo ogni giorno le storie delle donne intrise di violenze commesse da mariti, fidanzati, conviventi. Perché ancora uno, due, tre, quattro ragazzi o uomini hanno disposto del corpo di una donna come di un territorio di caccia, segnando con crudeltà la vita di questa ragazza. Lo stupro di una donna tocca ciascuna di noi in profondità. Ci saremo quando si svolgerà il processo e ci costituiremo parte civile, per rivendicare il diritto intangibile a vivere libere dalla violenza degli uomini.
Da aquilano, da uomo, da essere umano, da essere, mi vergogno. Il dissenso è ovvio e naturale come la mia vergogna.
Lascia un commento