Questo è il primo segnale dello tsunami che Jeanette Winterson causa con la sua scrittura piena di vento ed energia sotterranea, che si scatena nel suo piccolo capolavoro letterario probabilmente irripetibile. ‘Scritto sul corpo’ è un’onda alta come mille grattacieli che nasce da quest’interrogativo a cui ho sperato per tutta la lettura del romanzo di trovare una risposta, pur dentro di me sapendo bene che non ne esiste alcuna capace di placare il dolore di certi addii. La tecnica scelta dall’autrice è quella dell’io narrante del protagonista, che racconta la sua storia d’amore più grande e sofferta, con una donna sposata, Louise. Molti si sono domandati se è la voce di un uomo o di una donna a parlare. Molti hanno annoverato ‘Scritto sul corpo’ fra le opere più riuscite della letteratura lesbica. Fra una pagina e l’altra andavo alla ricerca di particolari che mi facessero propendere per l’una o per l’altra ipotesi. Cambia tutto, se ci pensate. Immaginare un uomo e il suo amore per Louise, oppure una donna e il suo amore per Louise. Ho deciso che è una donna ad amarla perché un uomo non saprebbe raccontare l’amore così. Pertanto, da questo momento in poi, per me la protagonista sarà una lei.
Louise è l’Amore con la A maiuscola. Non che esistano amori con la a minuscola. L’amore dovrebbe non prestarsi ad essere classificato, eppure a distanza di anni ti rendi conto che di tempo ne hai perso parecchio a star dietro a chi poi ha dimostrato di valere meno di un quadrato di carta da culo. Louise vale tutta una vita perché alla vita di lei dà senso e lo fa attraverso impulsi incontrollabili. A parlare è il corpo che non si pone domande, non si perde in ragionamenti. Il corpo vuole la vicinanza e il calore della pelle, vuole sentirne la consistenza, vuole accarezzare e abbandonarsi all’odore unico dell’altra. Il corpo urla.
Raro il caso di un amore così ugualmente corrisposto. Pur nella comunanza di sentimenti capita che nel cuore dell’uno arda il fuoco che scalda pure quello dell’altra. Invece il cuore della protagonista e quello di Louise sono due vulcani che non hanno bisogno di calore esterno per bruciare, alimentati dall’idea della felicità in due, che le spinge ad abbandonare tutto per viversi questo amore. Louise lascia suo marito, un accreditato dottore, per lei, senza preoccuparsi di quello che dirà la gente. Lei lascia la sua ultima compagna Jacqueline, fra le cui braccia aveva trovato la sicurezza di una relazione senza troppi sussulti, ma col tepore di una casa e di un progetto di vita.
Cosa manca al loro amore? Nulla, ma l’Amore, pure quello con la A maiuscola non basta quando arriva la malattia. Louise si ammala e questo cambia tutto. Se il sentimento che le lega non fosse stato tanto forte, le sarebbe rimasta accanto, invece per il suo bene, proprio per tanto amore, la lascia alle cure finanziate dal suo ex marito. Lo fa senza parlarne con lei, perché sa che Louise non l’avrebbe permesso mai. Scappa da Londra, cambia completamente vita continuando a pensare a Louise ogni istante delle sue giornate. A sentirla attraverso tutti i suoi sensi. A vederla pure nei ricordi. Finché non decide di cercarla, nonostante tutta la rabbia che sa che starà provando per essere stata abbandonata nelle mani dell’uomo che disprezza, proprio nel momento di maggiore debolezza.
Questo libro ha fatto cadere un’altra certezza: che dell’amore nessuno potesse scrivere e riuscire a far provare amore al lettore. Jeanette Winterson con me ne è stata capace.
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