L’intervista è stata pubblicata sul portale MRS. La trovate, oltre che quaggiù, anche LAGGIù.
Cosa significa per te essere scrittore?
Non lo so. A me piace definirmi scrivente, solo uno che scrive, non uno scrittore. Essere scrivente è aver dentro l’urgenza di raccontare, anche senza ricevere niente in cambio. È come una macchina che sa fare solo una cosa: scrivere.Cos’è per te un romanzo?
Un viaggio low cost. Puoi andare in qualsiasi parte del mondo, vivere avventure straordinarie senza aver bisogno di una settimana di ferie e di un mese di stipendio fra voli e alberghi.Quando hai sentito di esser stato morso per la prima volta dal talento per la scrittura?
Ho la sensazione di aver sempre tentato di arrivare più in là di quanto meritasse il mio “talento”. Dalla maggiore età scrivo con costanza. Mi prendo un po’ più sul serio adesso.Che percorso hai seguito per arrivare dove sei oggi?
Ho vinto tre o quattro concorsi letterari con racconti brevi fino alla pubblicazione di Non farmi male, facilitata dal fatto che avessi un blog molto visitato. Poi il vuoto dovuto alla chiusura della casa editrice che doveva pubblicare Supermarket24, il terremoto e il buio che ne è seguito, finché non è arrivata Sara Saorin con la sua Camelopardus edizioni di Este. E luce fu!Fisso o precario (come stato mentale, non solo come dato di fatto)?
Precario (spero) a termine, perché la mia isola felice, quella in cui resterei a tempo indeterminato, è ancora lontana.3 aggettivi per definire L’Italia e gli italiani
Creduloni, chiacchieroni, rustici gli italiani. Ricca, generosa e abusata l’Italia.Cosa manca secondo te al nostro paese per essere migliore?
Nella situazione attuale direi che è più difficile peggiorare. Per migliorare basterebbe un governante che non abbia seconde, terze, quarte entrate di denaro, per esempio.Cosa significa avere un figlio nel 2010?
Anche qua l’esperienza non mi permette di risponderti come vorrei perché io un figlio non ce l’ho. Direi che nel 2010 un figlio non è solo il dono di una Provvidenza generosa, come poteva essere quando di figli se ne facevano pure tredici e si campavano tutti con la fatica e col sorriso, ma il frutto di una decisione che purtroppo dev’essere presa con giudizio e una lunga lista di calcoli che cominciano dallo stipendio e dal lavoro e finiscono alla stabilità della famiglia, all’amore e ai sentimenti che non, si capisce bene perché, si dimostrano sempre meno resistenti al tempo.Libro e autore della tua vita?
Dico Novecento di Baricco, Due di due di Andrea De Carlo, Anna Karenina di Tolstoj e Delitto e castigo di Dostoevskij. Alla fine ne ho detti quattro, ma ce ne sono eh! Tipo Sulla strada di Kerouac o Achille piè veloce di Benni… fermatemi!Il tuo rapporto con la politica?
Una forte e insanabile delusione.Il tuo rapporto con la religione?
Credo in Dio, anche se mi pongo tante domande. La mia religione sta nel comportamento.Tg, quotidiano o informazione su internet?
Internet batte TG televisivo e pure i quotidiani. L’informazione è uno di quei diritti che ci stanno togliendo. Pensate alle tante manifestazioni che noi aquilani stiamo portando avanti animati dalla disperazione, stato che in pochi conoscono. Eppure i TG ci raccontano la vita coniugale di Briatore o quello che alla Canalis non piace di Clooney, ma il desiderio di un popolo intero di riprendersi la normalità che non per colpa sua ha perso, quello no. Esemplare la puntata di Matrix in cui la Nannini, colpevole di aver affrontato l’argomento scomodo del silenzio dei media calato su L’Aquila, è stata zittita in modo brusco dal conduttore Vinci. È informazione questa?Legalizzazione delle droghe leggere o no?
No. Non che serva a qualcosa vietarle, ma la legalizzazione significherebbe una benedizione dall’alto. Che lo Stato pensi ai diritti che ci vediamo tutti i giorni negati prima che a concedere quello di drogarsi liberamente.Preferisci lavorare con uomini o donne?
Ho lavorato quasi solo con donne e mi sono trovato sempre bene.Un difetto delle donne di oggi?
Le donne non hanno difetti e io, come gli asini, volo. No, è che è difficile e antipatico generalizzare, soprattutto se si parla di difetti.Un progetto per il futuro?
In un futuro lontanissimo, di sicuro, spero di avere la possibilità di produrre opere di giovani o meno la cui voce talentuosa è condannata a restare inascoltata.Un sogno?
Lo tengo per me, ma chi mi ama lo sa.Una città in cui vivere e lavorare?
Firenze.Un consiglio a chi vuole seguire le tue orme?
Chiediti all’infinito se lo meriti. Continua a camminare solo se ogni volta ti rispondi di sì e non pubblicare mai a pagamento, sarebbe la dimostrazione del tuo fallimento.Chi senti di dover maggiormente ringraziare per la persona e lo scrittore che sei diventato?
Chi ha fatto del bene alla mia esistenza. I miei amici principalmente e poi la testardaggine di cui Dio mi ha dotato e la buona sorte che mi auguro continuerà a sorridermi.Matteo in 3 pregi e in 3 difetti?
Tra i pregi metterei la tendenza a sdrammatizzare tutto, la sensibilità al mondo e il saper voler bene. I difetti sono così tanti che faccio fatica a sceglierne tre. Ci provo. Sono lunatico, caratteristica dominante del mio segno: il Cancro, non mi accontento mai e mangio troppe caramelle gommose, anche se sto provando a uscirne.
E ora parliamo un pò del tuo divertentissimo romanzo, “Supermarket24″…
Comincerei con una domanda facile facile: come e quando ti è venuto in mente di scrivere una storia così originale?
Ho cominciato a buttar giù i primi capitoli quattro anni fa. Supermarket24 al momento della genesi nella mia testa non doveva essere quello che poi è diventato. Avevo l’intenzione di scrivere un libretto estivo, da spiaggia, di poche pagine di aneddoti, battute, incontri, che facesse ridere e basta. Era di quello che sentivo il bisogno, però poi i personaggi hanno preso vie imprevedibili e io li ho lasciati fare.Premettendo che ho trovato il tuo libro dissacrante e geniale, perché hai scelto come ambientazione un supermercato? Hai per caso avuto esperienze lavorative simili a quella del tuo protagonista che ti hanno ispirato?
Sì, in un supermercato e proprio al reparto frutta. Ci ho lavorato per sette mesi e ho raccolto una tale quantità di esperienze che non potevo non riversarle in una storia. Da questo a dire che è autobiografico ce ne passa. Io non invento quasi mai. Mi servo della realtà e la modello a mio piacimento, al punto che diventa irriconoscibile e pare invenzione.Come mai hai deciso di mostrare la realtà in cui Luca vive e lavora rivelando al lettore ogni suo più impietoso pensiero – che non risparmia proprio nessuno – anziché limitarti alla più tradizionale descrizione di fatti e dialoghi?
Perché la storia la racconta lui, non una voce estranea agli eventi, quindi tutto è filtrato dai suoi occhi. Mi sono divertito a far pensare Luca ad alta voce. Il cinismo estremo che anima i suoi pensieri, i suoi facili giudizi sulla vita degli altri, lo rendono antipatico al lettore e questa si è rivelata la piega del libro. Luca non teme di dire né di giudicare, lo fa senza alcun paletto. Ho voluto portare agli occhi del lettore un personaggio totalmente trasparente, quello che nessuno nella vita riesce ad essere mai. Molti si stupiscono dei pensieri di Luca nonostante ne custodiscano di simili e a volte di ben più scandalosi, però stanno zitti. I pensieri sono silenziosi, tranne quelli di Luca Sognatore.Scrivere un libro simile, per te, non ha forse rappresentato anche un piccolo sfogo verso quella nutrita categoria di persone insopportabili che immancabilmente migrano ogni giorno nei supermarket? (Immagino che comunque la stesura debba essere stata molto divertente..!)
Mi sono divertito molto e mi sono ritrovato spesso a ridere da solo di quello che scrivevo. Ripensavo alle scene che avevo vissuto io, che mi avevano fatto arrabbiare a morte e che, raccontate con gli occhi di Luca, acquisivano una valenza tragicomica. Certe volte è davvero difficile restare calmi di fronte alle pretese assurde di una che vuole il supermercato ai suoi piedi semplicemente perché: “Sono cliente e vengo a fare la spesa tutti i giorni”. Da quando ho cominciato a lavorare al supermercato ho capito quanto può essere dura la vita di un commesso, stanco nel fisico e logorato dal rapporto costretto con un pubblico impietoso.All’interno della spassosa carrellata di personaggi che popolano il tuo romanzo, ce n’è uno che preferisci e uno che invece detesti particolarmente?
Lory, la macellaia, è la mia preferita, perché è una madre vera. Ha tutto della madre. Ha occhi dolci, è di poche parole, come se il magone che tiene in gola gliele togliesse. Ama suo figlio e pur di riprenderselo da un marito che l’ha tradita e lasciata, è pronta anche a uccidere, se necessario. Ho sempre tifato per lei e per l’amore, mentre lo scrivevo. Detesto Sonia, la compagna di reparto di Luca. Una ricciola grassoccia col naso schiacciato che ormai dalla vita non può più avere niente per sé e allora gode degli insuccessi altrui, li favorisce e se ne ciba. Provoca mai paga, e Luca Sognatore la odia almeno quanto me.Se decidessero di girare un film tratto dal tuo libro, che attore italiano o straniero ti piacerebbe vedere nei panni di Luca Sognatore? Perché?
Mi viene in mente Elio Germano che ha la faccia giusta. Ma anche Luca Argentero o Nicolas Vaporidis. Giovani e con gli occhi vispi. La regia la farei fare a Gabriele Muccino che è unico, a patto che non faccia recitare il fratello.
Grazie a Carlotta Pistone.
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