Una donna va a riprendere il figlio a scuola, parcheggia l’automobile, dice all’altro suo figlio di 12 anni di aspettarla in macchina, scende dall’auto. Da quel momento inizia l’incubo, la scena più efferata di un film spietato, un nuovo immenso dolore per la mia città, L’Aquila.
La macchina si sfrena – da una prima ricostruzione si ipotizza che sia stato il ragazzo all’interno a togliere il freno a mano – acquista velocità, abbatte la recinzione e piomba nel cortile della scuola proprio nel momento in cui è popolato dai bimbi dell’infanzia, travolge sei bambini, che rimangono incastrati fra le lamiere della recinzione e la macchina. Le maestre li soccorrono e sono tuttora ricoverati in ospedale in condizioni piuttosto serie – prego per loro.
Tommaso, 4 anni, non ce la fa, muore nel tragitto dalla scuola all’ospedale.
La zia del piccolo ha voluto ricordarlo raccontando un dolce aneddoto: “Eravamo nel giardino di sua nonna, mi aveva portato a vedere tutte le nuove piantine. Era un animo puro, cercava sempre di intervenire per rasserenarci tutti. Quel giorno piangeva perché si era fatto male. Io non riuscivo a consolarlo e il suo dolore mi ha intristita. Lui l’ha notato e mi ha detto: “Zia, non preoccuparti. Non è niente”. A quel punto ha subito smesso di piangere”.
Un bambino di 4 anni muore in un giorno qualunque, travolto da un’automobile senza controllo mentre gioca coi suoi compagni a scuola. Come si può trovare una giustificazione a un evento così assurdo, inconcepibile?!
Un enorme abbraccio alla sua mamma e al suo papà. Tutta la popolazione dell’Aquila si stringe attorno a voi. Mi dispiace tanto.
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