Dopo due anni di blog su Diablogando e uno su Splinder finalmente si è realizzato il mio sogno più grande (dopo quello di laurearmi) e cioè trovare qualcuno pronto a maltrattarmi gratuitamente in forma anonima.
Vi giuro che mi mancava l’anonimo rompiballe; mi sentivo come un dissociato a leggere di blogger che istaurano continuamente battaglie contro gli anonimi molesti, addirittura ho trovato in rete banner ad hoc. E a me? Cos’ho io che fa fuggire gli anonimi? Mi guardo allo specchio e penso che in fondo (ma proprio in fondo) non sono malaccio. Ho dei carini capelli castani (silence please), occhi nocciola intensi (come più o meno l’ottantanove per cento degli italiani), sono alto altissimo e si sa: altezza è mezza bellezza (non preoccupatevi, è tutto sotto controllo: ho chiamato Chi l’ha visto per ritrovare l’altra metà!), ho un sorriso che Brillantdent (notta sottomarca di Mentadent) – e i tuoi denti brilleranno come lavati in lavastoviglie! continua a tormentarmi, ma io la pubblicità non la faccio (e vorrei anche vedere! Vogliono pagarmi in dentifrici e spazzolini e fili interdentali e pulisci-lingua, e brillantanti, ‘sti stronzi!); sono cordiale, simpatico e non sporco più di tanto. Ditemi, perché io no? Il mese scorso, vittima di un’acuta e improvvisa crisi di incontrollate risate mentre la Celentano offendeva la nana grassa che vuol diventare la prima ballerina della Scala (sì, la scala di casa sua!), ho telefonato in lacrime ad uno specialista urlando nella cornetta che volevo anch’io una Celentano sempre pronta a distruggermi. Addirittura sono arrivato al punto di proporgli un affare: maltrattarmi sul blog in cambio di denaro. Lui ha risposto che si poteva fare, ha ritirato l’assegno di seimiladuecento euro e poi è sparito; pare sia stato avvistato nelle Cayman a predare tartarughe acquatiche giganti. Rassegnato ormai alla peggior morte, andavo su e giù per il cordolo del solaio della casa di cura Villa Splendida, nel bel mezzo degli ultimi esercizi di respirazione prima di decidermi a tuffarmi nel vuoto, ma prima decisi di salutare tutti i miei lettori (sono educato io) con la promessa di continuare a scrivere anche dall’Aldilà, ed ecco che tutto si fa meraviglioso al leggere, come commento al post su Into the wild, ciò:
Sono capitato sul tuo blog per caso, non per polemizzare, ma tu secondo me:
1-non capisci un cazzo di film
2-non capisci un cazzo della vita degli altri.
3- non ti rendi conto di quando sia difficile fare un film del genere.
4- non sai che per fare quel film hanno atteso 10 anni prima di poter parlare di quella storia…se hanno atteso cosi tanto secondo te xke?…rifletti sul mondo dove vivi, su quello che mangi e che cachi…magati ti servira.
Addio
Ebbene cordiale anonimo #30, io sono qua a chiederti scusa per averti risposto così:
E meno male che non era per fare polemica! Ti rispondo:
1) Non ho mai detto di capire di film. Avrei fatto il critico, o il regista, o lo sceneggiatore, o altro. Però, visto che il Cinema è per tutti, posso esprimere un’opinione liberamente, o devo prima chiedere il permesso a te?
2) Non ho mai detto di capire la vita degli altri. (Di chi poi? E che c’entra? Boh.)
3) Certo che è difficile fare un film così. Ma questo non vuol dire che il risultato sia apprezzabile. E poi resta sempre un mio parere, mica legge!
4)Rifletterò, grazie!
Comunque non capisco tanto accanimento nei miei confronti. Due sono le cose: o sei la reincarnazione del Supertramp, oppure ce l’hai con me. Quel che è certo è che sei troppo inacidito, ragazzo mio. Prendi la vita con più serenità! Addio, e aspettami, io ci metterò un po’ di più ad arrivare.
E a pregarti con tutto il mio gran cuore di tornare. Torna, anonimo #30, perché sei l’unico che ha fatto riaccendere in me la speranza. Torna, perché senza di te questa Stanza non ha luce. Torna, a regalare la poesia delle tue illuminate riflessioni a noi poveri deficienti che ci azzardiamo ad esprimere un’opinione. Torna, e comunque perché si scrive così: perché, e non xke, e servirà vuole l’accento sulla a.
Lascia un commento