Natale se n’è andato, ma tornerà. Non è come il Marco della Pausini, disperso vent’anni fa e mai più ritrovato. Manco a farlo apposta sono veramente venti. Dal Sanremo del 1993 al Sanremo (fra poco) del 2013. L’ultima volta è stato avvistato su un treno delle 7 e 30 che assomigliava a “un cuore di metallo senza l’anima”. Quel giorno a scuola il banco era vuoto, e addio Marco. Le indagini si concentrano sull’artista stessa. Gli inquirenti stanno facendo analizzare dai maggiori linguisti italiani il passaggio della sua celebre “La solitudine” che recita: “Marco è dentro me”.
Che Laura, disperata per il rifiuto di Marco e per l’ennesimo sgarro alla sua eterna dieta, e colpita da un folle attacco di fame, si sia vendicata su tutti e due i fronti nutrendosi del suo amore impossibile (nel senso che se l’è proprio magnato)? Tutto dipenderà dai rilievi fossili riscontrati nello stomaco della signora Pausini, sperando che i suoi succhi gastrici allenatissimi abbiano risparmiato anche solo un’unghia del corpo di Marco. Purtroppo le ultime parole del Commissario Rex poco prima di morire non lasciano spazio all’ottimismo: – Quella è in grado di digerire pure i sassi.
Dalle vostre parti com’è andata questa due giorni di abbuffate non stop?
A me benissimo, a parte che:
a) Devo ancora fare tutti i regali. Mi correggo; qualcuno l’avrei anche fatto, se il postino e il corriere non avessero preso lo stesso treno di Marco. Mi perdonino tutti, ma non me la sono sentita di uscire all’ultimo momento. Ho visto delle foto de L’Aquilone che “Entrapment” è nulla al confronto. L’Aquilone è un centro commerciale: (quasi) l’unico luogo a L’Aquila dove si può sperare di trovare un regalino di cui non doversi vergognare al momento della consegna. Su Facebook si susseguivano gli appelli di casalinghe disperate, imploranti di andarle a liberare con gli elicotteri. Erano paralizzate in un chilometrico serpentone di automobili, con la coda al parcheggio del CC e la testa oltre il ponte, dove si cominciava a respirare. Roba di due ore d’attesa; molto meglio Villa Madre.
b) Il Cenone della Vigilia è stato un successo clamoroso. Ne hanno parlato anche i giornali nelle pagine di cronaca nera. Madre ha seguito “pedes… pedessi… pedessiquamente” (come direbbe il Cavaliere) le istruzioni contenute nel manuale “Mangiare Benissimo”, scritto e prodotto da Rosanna Lambertucci. Peccato che la salsa allo yogurt nella quale intingere i molluschi fatti a pezzettini per l’insalata di mare, che uno immagina delicatissima, aveva un sapore di mostarda molto accentuato e pizzicava pure. Al termine di un lungo interrogatorio, Madre ha confessato che aveva letto “un cucchiaio” invece che “un cucchiaino” e comunque le era sembrato poco e allora di cucchiai di mostarda ce ne aveva messi tre. Madre ha sempre avuto il bisogno di personalizzare le ricette. Non so se dipenda da un estro creativo soffocato in tenera età, oppure dalla sua universale diffidenza.
Il pancarrè dei crostini al salmone riproduceva alla perfezione tutte le cinquanta sfumature di grigio fino al nero petrolio.
– L’ho fatto stare un po’ di più, ma è buono lo stesso – ha detto Madre.
La chitarrina era cruda. Lei continuava a dire che la chitarra va mangiata al dente, ma non è che ti possono cascare i denti per masticarla, penso. No?! Il sughetto non era sugoso e il pesce rimaneva sul fondo del piatto. Il sapore della chitarrina al pesce era quello della chitarrina cruda (senza pesce).
Abbiamo saltato i tranci di salmone al forno, chiedendo a Madre in coro di non offendersi. Sospetto fossero il piatto meglio riuscito. Lei ha compreso benissimo tanto che da quel momento, e per tutto il resto del tempo del convivio, a intervalli regolari ripeteva: – Ho sbagliato tutto come ogni anno. Mai più, mai più!
Quando è finalmente arrivato il momento di scartare la gigantesca torta colorata acquistata dal madre-marito, e per la quale Madre non smetterà mai di rimproverarlo a insulti pesanti, si è materializzato un poltergeist che evidentemente riposava nella panna. La torta doveva essere una tortina artigianale per 4 persone, invece il madre-marito si è ripresentato con una scatola di un metro per un metro che in frigorifero ci entrava solo lei. E sapete bene quali sono le condizioni di un frigorifero di medio ceto sociale dal giorno della Vigilia fino a Santo Stefano. Pareva una di quelle che gli americani dei telefilm si lanciano sulla faccia, pomposa di panna azzurra, bianca, gialla e traballante. A tutto lasciava pensare tranne che alla genuinità, insomma.
Madre l’ha presa fra le sue mani e si è resa protagonista di un fenomeno religioso straordinario: la liquefazione della torta. La nascita del Bambi (cerbiatto) Gesù, del quale stavano mandando il film in tivù, deve aver influito positivamente, fatto sta che nessuno di noi poteva crederci. La torta in pochissimi istanti si è trasformata in un liquame che fuoriusciva dai piattini. Dopo le festività verranno condotte le dovute indagini per dichiarare Villa Madre luogo sacro di culto e pellegrinaggio per i tantissimi fedeli di Madre. Questo ha di molto aggravato la condizione processuale del madre-marito riaccendendo su di lui la mitragliata di accuse. E pensare che il poveruomo aveva passato cinque ore a fare la spesa, e speso 30 euro in telefonate a Madre per fugare ogni dubbio e assicurarsi di non aver interpretato male i geroglifici sulla papirica lista madrestilata.
c) Il pranzo di Natale ha seguito le orme del cenone con in aggiunta il pericolo disumano dell’unica nonna ancora in vita, TheMadrefather, 83 anni: la donna visitata tutte le notti dai morti che le lasciano dei messaggi per noi, che lei poi non riferisce perché se no “ci rimanete male”. Ha salito a fatica le scale. Ogni passo corrispondeva nel mio apparato respiratorio a un micro attacco d’ansia. Ha varcato la soglia dicendo: – Il silenzio è d’oro – frase che mi ha dapprima rassicurato e poi inquietato. Cosa aveva da dire? Si è fatta la sua insulina a casaccio: – Tre dosi dovrebbero bastare, male che va me ne faccio altre tre – insistendo perché tutti la guardassimo mentre s’infilzava l’ago nella pancia. Io alla fine ho pure applaudito.
Il silenzio d’oro è durato fino al brodo con gli gnocchetti fritti, tosti quanto un asino. A discolpa di Madre va detto che quelli li ha ordinati alla Pasta all’Uovo di fiducia, che ringraziamo di cuore per averci fatto fare l’ennesima figura di merda. Per non dire che TheMadrefather ha qualche problema ad acciaccare. Capite che il buonumore iniziale è stato rimpiazzato da una furia violentissima che la vegliarda ha scaricato sulla mia persona.
– Quando ti laurei?
– Ma ti laurei, sì?
– Mo’ laureati e poi…
Buttandola infine sul pietoso: – Prima che mi moro (ha detto proprio “moro”) voglio vedere la tesi.
Questo suo punzecchiare insistente ha innescato le solite uscite alla pene di quadrupede del madre-marito, figlio fedele di TheMadrefather, e quindi la civilissima discussione natalizia annuale proprio quando mi stavo illudendo di essermela risparmiata.
Per fortuna le treccine fucsia sintetiche di Secondogenita hanno attratto l’attenzione di TheMadrefather, concedendomi preziosi minuti per ricaricare la perseveranza del silenzio.
Alle 5 del pomeriggio ho fatto una cosa senza pensare. L’ho fatta e basta. Mi sono messo sotto le coperte e ho spento la luce. Poi, mentre riguardavo lo spettacolo di David Copperfield in tivvù – sarà stata l’atmosfera magica – ho capito che le persone che ami, quando se ne vanno, ti lasciano pure le loro abitudini.
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